Che Chiusi non fosse più da decenni il centro più vivace della zona lo hanno capito in diversi. L’apatia, l’abbandono e la rassegnazione sembrano ormai farla da padroni e il paese sembra ormai diventato un buco nero nell’immaginario delle popolazioni della Valdichiana e del Trasimeno.
Molti fattori hanno ovviamente concorso a determinare l’attuale deprimente situazione. Ma se tutti concordano sul fatto che la politica non è più quella di una volta, l’economia ha smesso di girare con babbo Monte più di là che di qua, l’emigrazione di tanti giovani cervelli che da queste parti non trovano adeguate occasioni lavorative, le risorse culturali ridotte a informi cumuli di macerie, in pochi concordano, invece, su quello che secondo me, è il vero e proprio male oscuro di questo paese: il suo tasso di mafiosità.
Il fenomeno, sempre a mio parere, è andato connotandosi sempre più marcatamente da poco più di un decennio.
L’aspetto più vistoso è che, sulle questioni pubbliche anche di maggior rilievo e impatto sui destini del la città, è praticamente impossibile sentire l’opinione dell’uomo della strada se non al riparo dell’anonimato o dello scambio di chiacchiere al bar o dal barbiere col sottinteso: qui lo dico e qui lo nego. Dei partiti e delle innumerevoli associazioni cittadine, sotto questo aspetto, non è neppure il caso di parlarne. Così come della “grande stampa”.
Naturalmente i mugugni su singole questioni ci sono sempre ma non arrivano mai ad assumere una chiara ed esplicita presa di posizione.
Se questa è la situazione, e io penso che sia così, sarebbe opportuno cominciare a interrogarci su una società civile che mi pare si sia ridotta, opportunisticamente, ad una indistinta claque.
Di questioni di un certo rilievo ne sono emerse molte ultimamente, ma non c’è stato verso di sentire un’opinione (al di fuori dei soliti quattro rompicoglioni). Che i nostri concittadini abbiano un timor panico a dire come la pensano è del tutto evidente. Talvolta il non esporsi è naturalmente giustificato (nessuno è in cerca di martiri) perchè le ritorsioni sono sempre moneta corrente con questo sistema ma il fatto che neppure su problemi di ordine generale si riesca a carpire un pronunciamento è, secondo me, un aspetto che ormai non è più eludibile.
Naturalmente qui non c’è il mammasantissima che tutto sovrintende ma, come insegnava Falcone, i metodi della mafia non sono più un’esclusiva delle cosche e il sistema in cui viviamo ha ormai assunto tratti ben identificabili, di cui l’omertà è parte integrante.
Il potere, con il suo collaudato sistema della carota e del bastone, è riusciuto a ridurre all’impotenza una popolazione che ha sacrificato (ben volentieri, si direbbe) sull’altare del quieto vivere e del proprio “particulare” la dignità civile.
E se c’è ancora qualcuno che si indigna e dice come la pensa è perchè pensa che sia giusto, non perchè sia ancora viva la speranza che le cose cambino in tempi ragionevoli.
La delega irresponsabile di cui godono amministratori di ogni ordine e grado è la naturale conseguenza di comportamenti omertosi divenuti prassi corrente.
E allora cosa volete che importi a chi ritiene (o fa finta di ritenere) di vivere in un’isola felice che fine farà il Palazzo delle logge o se Terrecabalte ha sperperato vagonate di soldi pubblici?
Ho sempre più la sensazione che discutere di certi argomenti abbia lo stesso impatto, nel corso delle cose, di quanto ne ha la discussione su un rigore non dato a risultato ormai acquisito. Ossia niente.
I tifosi almeno sanno che sono chiacchere inutili e che servono solo per qualche sfottò.
19 risposte a Il problema di Chiusi è il suo tasso di mafiosità