“Dell’antichissima diocesi chiusina”

di Fulvio Barni

Dopo l’esposizione precedente della “Chiusi Moderna”, questa è la descrizione che fa Emanuele Repetti(1) nei primi anni trenta dell’ottocento, nel 1° volume del suo “Dizionario geografico fisico storico della Toscana”, dell’antichissima diocesi chiusina. È chiaro che oggi molte cose sono cambiate ed altre scoperte sono state fatte, ma credo che sia sempre, e comunque, interessante avere la consapevolezza delle conoscenze di cui erano in possesso in quei tempi gli storici e la situazione di allora della diocesi stessa. Ribadisco che la lingua in cui è redatto il testo è l’italiano ma, ovviamente, quello usato in quegli anni e quindi nella composizione dei discorsi, e per la presenza di vocaboli obsoleti, parrà il tutto un po’ arcaico, ma comunque di facile interpretazione.

Diocesi di Chiusi: – Se all’epoca, in cui fu istituita la diocesi di Chiusi, il distretto civile della stessa città si fosse mantenuto qual fu ai tempi del dominio Romano, converrebbe gli si accordasse un estesissimo territorio, i di cui limiti dovevano toccare quelli di altre 6 città etrusche; cioè, a levante il distretto di Perugia; a scirocco quello di Bolsena, a ostro il contado di Sovana; a libeccio quello di Roselle; a ponente e a settentrione i contadi di Arezzo e di Cortona. Vero è che ad appoggio di tal congettura ora non restano che prove negative.

Tale per esempio sarebbe quella di non trovare vescovi a Orvieto, a Toscanella (Tuscania) e a Castro se non verso la fine del secolo VI, mentre Chiusi comincia a contare i suoi da Fiorenzo che intervenne al Concilio Romano nell’anno 465. Forse quello stesso Vescovo che sotto nome di Fiorentino leggesi in un capitello rimesso in opera nel secolo XII sopra una colonna dell’attuale chiesa cattedrale di Chiusi. A un vescovo di Chiusi per nome Eulogio o Eulagio furono dirette varie epistole da Gregorio Magno; in una delle quali quel santo pontefice si mostra penetrato della malattia sofferta dal detto prelato, cui spedisce da Roma “unum caballum qualem invenire potuimus, ut habestis post infirmitatem cum quo vectari possitis”.

Valido argomento sarebbe questo a dimostrare, se non la povertà in cui era ridotta la chiesa Chiusina, al certo la sobrietà del vivere di quei tempi, e quanto poco a proposito si mostrasse generoso quel Cristiano vescovo di Chiusi, che nel 911 condonava ai monaci del Monte Amiata e a quelli di S. Antimo i diritti diocesani e le decime dovute alla mensa episcopale delle chiese di loro giuspadronato. Il più antico documento superstite, che giovare potrebbe a segnalare il perimetro della diocesi Chiusina, se i nomi dei luoghi e i titoli delle parrocchiali non fossero periti o variati, è una bolla del pontefice Celestino III spedita lì 27 dicembre dell’anno 1191 a Teobaldo vescovo di Chiusi.

Dal qual privilegio apparisce, che quella cattedrale, allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, contava 28 chiese sotto-matrici, o pievi, oltre a un numero assai maggiore di oratori o cappelle filiali. La diocesi di Chiusi dopo quel privilegio subì cinque smembramenti diversi. Il primo, all’occasione che il pontefice Giovanni XXII eresse, nel 1325, la diocesi di Cortona; il secondo nel 1462, quando Pio II innalzò all’onore di cattedrali le pievi di Pienza e Montalcino; il terzo, nel 1561, per quella eretta in Montepulciano da Pio IV; il quarto sotto Clemente VIII, che eresse, nel 1601, in sede vescovile Città della Pieve; il quinto, nel 1772, quando ClementeXIV staccò dalla diocesi di Chiusi alcune pievi che le restavano nella montagna Amiatina per darle alla diocesi di Montalcino.

Del primo smembramento fa fede non solamente l’autore degli annali Aretini, ma la bolla del 1191 di Celestino III sopra accennata, e un diploma di Arrigo II del 1614 alla badia di S. Maria a Farneta. I quali ultimi due documenti ci danno a conoscere che il piviere di Cignano e la chiesa di S. Maria a Farneta appartenevano allora alla diocesi e contado di Chiusi. Vedi Cortona e Cignano in Val-di-Chiana. I paesi e chiese staccate dalla diocesi Chiusina per l’erezione delle cattedrali di Pienza e di Montalcino sono descritti nella bolla di Pio II del 13 agosto 1462; cioè:

