Partecipazione cos’è

Nota di Paolo Scattoni 21 agosto 2021

Questa nota è divisa in tre paragrafi. Nel primo c’è un brevissimo riferimento alla teoria. Nel secondo l’insieme degli strumenti già previsti (mai messi adeguatamente in atto) possano essere utilizzati ed infine un modello di partecipazione continua a cui tutti i cittadini potrebbero accedere.

1. Breve riferimento alla teoria

Per uscire dalle affermazioni generiche per cui “partecipare è bene, è bene partecipare” occorre fare un breve riferimento al dibattito accademico e a quanto ormai generalmente accettato. Sin dalla fine degli anni 60, soprattutto nell’ambito della pianificazione urbanistica e territoriale è stata messa a punto la cosiddetta “scala della partecipazione” a cui si può fare riferimento.

È ormai consolidato il concetto che la partecipazione si possa esplicare su diversi livelli che vengono sintetizzati in figura: informazione, consultazione, coinvolgimento collaborazione, potere decisionale.

Vale la pena farne una brevissima sintesi per poi capire quali possano essere gli strumenti più adatti per ognuno di questi livelli e sui risultati che si intendono realisticamente perseguire.

Il livello zero della partecipazione (o meglio la falsa partecipazione) è quello della manipolazione.

Non c’è bisogno di soffermarsi su una partecipazione manipolata e strumentale perché a Chiusi se n’è avuta ampia testimonianza almeno negli ultimi dieci anni. Le notizie vengono fatte filtrare seguendo una selezione volta a creare consenso.

Informazione. Fornire un’informazione obiettiva e il più possibile completa anche in relazione alle possibili opzioni che si presentano per la decisione. Il messaggio che viene dato alla cittadinanza è quello di una promessa di tenere informati.

+Nello statuto comunale di Chiusi se ne tratta al titolo II capo III (artt. Da 21 a 24)

Facilitare l’accesso agli atti con procedure semplificate. Occorrono procedure semplificare anche per l’albo pretorio.

Consultazione. È il passo successivo. È importante ottenere reazioni sulle analisi, le alternative che i decisori prospettano. Il messaggio qui è un impegno a tenere conto dei feedback ed allo stesso tempo assicurare che verranno evidenziate come le proposte emerse nella consultazione siano state considerate.

Come esempio lo sportello di piano nella formazione del Piano Strutturale di Grosseto. È ovvio che non tutte le proposte emerse potranno essere accolte, ma un rigetto delle stesse dovrà essere motivato.

Coinvolgimento. È una partecipazione in cui i decisori lavorano insieme ai cittadini in modo che aspirazioni e preoccupazioni siano continuamente presenti nel processo decisionale. Gli strumenti possono essere vari. Per esempio nella partecipazione a laboratori dove insieme si fanno maturare possibili alternative. Anche in questa modalità partecipativa è essenziale mettere in evidenza quanto e come gli input provenienti dal pubblica siano stati presi in considerazione. Già in una fase come questa potrebbe essere importante la consulenza di esperti di tecniche partecipative.

Collaborazione. La collaborazione prevede canali ufficiali in cui il flusso delle opinioni e delle proposte arriva ai decisori.

Decisionalità. I cittadini vengono messi nelle condizioni di indirizzare la decisione. Fra le tecniche sino ad ora sviluppate a questo livello c’è il cosiddetto “bilancio partecipato”. La decisione su alcune e limitate voci di bilancio si concede ai cittadini di organizzarsi per la decision (come utilizzare quelle risorse).

Nei cinque anni della mia attività nell’Autorità Regionale per la partecipazione ho potuto constatare la scarsa utilizzazione dello strumento e con risultati non particolarmente esaltanti.

2. Gli strumenti per la partecipazione già disponibili o facilmente attuabili

La partecipazione pubblica ai diversi livelli trova nelle procedure previste dallo Statuto Comunale (e nella possibile istituzione del question time) un’utile strumentazione. Lo Statuto Comunale infatti pone grande attenzione alla partecipazione. Così all’articolo 10; “Il Comune favorisce e promuove l’effettiva partecipazione dei cittadini, singoli ed associati, alla determina-zione degli indirizzi generali, alla definizione dei programmi, all’attuazione ed alla verifica delle attività inerenti lo sviluppo economico, civile, sociale e culturale della comunità.”

Gli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto riguardano: valorizzazione delle associazioni (art.11), consultazioni (art.13), istanze e petizioni (art.14), proposte di iniziativa popolare art.15). Già di per sé questi istituti se opportunamente valorizzati possono fornire una strumentazione molto efficace per i livelli più alti della partecipazione pubblica.

Rimane da capire perché in due decenni siano stati mai (o molto raramente utilizzati). È quindi necessario per ciascuno di questi la messa a punto dei regolamenti e di guide per facilitarne l’utilizzazione.

La stessa esigenza riguarda l’accesso all’informazione trattata al capo III Informazione, trasparenza, accesso ai procedimenti (artt. Da 21 a 24). Negli anni passati si è spesso assistito ad una pratica dilatoria sull’accesso che ha scoraggiato la partecipazione.

Una buona regolamentazione del question time a scadenze regolari (p.e. ogni due settimane) può facilitare l’accesso alle informazioni.

Un nota particolare merita l’istituto del referendum (artt. Da 16 a 20). Occorre prendere atto che questo istituto, almeno così come previsto dallo Statuto ha un carattere di eccezionalità. Tutte le procedure per la richiesta e quelle per la validità del voto (p.e. il voto del 50% degli aventi diritto) lo rende realisticamente praticabile soltanto in rari casi. Anche per il referendum si rende necessario un regolamento ben strutturato.

3. Per una struttura permanente di documentazione e confronto sui processi decisionali

In questa terza parte accenno brevemente ad una mia elaborazione che delinea un possibile strumento operativo.

Un tentativo lo si trova su chiusiaperta.it.

Ha come scopo quello di documentare tutto il processo deliberativo dalla percezione del problema alle successive fasi di individuazione delle opzioni per la sua soluzione, agli attori coinvolti, alle decisioni connesse ed infine ai processi di conoscenza e approfondimenti.

Senza dover entrare nel dettaglio si tratta di una sorta di “enciclopedia dei problemi e delle decisioni connesse” che riguardano l’Amministrazione comunale (in questo caso).

L’iniziativa può essere anche indipendente: un gruppo di cittadini si prende l’onere di costruire questo sistema e garantisce l’aggiornamento del sistema.

Ovviamente un riconoscimento del Comune darebbe maggiore forza a questa attività.

I risultati dell’operazione permetterebbe di garantire basi solide a tutte le iniziative della scala della partecipazione (a partire dall’informazione).

Ci sarebbero da parte del Comune alcune operazioni da garantire. La prima è quella di minimo di consulenza informatica iniziale che se non garantita dagli esperti esterni sul mercato delle consulenze non dovrebbe costare più di 200/300 euro. Lo spazio di memoria non costa più di alcune decine di euro all’anno.

Ci sarebbe anche da nominare una redazione che consenta la manutenzione della piattaforma. Il software mediawiki perché con una struttura tipo wikipedia è possibile avere uno spazio anche per il dibattito e sempre a disposizione la cronologia. I contributi dei cittadini sarebbero “firmati” e sarebbe sempre possibile risalire all’autore.

I componenti della redazione dovrebbero garantire la imparzialità del loro lavoro. Potrebbero ad esempio essere nominati dal Consiglio comunale con una maggioranza qualificata di almeno i tre quinti.