L’acqua: bene comune, non sia condizionata dalla logica del profitto

Il Vescovo di Montepulciano Chiusi e Pienza è stato uno dei primi firmatari dei referendum contro la privatizzazzione dell’acqua. Ci ha fatto pervenire questa riflessione che molto volentieri pubblichiamo.

di Padre Rodolfo Cetoloni

Acqua preziosa. Quando sento questa espressione francescana, mi tornano alla memoria  gli occhi emozionati di una bambina guaranì, nel Chaco boliviano.  Un missionario italiano le insegnava ad aprire la manovella di un tubo dal quale, per la prima volta scaturiva l’acqua del Cerro (la montagna).  Eravamo vicini al suo villaggio, nell’agosto 1985. Fino a quel giorno essa aveva portato a casa l’acqua attingendola con una tanica di plastica nell’atacado (una pozza di raccolta dell’acqua piovana a cui avevano libero accesso anche le vacche, i maiali e gli altri animali…).

L’abbondanza non favorisce la riflessione, ma quando un bene lo si ha per la prima volta o lo si vede scarseggiare si comincia a avere coscienza del suo valore e a pre-occuparsi del suo diminuire.

Accade anche per l’acqua, ormai da qualche anno.

C’è da provvedere a fare economia di acqua pensando al suo consumo che ha differenze esagerate a causa della ricchezza personale e a seconda delle zone del mondo (alcune a rischio di desertificazione o nelle quali la popolazione ha difficoltà fortissime all’approvvigionamento minimo) o che spesso va perduta per mala-conservazione (luoghi di raccolta e captazione inadeguati, acquedotti colabrodo…).

Ma c’è da pensare anche a un’economia dell’acqua in termini di gestione e di costi per tutto quello che va dalla  ricerca delle sorgenti, approvvigionamento, distribuzione e uso personale (il contatore serve a vedere il consumo, ma anche a preparare la bolletta!).

Bene universale, le compete una gestibilità che deve essere di carattere pubblico (anticamente le la sorgenti che servivano una città dovevano essere fuori delle mura di cinta di qualsiasi proprietà privata).

Solo questo può assicurarne l’utilizzo per tutti e gestito in maniera equa sia in riferimento alle quantità dei consumi, sia rispetto al diritto e necessità di consumo di ogni persona. Diritto che va affermato e difeso con opportuna legislazione.

In questo senso stanno crescendo la sensibilità e  le indicazioni della Chiesa come le iniziative di varie associazioni ed enti ad essa riferibili.

C’è  l’impegno ad una presa di coscienza dell’acqua come dono di Dio attraverso la creazione, del suo uso e dell’accesso ad essa come diritto universale e inalienabile, con ampliamenti a quanto riguarda la giustizia distributiva dei beni esistenti al mondo.

C’è la promozione di stili di vita improntati a sobrietà per  evitare ogni tipo di spreco: utilizzo diretto dell’acqua dal rubinetto, sana e comoda da raggiungere;  scelta di prodotti che richiedono meno consumo di oro blu per la loro produzione.

Ma vi è anche l’impegno etico-civile che coinvolge ogni autorità a vigilare sulla sua qualità e a legiferare in modo che essa non sia trattata come pura merce di scambio, sottoposta solo alle leggi di mercato. Il suo uso deve essere razionale e solidale.

L’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua hanno certamente dei costi, che vanno considerati e affrontati, ma su di essa non si può fare profitto perché il diritto al suo uso si fonda sulla dignità umana della persona e non su logiche economiche (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 485).

 L’acqua, vero bene comune, esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non condizionata dalla logica del profitto.

In tal senso è importante informarsi e partecipare al dibattito legato ai prossimi referendum sulla gestione dell’acqua per la sua salvaguardarla come bene comune e diritto universale. Non è merce privata o privatizzabile. I servizi fondamentali, ad essa legati, vanno affidati a forme di gestione pubblica sottoposta a controllo dei cittadini e devono avere una cura attenta della qualità, della custodia e della fornitura a tutti.