    Rocca Tentennana coi Bagni a Vignone; 2. Castiglione d’Orcia; 3. Campiglia coi bagni di S. Filippo; 4. San Pietro in Campo; 5. Contignano; 6. Perignano; 7. Castelvecchio; 8. Monte Nero; 9. S. Angelo in Colle; 10. Castelnuovo dell’Abate con la subiacente Badia di S. Antimo; 11. Seggiano; 12. Ripe; 13. Vignone; 14. Monticchiello; 15. Fabbrica, oggi Castelluccio. Al terzo distacco, ordinato da Pio IV con bolla del 16 novembre 1561, la cattedrale di Chiusi dovette cedere a quella di Montepulciano tutte le chiese che aveva nel distretto comunicativo di Montepulciano, fra le quali la distrutta pieve di S. Silvestro e quella esistente tuttora di S. Vittorino di Aquaviva, la villa di Argiano col monastero di S. Pietro, la pieve di Pargia e quella di Valiano al di là della Chiana.
    Il più vistoso sacrifizio fu allora quando a tutte spese della diocesi di Chiusi si eresse in cattedrale da Clemente VIII con bolla del 9 novembre 1601 la pieve di San Gervasio, e il castello della Pieve in città (Città della Pieve). Per la quale cosa fu tolta alla chiesa di Chiusi la giurisdizione sopra 18 terre, castelli e villaggi. Dei quali luoghi dodici parrocchie sono nel contado  Perugino già Chiusino, tre nell’Orvietano, anticamente di Chiusi, e tredici nella Toscana Granducale. Trovansi nel Perugino: 1. Castel della Pieve; 2. Piegaro; 3. Panicale; 4. Pacciano; 5. Mongiovino; 6. Tavarnelle; 7. Colle-Sempolo; 8. Montalera; 9. Panicarello: 10. Giojella; 11. Pozzuolo; 12. Laviano con tutti gli altri luoghi del marchesato Chiusino, o di Castiglione del Lago, detto una volta il Chiusi di Perugia; 13. Tevignano; 14. Monteleone; 15. e Salci erano compresi nell’Orvietano; 16. Santa Fiora sul monte Amiata; 17. Camporsevoli; 18. e le Piazze sono le tre chiese e luoghi della Toscana Granducale.
    Finalmente con bolla del 1 giugno 1772, allorché il pontefice Clemente XIV riunì la diocesi di Pienza a quella di Chiusi conservando i privilegj ad entrambe le cattedrali con rispettive curie vescovili, furono cedute alla diocesi di Montalcino 4 pievi che Chiusi conservava sempre nei territorj di Arcidosso, di Monticchiello, di Montelaterone e di Caste-del-Piano alla base occidentale del Monte Amiata. In conseguenza dei 5 smembramenti accennati l’attuale diocesi Chiusina trovasi limitata a sette comunità, con una città e sei terre ad essa finitime, in tutto 23 parrocchie; 5 delle quali appartengono alla Comunità di Chiusi, compresa la cattedrale che abbraccia tutta la città e i sobborghi; 5. alla Comunità di Sarteano; una a quella di Chianciano; 3. alla Comunità di Cetona; 5. alla Comunità di S. Casciano de’ Bagni; 3. a quella di Radicofani, e una alla Abbadia S. Salvatore. Fra queste 23 parrocchie si contano 11 pievi, cinque di esse decorate di una collegiata. Le badie del Monte Amiata, di S. Antimo, di S. Pietro in Campo e di Spineta furono in varj tempi soppresse. Il vescovo di Chiusi fu dichiarato suffraganeo dell’arcivescovo di Siena all’epoca dell’erezione di quella Metropolitana (anno1459).”

(1) Emanuele Repetti nacque a Carrara, terzo di dieci figli, nel 1776. Nel dicembre del 1793 partì per Roma e si iscrisse alla facoltà di chimica presso l’Università. Repetti entrò quindi a lavorare come apprendista prima nella farmacia del prof. Vincenzo Garrigos e poi in quella di G. B. Marcucci, avendo così modo di appassionarsi alle scienze naturali. Si trasferì dunque a Firenze e lavorò alle preparazioni medicinali presso la Farmacia di S. Teresa in S. Paolino di cui divenne proprietario nel 1813. Nello stesso anno Repetti, che era rimasto vedovo nel 1810, si sposò con Giulia Rossi, dalla quale ebbe dieci figli. Fu nel 1830 che Repetti cominciò a pensare al piano del “Dizionario geografico fisico storico della Toscana” ed intensificò gite ed esplorazioni per tutto il suolo toscano, che aveva intrapreso in modo sistematico fin dall’anno precedente, dopo aver rinunziato all’incarico presso l’Accademia dei Georgofili, di cui fu Segretario degli Atti dal 1827 e socio ordinario dal 1824. Nel maggio del 1831 venne pubblicato sull’Antologia il Manifesto del Dizionario. Gli abbonati all’opera furono numerosi e i fascicoli del Dizionario ebbero una straordinaria diffusione. Molti furono anche i riconoscimenti ufficiali che Repetti ebbe per i meriti della sua opera. Emanuele Repetti morì il 12 ottobre del 1852.

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