Il beni culturali sono un bene comune, sia pubblica la loro gestione

di Carlo Sacco

 

Giulietti nel suo intervento fa una fotografia reale di una situazione dalla quale viene fuori che “Il Pubblico” avendo esaurite quasi tutte le risorse possa badare con quelle rimaste solo al mantenimento dello status quo.

Giulietti parla di un passato remoto e più prossimo ma ciò che ne esce è sostanzialmente il fatto –diciamocelo francamente- come lo slogan degli anni ’70 : “i soldi so’ pochi e nun se po’ campà”. Tale visione porta senza scampo alcuno ad affidarsi al privato in modo che con le proprie “sostanze” possa valorizzare beni ormai in aperto decadimento materiale o che restano inutilizzati senza esprimere le potenzialità in loro racchiuse.

Il privato in questo -e lo si capisce bene- è disposto ad investire solamente se ha dei “ritorni” o di immagine o di flussi di redditualità diretta o indiretta, ma sempre usando un bene che per sua natura è di tutta la collettività e si deve solo alla cattiva amministrazione pubblica ed all’ignoranza che spesso è alla guida di tanti settori con le persone preposte spessissimo per non dire sempre, occupanti le mansioni non per “savoir faire” ma per intrusione alla politica partitica e ripagati da questa con il ricoprire tali scranni. Ecco quindi da dove nasce il “degrado politico-amministrativo-morale”.

E’ su tale degrado che s’innestano spesso le attività di gestione privata di un bene pubblico poiché è nella mentalità comune che il privato amministrando sostanze proprie tenda alla massima funzionalità del settore dove ha investito ed alla massima valorizzazione. Non si esce da questo schema, è quello che guida il nostro pensiero e quello dell’Italia attuale. Io invece la penso diversamente da questo.

Innanzitutto ritengo che sia cosa vera che l’Italia possegga uno dei patrimoni storici ed artistici più grandi al mondo e che la vera sua rinascita dovrebbe essere nella valorizzazione di questo patrimonio unico che tutti ci ammirano. L’investimento in tale patrimonio quindi dovrebbe essere fatto in un certo lasso di tempo (non lunghissimo senza dubbio) e certamente tenuto conto delle spese correnti di altri settori come la Pubblica Amministrazione e normale funzionamento- ma destinando grosse somme alla valorizzazione veloce ed intelligente di tale patrimonio.Si attiverebbe ma senz’altro più velocemente di altri settori quello che in economia viene definito ‘’Flusso Circolare dell’Attività Economica’’ per il quale altri settori vicini possano automaticamente estendere la loro funzione sia nel privato che nel pubblico che nel sociale di una redditualità che sarebbe di certo incrementata non poco. Piccolo esempio’’ tagliato con l’accetta’’ come si suol dire: le spese militari !La loro riduzione non comporterebbe il fatto di non dover pagare gli stipendi ai dipendenti per 2-3-4 anni ma porterebbe un denaro fresco da utilizzare per uno scopo di valorizzazione di un bene culturale e pubblico restringendo l’attività di settori –spesso privati- che producono macchine da guerra.

Sarebbe un etica nuova questa e da percorrere oppure no? Un settore come quello militare si potrebbe permettere l’ammortamento più lento degli apparati di funzionamento come le flottiglie aeree del costo di qualche miliardo di euro ogni esercizio? Io credo di sì anche non rinunciando al mantenimento sostanziale del suo Status Quo interno dal momento che non è vero che ne sarebbero inficiati i sistemi politici di alleanze spesso sbandierate come agenti pacificatori del caos da loro stessi provocato, ma solo quelli produttivi della “velocità” dello sviluppo tecnologico del quale in tali settori se ne sente il bisogno solo per primeggiare nell’efficacia di portare la morte (vedi i droni impiegati in Afganisthan che ogni tanto fanno compiere quelli chiamati sempre “danni collaterali” quando distruggono qualche famiglia di pastori che nulla c’entra con i Talebani).

