I costi della democrazia

di Luciano Fiorani

La politica costa, espressione resa famosa da Bettino Craxi e che sicuramente anche il marchese di La Palisse non avrebbe fatto difficoltà a sottoscrivere, è il primo tasto su cui battono quelli favorevoli al finanziamento pubblico ai partiti.

L’altro è che senza finaziamento pubblico i partiti finirebbero per approvigionarsi dai grandi gruppi industriali finendone succubi.

Ora ne sta emergendo un altro: http://www.fanpage.it/finanziamenti-pubblici-ai-partiti-cosi-funziona-nel-resto-del-mondo/ che sostanzailmente può essere riassunto col detto, così fan tutti (quelli più o meno come noi).

Seppur superfluo credo sia giusto ricordare che gli italiani si sono già espressi sulla questione con un referendum e il risultato è stato che la maggioranza non vuole che dalle casse dello stato escano fondi per i partiti. Se siamo a discutere ancora di questo argomento è perchè l’esito del referendum è stato aggirato con i rimborsi elettorali che ormai viaggiano alla velocità di centinaia di milioni ad elezione.

Non credo sia fruttuoso limitarsi a fare il tifo per una posizione o per l’altra quanto cominciare seriamente a chiederci come può essere superata una situazione che solo alcuni beneficiati ormai si ostinano a difendere.

Tanto per cominciare credo più corretto dichiarare che la democrazia costa (non solo la politica!). E che non è necessario mettere i soldi in mano ai partiti ma fornire servizi gratuiti alle varie espressioni democratiche. Quindi non solo ai partiti ma anche a associazioni e gruppi di cittadini di orientamento e interessi i più svariati; dagli amici dell’aquilone ai testimoni di qualsiasi cosa.

Il mio ragionamento parte da Chiusi, e quello che dico l’ho sperimentato di persona. Fin da quando militavo in un partito politico ho sollevato ripetutamente la questione. Perchè il comune non mette a disposizione dei cittadini, delle associazioni, dei partiti spazi a costi simbolici (o gratuiti) in cui possano ritrovarsi, organizzare iniziative? Sono ormai decenni che la questione si trascina ma si sono succeduti svariati sindaci e nulla si è voluto fare. Allo scalo, per una iniziativa pubblica bisogna ricorrere a don Antonio per l’ex cinema Eden, alla Cgil o alla Banca Valdichiana. Ci sono anche la saletta della nuova palestra delle elementari e la sala della “casa di vicinato” della Fraternità Hagen ma sono adatte per incontri ristretti.

Per chi deve organizzare un’assemblea ci sono comunque dei costi da sostenere, sia che si tratti di un partito, di una associazione che di un gruppo di cittadini. Come mai i difensori del finanziamento pubblico dei partiti questo problema non lo sentono? Stesso discorso potrebbe essere fatto per le spese di affissione o per le bacheche: basterebbe individuare uno spazio libero in cui tutti (in questo caso in forma associata e responsabile) possano affiggere inviti, comunicazioni, pagine di giornale…

Il fatto è, come sempre, che chi ha (sedi, agevolazioni e finziamenti) non vede le necessità di chi non ha. Che la “politica costa” non venite a dirlo a me perchè da quando ho cominciato a farla al di fuori dei partiti per ogni manifesto, per ogni volantino, per ogni iniziativa sempre lì bisognava frugarsi: nel portafoglio che si ha in tasca. E dopo decenni è ancora così!

In attesa dell’auditorium alla Fornace è possibile ragionare della questione e porvi rimedio, signori amministratori?

Mezzo Chiusi scalo è vuoto, possibile che non si trovi uno spazio adatto?

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5 risposte a I costi della democrazia

  1. marco lorenzoni scrive:

    Che servano spazi pubblici a basso costo per favorire l’attività politica è evidente. Spazi che al momento non ci sono o non sono a basso costo. Di questa cosa se ne parla dagli anni ’70… Concorso sul fatto che in attesa dell’auditorium alla Fornace, qualcosa si potrebbe fare da subito. Ci sono decine di locali vuoti, sfitti, inutilizzati… Il problema però è che in questo paese (Chiusi) la politica è sparita da un pezzo dai radar… A chi dovrebbero servire eventuali spazi pubblici? Anche chi ce li ha i locali (vedi il Pd) li tiene chiusi…

  2. luciano fiorani scrive:

    @Tommy. Io poco, ma serve a tutti.

  3. Beh, sulla questione di uno spazio pubblico allo scalo, direi che il Fiorani ha ragione.

    Sulla faccenda dei costi della politica, direi che l’attività politica costa, ma comunque credo che questa deve prodursi in un’espressione coerente e rappresentata perchè possa ottenere delle sovvenzioni o dei rimborsi. Altrimenti, addio abbattimento degli sprechi…

    Ma la domanda che mi viene in mente è: che ci fa il Fiorani di uno spazio assembleare? 😉

  4. pscattoni scrive:

    Sono ovviamente d’accordo con Luciano (Fiorani) molte di quelle operazioni politiche autofinanziate le abbiamo fatte insieme.
    Anche questo blog che abbiamo fondato insieme è un servizio per la politica. lavoro volontario e autofinanziamento. Serve “solo per dibattere i fatti della città”. Politica deriva da polis…..

  5. pmicciche scrive:

    Tutto si gioca sul crinale di un oggettivo e basico rimborso spese documentato – o, in alternativa, servizi gratuiti corrispondenti – contro l’attuale sostentamento anche di sedi, funzionari e….”spese di rappresentanza” non documentate e spesso non documentabili (per decenza).
    Quanto al resto Fiorani, per come la penso io, ha ragione su tutta la linea quando si riferisce a Chiusi. Abbiamo però torto entrambi per come gli altri cittadini reagiscono – o meglio non reagiscono – a questo stato di cose avvallando lo status quo. A loro, evidentemente, va bene così: un lungo letargo al cui risveglio la sorpresa potrebbe essere grande.

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