E’ stata l’estate dei Kandischi

a cura di Luciano Fiorani

Quattro ragazzi appassionati di musica, un nome spiritoso che nasce da considerazioni non banali, i Kandischi. E’ la band chiusina che questa estate si è fatta conoscere e apprezzare anche da un pubblico più largo dei pochi iniziati.

Con Matteo Micheletti, la voce del gruppo, abbiamo cercato di saperne un po’ di più su quello che sta diventando per i quattro ragazzi più di un passatempo.

Chiusiblog: Quando è nata la vostra band?

Matteo Micheletti: L’idea del gruppo è nata ad inizio 2010 e nel Febbraio dello stesso anno ci siamo incontrati per la prima prova..

Chiusiblog: Chi suona cosa nel vostro gruppo?

Matteo Micheletti: Siamo in quattro: io alla voce e, occasionalmente alla chitarra, Gianluca Lorenzoni al basso, Gian Marco Chionne alla chitarra solista e Pier Luca Cupelli alla batteria.

Chiusiblog: Avete cambiato qualche elemento o siete rimasti gli stessi dell’inizio?

Matteo Micheletti: No, no. Siamo gli stessi dell’inizio.

Chiusiblog: Perchè Kandischi?

Matteo Micheletti: Abbiamo voluto  in qualche modo  rendere omaggio al celebre pittore Vasilij Kandinskij italianizzando un po’ il nome, perché come artista era legato non solo alla pittura ma anche alla musica e a tutta l’arte in generale..Abbiamo anche utilizzato una sua frase per una canzone del nostro disco “L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, ed indica il contenuto del futuro”…Tra l’altro la canzone si chiama Tempo, quindi ci è sembrata azzeccata.

Chiusiblog: Come mai il cd l’avete fatto in italiano mentre di solito fate pezzi in inglese?

Matteo Micheletti: Noi siamo particolarmente influenzati da una fase storica della musica che è quella dei fine anni ’60 e inizio dei ’70 e quindi le cover che proponiamo nei nostri concerti sono quelle alle quali ci sentiamo più legati. In quegli anni il blues e il rock erano i Cream, i Doors, Hendrix, i Beatles e così via ed è a loro che dobbiamo tante delle nostre idee. La scelta dell’italiano invece è legata più a un fatto di comunicazione. Ovvero: quello che ci interessava era creare un contatto, una legame con il pubblico che abbiamo di fronte. L’inglese può, al contrario, sembrare più distaccato, più freddo perché non sempre le parole sono a fuoco e il significato di una canzone rischia di sparire.

Chiusiblog: Oltre Chiusi dove avete suonato?

Matteo Micheletti: I posti nelle vicinanze li abbiamo girati abbastanza considerando Fabro, Castiglion del Lago, Città della Pieve, Chianciano..Abbiamo suonato poi, alla Flog di Firenze come spalla agli Zen Circus e in tre locali di Roma.

Chiusiblog: Questa estate vi si è visti un po’ dappertutto. E’ la popolarità che sta arrivando?

Matteo Micheletti: Un po’ di persone iniziano a seguirci ma non si può ancora parlare di popolarità. Con la “scusa” dell’album abbiamo avuto diversi concerti questa estate e siamo riusciti a vendere diverse copie del disco.  Il nostro nome sta iniziando a girare e questo ci fa piacere..

Chiusiblog: L’album, Estratti dal futuro come è nato?

Matteo Micheletti: L’album è il risultato del lavoro di un anno: fin dall’inizio abbiamo avuto l’intenzione di scrivere pezzi nostri tanto che già al secondo concerto presentammo tre canzoni originali. L’album proviene da li, perché man mano che passavano i mesi veniva fuori sempre qualche canzone nuova. Verso aprile di quest’anno avevamo un buon numero di pezzi che ci consentivano di metter su un vero e proprio album così siamo entrati in studio per registrarlo.

Chiusiblog: A chi vi ispirate in particolare? Qualche gruppo famoso o un cantante?

Matteo Micheletti: Beh i gruppi che citavo prima. Ognuno di noi ha le sue influenze o un genere al quale è più legato. Credo che per capire a chi ci ispiriamo comunque si capisce benissimo dalle cover che riproponiamo…

Chiusiblog: E’ facile trovare spazi (anche per le prove) per un gruppo emergente?

Matteo Micheletti: Abbastanza. Diciamo che da un lato noi siamo stati particolarmente  fortunati: io studio a Firenze e tramite alcune conoscenze siamo riusciti a suonare là due volte, Gian Marco studia a Roma e, allo stesso modo, siamo riusciti ad andare anche in quella città. Nella zona iniziano a chiamarci di più per suonare nei locali e alle feste e questo è già qualcosa. Le prove per adesso le facciamo a Castiglion del Lago in attesa che il Comune di Chiusi renda disponibile la sala prove che ha intenzione di fare.

Chiusiblog: E’ ovvio che la vostra attività è molto di più che un passatempo. Quanto vi impegna?

Matteo Micheletti: L’impegno è molto, perché siamo tutti studenti e spesso far combaciare le prove o le date dei concerti non è affatto facile. Però è un impegno che amiamo e che per adesso ci sta dando soddisfazioni. Abbiamo intenzione di andare avanti e vedere dove riusciamo ad arrivare sperando che diventi molto ma molto di più che un passatempo.

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