Per ogni creatura, animale e vegetale, l’acqua è fonte e simbolo di vita… Per noi cristiani essa prende innumerevoli significati di partecipazione al creato (sora acqua), di carità (avevo sete e mi avete dato da bere),  di immersione nella purificazione e nella rinascita (Battesimo) o di avvicinamento e gratuità (chi ha sete venga a me e beva… chi non ha denaro venga ugualmente… alla fonte che scaturisce dal costato di Cristo). 

                                                                                                                                                      

Anche questa forte valenza significativa, che le viene proprio dalla sua preziosità semplice e casta, non può essere ispirata da altri motivi se non quelli dell’impegno a difenderla e a metterla a disposizione come bene comune inalienabile.  Altrimenti avrebbe tracce di elementi  inquinanti!

Viator.

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16 risposte a L’acqua: bene comune, non sia condizionata dalla logica del profitto

  1. Sulle responsabilitá legali…. piú volte abbiamo richiesto le dimissioni del presidente dell’ATO4 in quanto secondo noi non fa VERAMENTE gli interessi dei cittadini., in numerose e varie vicende la nostra interpretazione dei fatti ci porta a concludere questo, l’ultima vincenda: a dicembre 2010 il CONVIRI (Ministero dell’Ambiente) ha deliberato che le nostre tariffe sono illegittime perché non rispettano il metodo tariffario normalizzato. Il Conviri conclude che il Gestore (Nuove Acque SpA quindi) ha dei ricavi exrtra di 160 Ml di euro.
    Nel dettaglio il nostro comunicato: http://www.arezzonotizie.it/commenti-e-quotidianita/la-posta/59875-ricavi-extra-per-nuove-acque-per-160-milioni-di-euro

    Dal nostro comunicato….Di fronte ad una situazione del genere chiunque si sarebbe aspettato una seria autocritica da parte dell’ATO 4 e finalmente un’azione a vantaggio degli utenti del servizio idrico, abbassando le tariffe e tagliando ricavi extra al gestore privato che non sono dovuti per legge. Invece l’ATO 4 ha deciso di ricorrere al TAR contro la delibera della Commissione del Ministero dell’Ambiente….

    Il problema é che non si deve DELEGARE, né al PUBBLICO né al PRIVATO. Il problema é che noi cittadini per primi si deve PRETENDERE una gestione COMUNITARIA del BENE COMUNE ACQUA! L’Acqua é di tutti noi.

    Il SI al Referendum va in questa direzione.

  2. Mi sta benissimo votare sí ai due referendum molli, ma la domanda mia é se l’ATO4 abbia comunque delle responsabilità nell’aver favorito il distributore anziché l’utenza.

  3. il 7% annuale si calcola cosí: esempio estremamente semplicizzato, io societá compro una auto=macchinario=depuratore, l’auto costa 100 Ml di €. Quindi ho investito 100 Ml e me ne spettano per legge 7 Ml nel primo anno di investimento, dopo due anni l’investimento non vale piú i 100 Ml che avevo speso ma é “SVALUTATO”, quindi vale 80 Ml e mi spettano 80 Ml x 7% = 5,6 Ml. In pratica dai nostri calcoli (e non dai calcoli dell’ATO4!!) risulta che di 100 € che paghiamo 20 € circa vanno a finire per il PROFITTO. Gli investimenti rimarranno intatti!! Solo in Italia viene riconosciuto per legge il PROFITTO (7% di remunerazione del capitale investito). Questa percentuale non tragga in inganno, Nuove Acque SpA investe meno della metá rispetto alla media italiana nel periodo che va dall’85 al ’98, cioé quando le gestioni erano pubbliche in Italia. Inoltre Nuove Acque SpA investe tanto quanto si investiva nella stessa zona (ATO4) quando le gestioni erano comunali con la differenza peró che i comuni non si erano indebitati nei confronti delle banche tanto quanto ha invece fatto Nuove Acque SpA. Attualmente l’ultimo bilancio segna -58 Ml di euro di debiti nei confronti delle banche (tra cui la socia privata MPS). Project Financing che si poteva ottenere presso la Cassa Deposito e Prestiti ad un tasso di circa la metá…… ORA LA COSA PIÚ IMPORTANTE É RAGGIUNGERE IL QUORUM!! 12-13 giugno vota 2 SI per l’Acqua Bene Comune.


