Nella slide 11 del “progetto tra storia e territorio” della lista Primavera si parla di “Attivare la RETE WI-FI a libero accesso in aree attrezzate e specifiche per una successiva estensione a tutto il territorio comunale”.
Il progetto sarebbe senz’altro interessante, ma mi pare che ci siano ad oggi oggettivi limiti legislativi alla sua realizzazione.
In particolare ci sono due norme che regolano la distribuzione del servizio Internet tramite stazioni di lavoro non presidiate e rete senza fili: la delibera del 2003 102/03/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=334&Search=102/03/CONS) ed il famigerato Decreto Pisanu “Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale” decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144 e successivamente convertito nella Legge 31 luglio 2005, n. 155
(http://www.camera.it/parlam/leggi/05155l.htm).
Nel primo l’AGCOM di fatto liberalizzava il WiFi, togliendo alcuni paletti alla sua applicazione. Ad esempio, per poter “metter su” una rete WiFi pubblica non era più necessario essere iscritti al Registro degli Operatori di TLC.
Gli artt. 6 e 7 del Pisanu, però, hanno introdotto nuove e più pesanti limitazioni. Impone, ad esempio, che <b>sia sempre identificabile il soggetto che effettua l’accesso</b> e che <b>perlomeno i tempi di accesso e disconnessione al servizio vengano registrati</b>. Pisanu avrebbe anche piacere che si sappia pure che c’hanno fatto gli utenti con Internet, ma solo “qualora disponibili” quei dati…
Nel Pisanu si parla poi di “preventiva acquisizione di dati anagrafici riportati su un documento di identità dei soggetti”, il che implica che la rete WiFi non può essere libera: l’utente fornisce i sui dati <i>e quindi</i> può accedere alla rete. Ne consegue che l’accesso alla rete può essere consentito solo previa autenticazione dell’utente, che deve essere tale da identificarlo univocamente e tener traccia perlomento dell’inizio e fine connessione.
L’efficacia del Decreto Pisanu nel contrastare il terrorismo internazione è, ovviamente, più che discutibile: funziona meglio come ennesimo favore al mercato delle TLC. Fatto sta che potrebbe essere un discreto impedimento al progetto.
I mezzi e le strutture che impone vanno infatti oltre il “semplice” router WiFi con connessione flat ad internet: è necessario dotarsi di una struttura centralizzata di autenticazione ed acquisizione degli accessi, nonché di strumenti per rilasciare le password ad-personam. Tutto ciò ha un costo aggiuntivo non banale che va valutato.
Tuttavia, esistono esperienze del genere alle quali si può fare riferimento. Ad esempio, RomaWireless (http://www.romawireless.com/comefunziona.htm) è un servizio gratuito (per un’ora al giorno) di accesso ad Internet. Per accedere a quella rete è sufficiente fornire il proprio numero di cellulare e si ottiene la password (suppongo con un SMS). Siccome chi ti ha venduto la SIM del cellulare ha registrato i dati di un tuo documento di identità, ecco che l’accesso è identificabile. Il decreto Pisanu parla però espressamente di acquisizione preventiva, quindi è dubbio se quella di RomaWireless sia una strada legittima o meno. É comunque un precedente, mi pare.
Insomma, il WiFi libero in Italia è un sogno (almeno per ora). É più fattibile una cosa tipo RomaWireless che, però, ha senz’altro dei costi molto superiori alla soluzione “facile”…
19 risposte a WI-FI libero della “Primavera”: non sarà facile