Questo intervento è firmato congiuntamente da Romano Romanini e Paolo Scattoni nato da uno scambio di commenti in un precedente articolo. Ora li riproponiamo con qualche integrazione e chiediamo adesioni. Intanto c’è quella di Roberto Donatelli.
In uno scambio di commenti su un articolo di alcuni giorni fa è stato posto il problema se vi sia o no un nuovo spazio di discussione che possa avere un ruolo più o meno importante, si vedrà, nello spazio politico che si è aperto con le dimissioni del sindaco Scaramelli.
La proposta per un confronto è stata riassunta in sette punti:
1) Un nucleo di cittadini di buona volontà propone a tutti (partiti, movimenti, associazioni, singoli cittadini) di partecipare ad un lavoro individuazione dei problemi di questo comune;
2) La lista di problemi non viene resa pubblica soltanto alla fine. Invece parte subito in maniera incompleta e andrà formandosi progressivamente.
3) Inizialmente i partecipanti convergono non sulle soluzioni ma semplicemente sulla rilevanza o meno dei problemi stessi. Non ci sono qui giudizi di valore, ma semplicemente un accordo sulla rilevanza;
4) Per ogni problema si enumerano le possibili opzioni (da quella che le cose rimarranno invariate alle diverse soluzioni proposte);
5) Ognuno degli “attori” (chi partecipa) esprime una valutazione su queste;
6) Si identificano le diversità di opinione e i conflitti.
7) Si organizzano serie di discussioni (confronto) per verificare se esistano o meno possibilità di soluzione dei conflitti, magari facendo emergere opzioni a cui non si era pensato originariamente.
Tutto questo non ha come obiettivo la presentazione di una lista alle prossime elezioni, ma più semplicemente quello di presentare problemi e possibili soluzioni sui quali le diverse liste potranno, se lo vorranno, posizionarsi.
Non è difficile costruire un primo nucleo di queste questioni. Proviamo a d immaginare una passeggiata che cominci dai confini con Cetona e consideri soltanto i cosidetti interventi puntuali:
Impianti sportivi a Pania
Monitoraggio inquinamento a Fondovalle
Destinazione dell’area dell’ex Centrocarni
Costruzione di una stazione in linea per l’alta velocità
Cassa di espansione per la messa in sicurezza
Uso delle opere per il progettato centro merci
Uso dell’area attualmente utilizzata da FS per scambio merci
Costruzione di una cassa e impianto di sollevamento in zona sottopasso
Utilizzo dell’ex dormitorio
Valorizzazione del percorso della bonifica
Edificazione sopra palazzetto
Possibile realizzazione di un parco urbano fra scalo e centro storico
Messa in sicurezza Montallese
Nuova edificazione Montallese
Edificazione zona Querce al Pino
Ecco in pochi minuti, facendo riferimento a quanto dibattuto in questo blog abbiamo individuato ben 15 problemi, li possiamo chiamare aree di decisione. Evidentemente sono soltanto un nucleo iniziale. Siamo certi che chi avrà la pazienza di leggere ne potrà aggiungere altre. Poi ci sono quelle non puntuali e anche qui ci si può sbizzarrire (p.e. futuro del Festival Orizzonti, valorizzazione scuola superiore di Chiusi e così via). Ci sono veri e propri ambiti di decisione nei quali è facile scorgere la possibilità di trasformare ciascuno di loro in aree di decisione
Servizi: quali sono i più richiesti/necessari? Commercio: esigenze e necessità per aprire e/o gestire una attività; Tasse e tributi: acqua, rifiuti, IMU – Associazioni culturali
Trasporti (Stazione, tassisti, collegamenti locali e con le principali città – Pendolari e operatori turistici. Volotariato/associazionismo: attività, esigenze, necessità proposte
Ecco dunque una prima rassegna che due cittadini hanno messo nero su bianco per un possibile elenco sul quale chiamare cittadini e portatori d’interesse.
Chi ci sta ci scriva
Ho letto i vari posts. Mi sembra ovvio che da un riferimento tecnologico si passi, al più presto, ad un intervento fisico, incontri etc., altrimenti si spende più tempo a chiarire i vari equivoci, che la rete inevitabilmente crea, cha a cercare di risolvere i problemi che riguardano Chiusi. Tra parentesi, sono stufo, letteralmente, di sentire dire che Chiusi è un paese di circa 9mila anime. Il Comune di Chiusi si, la Città di Chiusi ne ha poco meno di 500!
Ora che il fraintendimento è stato chiarito, possiamo continuare a discutere sulla domanda che veniva posta: lo scambio di messaggi in rete può contribuire in qualche modo a realizzare il progetto che è stato delineato in questo articolo?Io credo di si. Porto un paio di esempi:
1) Questo blog. Ha contribuito a creare dibattito? Io credo di si. Personalmente ne ho ricavato molto entrando in contatto con persone che non conoscevo o di cui non sapevo le posizioni su specifici argomenti. Il programma poteva permettere il classico “mi piace”/”non mi piace” PROPRIO PERCHÉ QUELLO CHE IMPORTA È L’APPROFONDIMENTO.