  4. Comitato Acqua Pubblica Arezzo:

    In pratica se viene raggiunto il QUORUM nella zona ATO4 si abbasseranno le bollette del 20% circa (= 7% annuale di remunerazione del capitale investito), togliendo cosí quella percentuale che si puó semplificare come PROFITTO e mantenendo invariati i soldi per gli investimenti (lo ha affermato la Corte Costituzionale).

    Chiaro. Ma le parole che vengono abrogate dal secondo quesito referendario non indicano affatto l’entità della remunerazione da praticare sugli investimenti. Perché l’ATO4 ha allora valutato in un 20% (suona tipo “utile d’impresa standard”) la remunerazione del capitale investito? Non potevano stabilire regole diverse, tali comunque da imporre il 7%? Ripeto: la legge non mi pare che stabilisse l’entità della remunerazione per il capitale investito… L’ATO4 è stata troppo generosa col distributore?

  5. Se volete avere informazioni precise sui quesiti referendari vi consiglio di andare a leggere nel sito dei promotori del referendum piú che nel sito di Nuove Acque SpA. Vi faccio presente che il suo presidente, Paolo Ricci (ex sindaco di Arezzo al momento della “privatizzazione” ha affermato riguardo al Referendum: …SONO LE SOLITE PAGLIACCIATE ALL’ITALIANA… In pratica se viene raggiunto il QUORUM nella zona ATO4 si abbasseranno le bollette del 20% circa (= 7% annuale di remunerazione del capitale investito), togliendo cosí quella percentuale che si puó semplificare come PROFITTO e mantenendo invariati i soldi per gli investimenti (lo ha affermato la Corte Costituzionale). Mentre passando il primo quesito si creerá un vuoto legislativo che dovrá essere riempito con leggi che dovranno tenere presente la volontá dei cittadini (anche questo lo specifica la Corte Costituzionale) che é quella di considerare l’acqua come bene comune e non come MERCE, quindi per i privati, laddove giá presenti come dentro Nuove Acque SpA sará solo questione di tempo…..

  6. Ma infatti, Francesco. Mi sa che dovrebbe essere come dici.

    Il problema non è solo che, sulla scia degli innumerevoli benefici che la privatizzazione avrebbe potuto apportare all’economia nazionale, si sono commessi errori a livello di legislazione nazionale. Ma anche che è stata gestita la cosa con un po’ troppa “leggerezza” dagli enti più locali.

    Che cosa impediva, ad esempio, di mettere contrattualmente un tetto sull’utile che poteva fare il gestore? E sulle modalità di tariffazione? Ricordo che allora a Chiusi si parlò di “scelta obbligata”, quindi senza opzioni. Dato che delle opzioni potenzialmente ci sarebbero state (almeno a livello contrattuale), mi viene da pensare che l’imposizione fu politica (o giù di lì).

    Insomma, se vincesse il sì per la prima domanda referendaria, potrebbe anche non cambiare nulla per Chiusi. Però, a quanto ho capito, abrogandola viene data la possibilità di riportare la gestione in mani esclusivamente pubbliche. Ma poi la CEE incomberà nuovamente e vacchiappa che c’inventiamo stavolta.

    Per la seconda domanda, leggendo il comma modificando mi pare di capire che l’entità del capitale messo nella società del gestore non dovrà più influenzare la bolletta. Già c’era “commisurato” che non diceva in definitiva nulla, però vabbé: non si parla più di capitale investito affatto.

    Mi pare che i quesiti referendari son stati inertizzati ben bene…

  7. ricevuto l’appello alla brevità.
    Da quel poco che ho capito leggendo sul sito di “nuove acque” la legge che il referendum intende abrogare impone a tutti i comuni di fare quello che noi abbiamo già.
    Se si abroga la legge quindi si elimina l’obbligo di fare come noi, ma non si vieta al comine di chiusi di mantenere quello che ha in corso.
    Rimane comunque aperta la questione della coerenza, perchè se sono contro la privatizzazione del servizio idrico, la devo attuare nel mio comune?

