Possiamo: il SI non sa confrontarsi

logo-possiamo-chiusida Agnese Mangiabene per Movimento Possiamo

Magistrale lezione di democrazia condotta dal costituzionalista Mauro Volpi, martedì 8 novembre a Cetona. Il confronto tra le ragioni del NO e quelle del Sì si è consumato tra il Professore dell’Università di Perugia e il sindaco di Chiusi Juri Bettollini, persone di diverso spessore e con una preparazione completamente differente. Già il fatto che un sindaco faccia propaganda per il sì ci lascia perplessi: il suo ruolo istituzionale lo obbliga a rappresentare tutti i cittadini, non solo chi lo ha votato o chi persegue le sue idee. Ricordiamo che era già stato utilizzato impropriamente il sito del comune di Chiusi per rilasciare un’intervista di Bettollini che fa campagna elettorale per il sì. L’intervista fu poi tolta, ma il gesto lascia intendere che il comune è diventato la casa di pochi e quei pochi se la gestiscono come vogliono.
La serata è stata uno specchio perfetto della scena politica attuale, con passaggi simili ai confronti che siamo stati abituati a vedere anche in TV in questi giorni. Il Professor Volpi ha spiegato in modo impeccabile la riforma, la nascita, le possibili evoluzioni, i possibili rischi e le ragioni del no; è stato sul pezzo, ha risposto in modo coerente ad ogni intervento, ha parlato di contenuti. Dall’altra parte il vuoto, solo frasi fatte, spot, il solito cliché propagandistico. Sono anche volate parole pesanti dalla platea, parte della quale ha abbandonato la sala, nauseata da quei modi. Insomma, Bettollini è uscito con la coda tra le gambe, consapevole che la ricerca di consenso che si era prefisso aveva sortito l’effetto opposto.
Il nostro movimento si è già schierato apertamente per il NO: la riforma è un pasticcio confuso e poco comprensibile e sono a rischio la democrazia e la partecipazione popolare. Poi sei i del sì devono essere quelli dell’altra sera, non abbiamo proprio alcun dubbio.

MOVIMENTO POSSIAMO SINISTRA PER CHIUSI

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5 risposte a Possiamo: il SI non sa confrontarsi

  1. Agnese Mangiabene scrive:

    Concordo con Paolo Miccichè: il fatto che un Parlamento eletto con una legge dichiarata anticostituzionale riformi la Costituzione, è stato il primo motivo a farmi schierare con il NO. C’è anche un altro fatto estremamente importante. Una riforma costituzionale che spacca il paese a metà come una mela ha in sé qualcosa di strutturalmente sbagliato. La proposta di riforma doveva essere maggiormente condivisa e il consenso popolare dovrebbe essere molto più ampio. Non dobbiamo mai dimenticare che chi governa ha il dovere di rappresentare i cittadini e non il diritto di fare ciò che vuole.

  2. PMicciche scrive:

    Per entrare nel merito bisogna che vi siano le condizioni per farlo.
    Qualche mese fa il Presidente del Consiglio chiese di non andare a votare al referendum sulle trivelle; cosa che mi procurò il fastidio di venire a Chiusi, votare e tornare da dove ero venuto, subito dopo. Non avrei votato ma l’ho fatto solo per protesta verso la sua scorrettezza istituzionale.
    Lo stesso personaggio era diventato capo del Governo sostituendo il suo predecessore con un colpo di mano degno di una consumata oligarchia… Letta se ne andò alla chetichella con un muso lungo così…mah!
    Non gli bastò, portando avanti una riforma costituzionale che non aveva, e non ha, a favore nemmeno la totalità del suo partito e con i voti di un parlamento poco legittimato e comunque nominato dalle segreterie dei partiti. Non contento di questo, un giorno dice che se non vincesse il SI lui si dimetterebbe persino dalla politica.
    Insomma, vi sono, in sequenza, una serie di fatti di estrema gravità che impediscono alla fine persino di potere entrare nel merito della Riforma. Successivamente ha fatto sì marcia indietro ma un Presidente del Consiglio non può dire: “va be’…ho esagerato, facciamo finta di niente”. Ma che siamo matti? Non scherziamo per favore. Io voglio solo tornare a votare quanto prima, altrimenti costui continui a governare in modo oligarchico ma io, nel mio piccolo, non gli darò alcuna legittimazione…not in my name!

  3. pscattoni scrive:

    Invece io credo che se ne debba parlare. Il metodo deve essere quello del confronto che può essere anche fra conoscenza comune e conoscenza esperta. Non si può invece accettare che la questione venga buttata in caciara, come dicono a Roma. Io che non sono un esperto, studiando un po’, ho maturato il mio orientamento per il NO. Posso anche confrontarmi con un esperto di diritto costituzionale per il SI. IN quel dibattito porterei il mio percorso. Se l’esperto mi convincesse, sarei pronto a cambiare idea, anche se al momento non lo vedo probabile.

  4. luciano fiorani scrive:

    Voterò NO senza tentennamenti per svariati motivi. Di merito e di impostazione.
    Quando a voler modificare la Costituzione sono quelli al governo (Erdogan, Putin, Maduro…) senza cercare un ampio consenso ma affidandosi a trucchetti di procedura parlamentare (tagliole, canguri, voto di fiducia…) c’è subito da drizzare le orecchie.
    Perché come diceva Montesquieu il potere non si pone limiti ma bisogna imporglieli e la Costituzione a questo serve e non può essere un vestito cucito su misura secondo i desiderata di chi comanda.
    Quanto al bicameralismo perfetto ero e sono contrario ma qui, per dirla con Travaglio, si vuol passare dal bicameralismo perfetto al bicameralismo alla caz.. di cane.
    Sul confronto tra Bettollini e il professor Volpi la decenza impone di tacere.

  5. PMicciche scrive:

    La questione è complessa….Ricordo quando si auspicava che il bicameralismo perfetto fosse superato: io ero un adolescente e Agnese ancora di là da venire. Nessuno però lo ha mai fatto, pur avendo la maggioranza per farlo e pur essendo chiaro che fosse una riforma necessaria. Molti che ora si sbracciano per il No sono gli stessi che facevano gli stessi annunci per non cambiare però niente. Vedere Renzi e De Mita assieme mi ha procurato una grande tristezza senza sapere, francamente, a chi assegnare la palma del meno peggio. Voterò “evidentemente” NO – soprattutto perché le riforme costituzionali deve farle un Parlamento pienamente legittimato, con una maggioranza ampia e con un Governo uscito dalle elezioni – però lo farò turandomi il naso e, ultimamente, a forza di farlo, sto cominciando davvero a non respirare più bene…

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