2) Il progetto laboratorio/ambiente. In quell’ambito hanno interagito molte persone, ma poi è stato fondamentale lo scambio di idee e proposte anche attraverso alcune mail list. Grazie anche a questo lavoro oggi si configura la possibilità di creare un’associazione per lo sviluppo di progetti basati su tecnologie a basso costo nell’ambito di attività di scienza di cittadinanza. All’ultima iniziativa pubblica con una settantina di persone si sono documentate esperienze, idee e possibili progetti futuri. E’ stato un successo. I politici, se pur invitati, hanno brillato per la loro assenza. Mai come in questo caso vale il “ce ne faremo una ragione”. Comunque anche su questo l’approccio misto rete/contatto diretto ha avuto successo.
“Classico esempio di come si può essere fraintesi dibattendo sulla rete e di come sia difficile poi spiegarsi” E’ proprio vero.
Ho effettivamente ritenuto che il commento di Cioncoloni fosse rivolto specificatamente al mio intervento.
L’astio non me lo sento dentro come tale ma come presa d’atto sconsolata.
Classico esempio di come si può essere fraintesi dibattendo sulla rete e di come sia difficile poi spiegarsi.
Basta un post inserito nella sequenza sbagliata.
Il mio intervento era riferito a quello di Paolo Scattoni in cui si parlava di efficacia tra l’incontro fisico e quello virtuale e non aveva alcuna intenzione di mettere in dubbio né di criticare quanto esposto da Carla Biscottini, nei confronti della quale non c’era nessun riferimento perché quando ho scritto il mio post delle 10,09 il suo delle 9,58 ancora non era visibile.
Anzi, mi sembrava di aver capito che anche lei, per quanto aveva scritto prima, fosse piuttosto incerta sull’efficacia del confronto solo virtuale.
Per quanto riguarda il “perseverare”, detto in maniera abbastanza astiosa, che sinceramente non credo di meritare, io non ho mai avuto problemi ad ammettere gli errori, quando mi sono stati fatti notare, e a prendermi eventuali responsabilità.
In quanto poi alla coscienza collettiva non voglio assolutamente lanciare messaggi messianici ma semplicemente dire che se continuiamo a parlarci tra noi pochi, sensibili a certi argomenti, senza allargare il dibattito ed il confronto alla maggior parte dei cittadini, i quali non frequentano la rete, non otterremo mai nessun cambiamento.
Proprio perché si tratta di interventi fondamentalmente di carattere locale, amministrativo, gestionale e non di indirizzo politico tali da coinvolgere “l’umanità intera” dico quello che dico. Proprio perché constato come tantissimi abbiano costantemente da commentare e dire e discettare, dico quello che dico. In questo blog ho espresso un mio pensiero, con un intervento, circa quattro anni or sono ed ho avuto l’ardire di farne un altro oggi. Sig. Cioncoloni ritieni che quello che dico lo dica perché più “pratico” e “comodo” senza contribuire al messianico intento della costruzione di una “presa di coscienza collettiva”. Io posso solo comunicarti che non siamo senza dubbio sulla stessa frequenza perché non ci siamo nemmeno minimamente captati e in ogni caso, senz’altro si, non intendo indicare alla lavagna alcunché, tanto meno la via per una corretta acquisizione di “coscienza collettiva”. In ogni caso sorridendo penso: … perseverare autem diabolicum. 🙂 Questo che sto per dire è poi una considerazione in generale: si parla in misura sovradimensionata rispetto al reale messaggio sottostante. Io ho parlato due sole volte, in questo luogo, (contravvenendo alle mie convinzioni) ma senz’altro una volta di troppo. Ne farò tesoro.
Evidentemente non mi sono spiegato. Le due modalita’ sono complementari. Chi fa o ha fatto attivita’ politica sa benissimo quanto sia complesso organizare incontri che in media coinvolgono 30 o 40 persone, delle quali soltanto poche intervengono. Personalmente ho maturato esperienze diverse. Io penso che possano essere percorse entrambe le strade e, ripeto, non ho pregiudizi ‘ideologici’.
Costruire un wiki non significa che quei contenuti non possano o non debbano essere utilizzati in incontri specifici. Questo articolo e’ stato sinora letto da quasi 200 persone e 5 sono intervenute. Poco o tanto qualcosa e’. Possiamo sin da ora pensare a un incontro se c’e’ qualcuno disposto ad organizzarlo da subito una mano la do’ volentieri. Penso anche che il lavoro sulla rete debba continuare.
Non ci dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di dibattere i problemi di Chiusi, non quelli dell’umanità intera. Un paese di 9.000 abitanti, rispetto ai quali un dibattito sulla rete rappresenta un confronto “elitario”.
Capisco che è più “pratico”, o forse più “comodo” stare seduti alla propria scrivania e contemporaneamente, tra un impegno di lavoro e l’altro, esprimere le proprie idee, ma è quello che serve per una presa di coscienza collettiva, senza la quale non cambiera mai niente?
