Negli atti del comune la valenza politica conta di più della “regolarità certificata”

di Romano Romanini

Premetto che anch’io subisco il fascino dell’atto “certificato con firma digitale” come dice Giampaolo Tomassoni.

Provo tuttavia a sintetizzare cosa è necessario fare attualmente per “accedere” ad un atto:

1) disponibilità della “fonte primaria di informazione” (sapere che un determinato atto esiste)
2) conoscerne i “connotati” (tipo di atto, numero, data di emanazione ecc.)
3) andare presso l’Ente che lo ha emanato (naturalmente nei giorni e negli orari di apertura al pubblico) e chiedere (tramite apposito modulo) la visione dell’atto;
4) attendere che lo stesso venga reperito (non è scritto da nessuna parte che la visione dell’atto avvenga nello stesso giorno della richiesta);
5) prendere visione dell’atto (se si è fortunati nello stesso giorno altrimenti si ritorna quando l’ufficio è aperto);
6) prendere appunti manuali sui contenuti per:
a. individuare le parti di cui chiedere la copia (spesso i documenti sono molto lunghi e hanno parti assolutamente irrilevanti ma che costano quando ne chiedi copia);
b. individuare altri documenti significativi richiamati e di cui è necessario prendere visione (quasi mai un atto è senza “babbo e mamma”);
c. riempire l’apposito modulo per richiederne la copia (parziale o totale);
d. richiedere in visione i documenti “babbi e mamme” e qui si ritorna al punto 4 senza passare dal via. (se questi documenti li ha emanati un altro Ente ovviamente ci si deve recare presso l’altro Ente)
e. ritirare le copie dell’atto dopo un congruo numero di giorni.

Ho volutamente tralasciato tutte le varianti e gli “imprevisti” che si incontrano nell’accesso agli atti e faccio finta di non sapere che in molti casi c’è anche l’ostruzionismo dell’Ente che non gradisce l’indebita intromissione.
In conclusione quando si ha a che fare con gli atti amministrativi di un Ente e gli argomenti sono un pochino più complessi di un semplice certificato (es. Bioecologia, Piano Strutturale, chiusura di Casafamiglia, Stanziamenti di bilancio ecc.) solo per mettere insieme i documenti possono passare mesi e nel frattempo magari ne vengono prodotti altri o addirittura il procedimento si conclude (nel primo caso rimando alla nota favoletta della tartaruga e del Piè veloce Achille).

Confermo quindi che una pubblicazione “pur che sia” sarebbe già una gran cosa perchè ben prima della “regolarità certificata” dell’atto è fondamentale la valenza politica che quell’atto porta dentro. Conoscere in tempo reale cosa e come l’Amministrazione stà decidendo, fa la differenza tra le chiacchiere frikkettone (si scrive così?) da facebook/happy hour al bar/bollettini di regime e la democrazia partecipata.

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