Scendendo nel localismo, Chiusi sarebbe al centro di un area ad alto contenuto culturale se potesse valorizzare propriamente con massicci interventi sia l’apparato storico che fa capo agli Etruschi ma non solo,ma tutta la sua storia antica, medioevale e moderna. L’essere al centro di vie di comunicazione la privilegia già come condizione di base da dove si possa ricevere un flusso turistico e culturale permanente.

All’inizio di quello che era il cosiddetto “poro blog” misi in forma scritta io stesso una idea per un centro direzionale e progettuale di uno sviluppo culturale di tutta questa grande area, in pratica una fucina produttiva non solo di studio ma anche di iniziative culturali multi direzionali correlate proprio all’amministrazione ed alla fruizione della cultura. Ci fu qualche risposta ma chiaramente tutto era sul “futuribile”.

Questo tanto per dire che quello che si intende come Sviluppo non è né il campo sportivo, né il marciapiede, né il creare un Piano strutturale alla misura di interessi circoscritti. Quello è solo un “costo” per la collettività che non porta nulla di beneficio. Mantiene solo le esistenze di pochi. Ma purtroppo il torpore della maggior parte della gente fa sì che ad affermarsi siano tali tendenze. Tutto il resto rimangono parole e le persone che sovraintendono a tali processi non è vero che pensano al futuro. Pensano alle beghe dei loro partiti ed a risolvere quelli delle loro famiglie o categorie produttive. Questa è la vera povertà e ritengo sommessamente che siano “poveri” anche se hanno conti in banca di assoluto rilievo. Questo è Chiusi e questa anche in gran parte è l’Italia. Ma si ritorna sempre lì: il perché di questo esiste e non è casuale !

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9 risposte a Il beni culturali sono un bene comune, sia pubblica la loro gestione

  1. luciano fiorani scrive:

    Di destra e di sinistra per come si manifestano oggi ne parla… il popol mio, badate ben, non io.

  2. pmicciche scrive:

    Carlo, preciso che la mia frase era in senso ironico…. I chiusini non si sveglieranno anche perché nessuno gli farà capire cosa gli sarebbe successo o gli succederebbe se si investisse nella Cultura anche solo per “cinismo” economico, senza quei vuoti motivi di elevazione spirituale (lo dico ironicamente). Se se ne accorgessero, non la prenderebbero bene. Sono lieto invece di tornare a concordare sul contenuto del post di Luciano Fiorani, tranne quando parla di destra e sinistra. Luciano ma tu dove la vedi tu questa differenza tra i se dicenti destri e, soprattutto, sinistri……..Comunque, ti prometto, quando finalmente sentirò qualcosa di Sinistra ti avverto!

  3. carlo sacco scrive:

    No Paolo(Miccichè),io credo che sia bene sempre avere una visione possibilista delle cose,soprattutto in politica.Non credo che vi sia la paura da parte dell’amministrazione che i chiusini” si sveglino”come tu dici poichè se così fosse stato avrebbero dovuto essere svegli da parecchio.E’ il fatto che sono stati guidati da uomini e da partiti ai quali interessavano le beghe ed i giuochetti,i posti e le funzioni per poi pensare di salire nella scalata,e spesso sono quelli che oggi ci fanno ”la morale”anche a livello nazionale a sentire i loro dirigenti(basta sentire i tg e cosa essi dicono).La colla dell’antiberlusconismo li ha tenuti insieme ma adesso una colla ben più malleabile e spartitoria si profila all’orizzonte con una alleanza con coloro che Casini e Monti definiscono ”Il ceto medio”da difendere e che sono contro ogni ”populismo”come se la parte che giuocano loro non fosse l’estremo del populismo…La cultura questi ? Come disse Totò ?: ma mi faccia il piacere…..

