di Paolo Scattoni

Racconto di un piccolo esperimento che parte dalla domanda: di fronte ad una politica ferma è possibile incontrarsi sul web? Non è ferma per gli esponenti principali delle varie forze politiche che si incontrano. Purtroppo di questi incontri si hanno notizie incerte. Per i comuni cittadini la pandemia ha impedito anche il poco che si faceva prima.
Si può rimediare in qualche modo attraverso la tecnologia? Quando ho espresso questa idea mi è stato risposto che comunque in presenza è meglio. D’accordo, ma ho pensato che sarebbe comunque meglio di niente. Ho così approfittato della pazienza e disponibilità di sette amici (alcuni anche esponenti con incarichi amministrativi o di partito) per fare una prova.
Il tema scelto è stato quello della trasparenza e partecipazione nelle decisioni pubbliche, di cui qualcosa so. Ho pensato all’organizzazione. Avrei scritto una paginetta introduttiva da inviare in anticipo. Poi una convocazione per ieri alle 21 tramite la piattaforma meet di google.
Ci siamo dunque collegati all’ora prestabilita, con due partecipanti in ritardo, uno per difficoltà di connessione e l’altro per impegni di lavoro. La durata del collegamento doveva essere di meno di un’ora. Dico subito che ci sono state anche difficoltà tecniche dovute soprattutto alla versione base gratuita di meet. Io ad esempio ho avuto difficoltà a caricare quattro diapositive introduttive. La mia introduzione si è comunque conclusa nei cinque minuti programmati.
La materia di discussione era chiara. Lo statuto del Comune di Chiusi sin dal 2002 prevede alcuni strumenti partecipativi quali la istituzione di consulte, istanze e petizioni, proposte di iniziativa popolare e referendum consultivo. Le domande a cui rispondere erano fondamentalmente due. La mancata utilizzazione in quasi venti anni a cosa è dovuta? Si può fare qualcosa sin da subito per rendere operativi gli istituti partecipativi diversi?
Su queste domande ci sono state posizioni diverse. Il perché della mancata utilizzazione è stato attribuito alla scarsa conoscenza e soprattutto alla mancanza di linee guida per facilitare il cittadino. Poi permane ancora un diffuso timore ad esporsi.
Più articolate le posizioni sulla fattibilità di una richiesta di formulare le linee guida (per il referendum un regolamento). Per alcuni sarebbe possibile partire da subito. Per altri il massimo risultato possibile prima delle elezioni amministrative è un impegno esplicito e preciso nei programmi sugli strumenti di partecipazione già previsti ed eventualmente altri da introdurre.
In generale però tutti hanno riconosciuto che un maggiore confronto sulle decisioni ne migliorerebbe la qualità. Su questo c’è stata la proposta di istituire un tavolo di confronto anche tramite una chat via web.
Dal mio punto di vista di ricercatore sui temi della partecipazione l’esperimento è riuscito. Con qualche accorgimento tecnico possono essere organizzati incontri su molti altri temi.
4 risposte a Provare il confronto politico in tempi di pandemia