Non per demolire, ma solo per chiarire qualche dubbio

complessosanfrancesco650di Rita Fiorini Vagnetti

Si legge : un edificio a Chiusi Città, nel centro storico, verrà riqualificato per ospitare il progetto  START UP molto interessante il progetto per la riqualificazione, valorizzazione e recupero dell’immobile pubblico, sulla base di una sinergia  tra comune, regione e banca Valdichiana con un impegno di 120 mila euro. Dove c’è lavoro, c’è speranza, c’è impegno lavorativo, c’è futuro ?

Con questa domanda non si vuole ovviamente, non ne avremmo la facoltà ( a prescindere da quanto da me personalmente espresso , a suo tempo, in consiglio comunale), di criticare sempre e comunque qualunque iniziativa della nostra attuale amministrazione, anche se frutto, spesso, dei trascorsi nella precedente, ma solo chiarire qualche dubbio che forse ai  cittadini   non forniti delle necessarie informazioni, si rende indispensabile ma il progetto start up e’ legato alla riqualificazione dell’edificio in parola o è indipendente dalla struttura?

Ovviamente nel caso della nostra cittadina ho pensato che fosse utile da parte mia andare a fornirmi di qualche notizia opportuna per non incorrere nell’errore di esprimere concetti superficiali , ovvi, o addirittura inutili:

“con il termine start up si parla di una nuova impresa nelle forme di un’organizzazione temporanea, o di una società di capitali per un business model ripetibile e scalabile. La scalabilità e’ un elemento cardine di questa tipologia di impresa. Pertanto l’avvio di un’attività imprenditoriale non scalabile, come l’apertura di un ristorante, non coincide con la creazione di una start up ma di una società tradizionale pertanto da quello che si capisce  una start up company non può essere confusa con lo start up di un n uovo business….a”

Si potrebbe correttamente obiettare, ma cosa c’entra  con il progetto comunale? Infatti poco c’entra se si pensa che il comune non attiverà start up. Da quello che si comprende,  creerà solo le condizioni perché le start up siano agevolate. Bene, ma il comune ha già fatto una verifica concreta per capire quali  iniziative potrebbero essere avviate che rientrano nel concetto e nella ratio di una start up? Perché non e’ cosi’ semplice da quello che risulta dal quadro normativo, considerati gli aspetti finanziari e le ricadute sociali ed economiche, iniziare una start up.

Quindi ci potrebbero non essere richiedenti o imprese desiderose di avviare, a Chiusi, tali attività.

Le critiche sono molte e ne parla per esempio Alessandro Palisano, con una esemplificazione che non sta a noi riproporre. Andiamo oltre e guardiamo fiduciosi ma con un occhio vigile ai soldi che comunque sono sempre e comunque  dei cittadini, a prescindere da chi li elargisce, se non si parla necessariamente di un privato.

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Una risposta a Non per demolire, ma solo per chiarire qualche dubbio

  1. pscattoni scrive:

    Qualche dubbio sull’intera operazione dovrebbe essere chiarito. Ne abbiamo avuto notizia durante la visita “elettorale” del presidente Enrico Rossi a Chiusi. Ci fu l’annuncio di un finanziamento di 120.000 euro per la creazione di uno spazio per Start-up (60.000 dal comune il resto da regione e banca locale ancora Valdichiana).
    È un’operazione costosa, non solo per i le opere murarie, ma anche per la gestione (reception e assistenza tecnica). Dovrebbero beneficiarne cinque nuove imprese la cui caratteristica sarà quello dell’innovazione tecnologica. La domanda su chi ci andrà è sicuramente legittima. Ci sono a Chiusi imprese mature per quell’uso? Mi spiego la start-up è soltanto l’ultimo passaggio di un processo di formazione. All’inizio ci sono maker, quasi sempre giovani, che si divertono a creare oggetti abbastanza sofisticati. È la fase del salotto di casa o il mitico garage dell’epopea moderna americana. Diciamo che Laboratorio Ambiente ha favorito, con successo, questa prima fase. Il secondo passo è quello del FabLab e cioè un piccolo centro di servizio con stampante 3D e altri macchinari di base. La terza fase è il co-working e cioè la possibilità di avere un tavolo di lavoro, telefono, segreteria in cambio di una piccola quota di affitto. Lì possono maturare le idee anche orientate al mercato ed infine le start-up con lo sviluppo di brevetto. Siamo davvero sicuri che ci sono già imprese o un favore per i soliti noti? Un’interpellanza no?

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