  4. luciano fiorani scrive:

    Ho letto proprio questi giorni alcune cifre riguardo alle spese militari. Gli Stati uniti con il più potente apparato militare del mondo e con un esercito di poco meno di due milioni di soldati ha 950 generali.
    L’Italia con un esercito di circa centoventimila soldati di generali ne ha 450. Una sproporzione incredibile. Di chi la responsabilità? Della destra o della sinistra?
    L’acquisto di un paio di sommergibili dalla Germania si porterà via circa l’intero ammontare dell’Imu sulla prima casa. La decisione è del governo Monti e approvata da Pdl, Pd, Udc.
    Perchè si spendono soldi in armamenti (e in generali) invece che nei beni culturali ormai lo capisce anche un bambino, ma se ai mugugni non seguono azioni forti della popolazione mi spiegate perchè l’andazzo dovrebbe cambiare?
    Ma tu per chi voti, Monti, Bersani o Berlusconi? Questo è quello che si chiedono la gran parte dei nostri concittadini. E allora…Buona camicia a tutti.

  5. pmicciche scrive:

    …e che a questa Amministrazione, tutta ripiegata su se stessa, non interessa niente……non si mettano grilli in testa ai chiusini che poi, se si svegliano, rischiano di rompere il giocattolo…ninnananna, ninnao

  6. marco lorenzoni scrive:

    I “mecenati” ci sono (vediil caso della Valle con il Colosseo) e anche il FAI- Fondo per l’Ambente Italiano ha fatto e sta facendo molto per salvare, tutelare e gestire monumenti altrimenti destinati al degrado… Chiusi potrebbe trovare risorse e attenzioni di questo genere. Perché no? Non abbiamo il Colosseo, ma di roba interessante ce n’è… Magari però bisognerebbe cercarle, stimolarle, certe attenzioni. E per fare questo occorrono progetti, idee, concertazione… Tutte cose che finora sono mancate.

  7. carlo sacco scrive:

    Partendo dal fatto che ”al peggio non c’è mai fondo” c’è veramente da pensare che ancora siamo in caduta libera su certe materie.Se mi è permesso un pensiero sul fatto delle armi e delle spese militari : ma si pensa e si spera veramente che qualsiasi governo venga possa convertire una grossa parte delle spese in cultura?Quelli che si sono succeduti fin’ora non lo hanno fatto per tante ragioni nè credo lo faccia un governo di sedicente centro-sinistra se arrivasse a governare.Risiamo come tutte le volte in preda ai tatticismi, equilibrismi per accontentare l’uno o l’altro settore e le cose quindi continuano ad andare per il peggio.Tu dici:” non mettiamo limiti alla provvidenza” :con la provvidenza Carlo non si va da nessuna parte.Occorre coraggio ed avere la forza e la volontà politica sufficienti da invertire drasticamente qualche rotta ed ad andare contro interessi incrostati da decenni.Una di questo settori è appunto il settore militare.Ma mi accorgo di essere un sognatore.

  8. carlo giulietti scrive:

    Investire in cultura, anziché in armamenti sarebbe bellissimo, ma chi lo deciderà mai?… Comunque non mettiamo certo limite alla provvidenza.
    Nel frattempo però, se si riuscisse a far intervenire qualche mecenate, io non ci troverei niente di sconveniente perché, ovviamente, i beni resterebbero parte del patrimonio pubblico. Il ritorno per gli investitori non dovrebbe certamente consistere nella conseguente gestione, eventualmente, nella pubblicità che ne potrebbe derivare.
    Aspettando ancora, rischiamo di arrivare veramente ad un punto di “non ritorno”, ammesso che per alcune cose non ci siamo già arrivati

  9. marco lorenzoni scrive:

    Qualche mese fa, su Primapagina, provammo a lanciare l’idea di tenere a Chiusi un summit che chiamammo stati generali della cultura, proprio per fare il punto sulla dotazione di cui si dispone, sulle risorse in campo e quelle reperibili, e anche su come far fruttare tali giacimenti…
    Un passaggio,a mio avviso, obbligato e propedeutico, a qualsiasi ragionamento su uno sviluppo basato appunto sui giacimenti culturali (unica, vera risorsa spendibile al momento, peraltro). Come per altre proposte, le risposte non sono state molte. Si è preferito glissare, far finta di niente sia da parte di chi governa che dele opposizioni, sia da parte della associazioni di categoria che di chi detiene i cordoni della borsa… In questa città c’è la strana abitudine da parte dei più a considerare buone e utili solo le idee proprie. Del resto si chiama Chiusi e non Aperti…

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