  8. pscattoni scrive:

    Stano arrivando commenti chilometrici sul referendum contro la privatizzazione del servizio idrico.
    Data la lunghezza non sono pubblicabili. Invito pertanto gli autori a ridurli.
    Ho invece creato una pagina che potrà ospitare documentazione sui due quesiti specifici.

  9. Andrea Baglioni scrive:

    Condivido quanto detto da Padre Rodolfo, spero che tutti comprendano anche nelle nostre zone che bisogna fare economia di acqua (ricordo i problemi del lago) ,e poi certo sempre citando, l’economia dell’acqua per una gestione EQUA (uno dei punti fondamentali legati al concetto di sostenibilità). Ma soprattutto condivido: L’ACQUA E’ UN BENE UNIVERSALE!

  10. pscattoni scrive:

    L’acqua in sé non può essere privatizzata. Quello che viene privatizzato è la gestione del servizio. Se il modello Nuove Acque corrisponde a quanto previsto dalla legge sottoposta a referendum nopn lo so. Non sarebbe male organizzare un incontro “informativo” con un esperto. E’ questo un passaggio che il locale comitato referendario potrebbe organizzare.

  11. si, ma bilanci a parte, l’assegnazione a “nuove acque” si configura come una vera e propria privatizzazione? perchè se così fosse bisognerebbe trarne le dovute conseguenze al momento di prendere posizione per il referendum

  12. pscattoni scrive:

    Questa del referendum potrebbe essere l’occasione per un bilancio. Ricordo una trasmissione televisiva di qualche tempo fa che metteva in rilievo come la Valdichiana con Nuiove acque e pochi altri contesti (p.e. Latina) dove la gestione delle acque è stata affidata a privati i costi per l’utente sono notevolmente aumentati.

  13. Un primo quesito: ma il comune di chiusi, che ha affidato la sua acqua a “nuove acque”, come si schiererà al referendum? E, se, come si spera, sarà per il si, allora dovrà, per coerenza, rivedere l’incarico a “nuove acque”?
    Non sono molto esperto in materia, qualcuno puó illuminarmi?

  14. pscattoni scrive:

    La campagna elettorale a Chiusi e più in generale quella in città importanti come Milano e Napoli ha messo in ombra un appuntamento di grande rilievo come il referendum.
    Per riprendere il discorso niente di meglio di una riflessione come quella che ci propone Padre Rodolfo.
    Prima di ritornare a parlare di tubature e contatori, ripartiamo dai grandi principi. Poi ognuno deciderà sullo specifico dell’abrogazione di una legge.
    Dopo aver letto l’intervento del Vescovo sono ancor più convinto della mia decisione di votare per l’abrogazione della legge di privatizzazione della gestione del servizio idrico.
    Magari altri arriveranno a conclusioni opposte. Non perdiamo però l’occasione di confrontarci su questo. Non possiamo barattare un voto così importante con una gita domenicale al mare.

  15. carlo sacco scrive:

    Non avrei dubitato che la posizione di questo Vescovo fosse stata questa rispetto al problema dell’acqua e me ne compiaccio.Bene ha fatto Mons.Cetoloni ad intervenire su tale problema.Nel suo discorso si sottolinea un principio di una ricchezza comune che tale deve restare senza essere amministrata con logiche di profitto ed essere oggetto della concupiscenza del profitto privato ma dall’altra parte che debba essere amministrata con criteri che attengano totalmente all’ente pubblico e perdipiù non siano essi stessi oggetto di arraffamento di prebende del potere che amministra(occorre dire anche questo per non essere strabici)poichè spesso si sono create incastellature gestionali a capo delle quali i sovraintendenti acquisiscono denaro pubblico in misura sconsiderata per le funzioni che ricoprono,veicolando essi stessi le discrasie del potere politico e della sua spartizione.

  16. lucianofiorani scrive:

    L’autorevole riflessione del vescovo Cetoloni su un tema vitale come l’acqua è auspicabile che diventi momento di confronto, anche in vista dell’imminente appuntamento referendario.

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