Alla luce di esperienze collettive rilevabili dal passato e di mie personali ritengo che, sia la condivisione di un “terreno di gioco” (conflitto inteso come rapporto di forza intorno ad un iter procedurale e di scopi all’interno di una visione deterministica della realtà), sia le “modalità di gioco” (separazione di pensiero -concetto- e vissuto -esistenza dell’oggetto in quanto realizzata- accompagnati da preliminare raccolta di adesioni intorno ad un’idea), abbiano ampiamente dimostrato la loro inadeguatezza. In questo senso vedo lo strumento della rete come la finale e massima dimostrazione proprio dell’irretimento, giustappunto, che non ci ha ancora permesso di acquisire quella maggiore consapevolezza che è premessa indispensabile ad un diverso approccio.
Carla, è una questione molto dibattuta che per quanto mi riguarda non ha una risposta univoca. Negli ultimi 20/25 ha dominato il paradigma della democrzia deliberativa il cui ispiratore e principale teorico è stato Jurgem Habermas che prevedeva un processo decisionale determinato da arene di discussione confronto, dove non ci sarebbe coagulo di interessi, ma dove ognuno conta per uno. Recentemente l’ultimo epigono della scuola di Francorforte (quindi gioca in casa), tale Byung-Chul Han, sostiene che con l’introduzione della rete quel paradigma è tramontato e dovrebbe esere sostituito da una sorta di decisionalità ricavata dai dati della “nuvola” di internet.
Io ho un approccio molto più pragmatico. È ovvio che l’inconro “fisico” sia più efficace, ma può essere integrato dagli strumenti della rete. In particolare l’ambiente wiki permette forme di interazione interessanti. Non so se ho risposto.
Auspicabile proposta operativa la cui istanza ontologica che mi coinvolgerebbe vedo in contraddizione estrema con l’utilizzo dello strumento informatico per ottenerne la diffusione e raccogliere le adesioni.
Brevi citazioni a corredo di questo mio commento ermetico:
“…è dell’opinione che ci si debba attenere al contenuto dei programmi, delle idee, (che) significa però tanto poco quanto poco significa la capacità germinativa di un chicco di grano prima ch’esso sia stato piantato in un terreno cerealicolo fertile… ” (Steiner).
“…il soggetto politico è un attore intermittente, che crea momenti, luoghi e occasioni dove sviscera argomenti e dimostrazioni per mettere in rapporto ciò che non è in rapporto… (Rancière)
“…la maschera virtuale è una figura nata dalle medesime motivazioni, ciò
da cui si fugge è il fallimento dei rapporti reali, per ricostruirne altri semplici e
ordinati, basati su pochi e immediati canoni che legano le persone, confinando i
rapporti in un non-luogo dove sono semplificati, creandone un’immagine sintetizzata…” (Bonicelli)
“…la visione originale di Internet, che comportava la condivisione libera di mezzi di informazione e di comunicazione, senza che i suoi movimenti informatici e le ricerche siano misurati, seguiti, tracciati, archiviati, messi in sezioni, commercializzati e raggruppati in banche dati dal governo, è morta…
L’unificazione dei centri a monte del palazzetto andrebbe fatta solo con un bel sentiero: una passeggiata attrezzata, tipo sentiero della bonifica, con qualche bell’albero per fare ombra: magari quel famoso albero per ogni nuovo nato che da tanto si promette. Tutto meno che con villette a schiera! Ma da quei bruti cosa si può pretendere!
Grazie Francesco. Si manca e nella prossima lista verrà inserita questa area di decisione. Questo è lo spirito dell’iniziativa, costruiamo insieme!!!!
se non ho letto male manca la riqualificazione dell’area della fornace, che potrebbe risolvere i problemi di edificazione a chiusi scalo senza portare avanti l’orrore dell’edificazione a monte del palazzetto. Quel progetto di unire da quel lato i due centri abitati va fermato al più presto: è brutto e pericoloso.
Grazie Bonella. Rimani sintonizzata fra un po’ iniziamo ad essere operativi e possiamo lavorare a una pagina di questo blog o a un sito specifico.
La proposta è quella di un metodo da adottare per l’individuazione delle cose che dovrà fare la nuova Amministrazione. Nell’ordine i due obbiettivi:
1. restituire l’agibilità politica ai cittadini tramite la Partecipazione.
2. individuare quali sono le cose che dovranno essere fatte dalla prossima Amministrazione stabilendone anche l’ordine di priorità.
Basta con i programmi fotocopia, buoni per tutte le stagioni costruiti a tavolino dai partiti.
Dopo questa tristissima e umiliante vicenda istituzionale di un sindaco che svolazza con spensieratezza da un incarico all’altro, i cittadini, le associazioni, le categorie produttive hanno tutti il dovere (e il diritto) di battere un colpo. Di prendere in mano il proprio destino di cittadini e di provare a governarlo.
Se poi ci sono forze politiche che credono veramente che l’amministrazione della cosa pubblica è un Servizio alla collettività e che prima di tutto ci sono i cittadini e le loro esigenze reali allora, questa volta, hanno la possibilità di dimostrarlo sedendosi umilmente nei banchi degli scolari ad ascoltare i cittadini. “Sporcarsi le mani” con loro, per servirli e non per essere serviti.
Buona iniziativa , parteciperò