Dobbiamo avere la forza per continuare

di Filippo Baglioni

Queste sono ore certamente di grande sofferenza e sconforto.
Sono stato tra le prime persone a cui, Don Antonio, ha comunicato la notizia del suo trasferimento, potete solo immaginare il dolore dilaniante che io abbia provato, considerando che ho passato più ore della mia vita nel suo studio, nella parrocchia, che in casa mia.
Il giorno dopo, ho fatto molta fatica ad accettare questa idea, credevo che stessi sognando, avevo capito che non avrei avuto più nella quotidianeità , un babbo, un fratello…l’amico più fedele che ho. Sono passati però alcuni giorni e lo sconforto lentamente si è trasformato nella voglia di capire cosa era veramente giusto fare. Abbiamo parlato per alcune ore ed ho, allora, lungamente riflettuto sulle parole che mi ha detto. La prima cosa che lui mi ha detto è stata: “Filippo, se non avessi accettato, se non avessi detto di si, cosa ti avrei insegnato in 23 anni?”
Da questo spunto è partita la mia riflessione e mi sono chiesto: ma se io non supportassi questo suo si, io in 23 anni, cosa avrei imparato? NIENTE!
Se io non supportassi la sua fede granitica dimostrata nel suo si, nella sua obbedienza, io non avrei imparato NIENTE!
Mi ha poi detto: “Filippo se non avessi accetto, sarei stato come il sale che perde sapore”.
Caro Filippo, mi sono detto fra me e me, se non supporti il si di Don Antonio anche te, saresti un sale senza sapore! Io invece voglio continuare ad avere sapore, quel sapore che lui mi ha trasmesso, voglio mettere in pratica ciò che Don Antonio in questi venti anni mi ha insegnato ed è per questo che, con totale fermezza, supporto il suo si e la decisione del Vescovo, per il bene della Diocesi tutta.
L’unica cosa che si può sottolineare è che i modi ed i tempi vengano rivisti e siano sufficienti affinchè il nuovo parroco, comprenda la nostra dimensione e realtà parrocchiale. Ma la cosa veramente importante da capire, sulla quale intendo mettere con tutta la mia forza un punto fermo, è che ora, noi tutti, abbiamo la grande RESPONSABILITA’ di non far morire quello che è stato costruito in questi anni. Ora anche per noi è il momento della prova. Sono le ore del Calvario.
Dobbiamo assolutamente superare la dimensione dell’affezione alla persona “Don Antonio” e guardare al bene di quella parrocchia che ci ha cresciuti e formati. La sola cosa che dobbiamo dimostrare a Don Antonio è il desiderio di continuare da subito il nostro percorso con il nuovo Parroco, con lo stesso spirito, con la stessa forza ed entusiasmo di prima.

Se questa comunità morirà non sarà perchè non c’e’ più Don Antonio ma per nostra responsabilità, morirà se noi non saremo capaci di mettere in pratica, ciò che ci ha insegnato, e questo si, che per Don Antonio, sarebbe il vero dolore! I cieli e la terra passeranno, lui andrà via mentre invece la parrocchia resterà e ad essa noi. Questa è la mia opinione, meditata e sofferta ma che per la mia coscienza è la più equilibrata e quella che mi rende più sereno poichè è la più coerente a quello che Don Antonio mi ha insegnato.

Ogni tralcio che porta frutto, lo porta perché porti più frutto Gv 15, 1-8 . Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio, Gv 14,1.

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3 risposte a Dobbiamo avere la forza per continuare

  1. Paolo Giglioni scrive:

    Caro Filippo,
    la fede di Don Antonio e la sua coerente testimonianza è certamente collegata al futuro della Parrocchia ! E’ vero nessuno è indispensabile, anzi il suo esempio certifica e sprona a fare meglio, a proseguire nel suo esempio, da semi laico che sono, posso dirti che l’idea, il principio, il bene comune vale più della persona. Per me vale anche la sua testimonianza, la possibilità di confrontarsi con persone intelligenti, per cui per dirla con Ferrini ” non capisco ma mi adeguo ! “. Avrei voglia di dire altre cose ma la fede in un ideale od in una religione, me ne sono reso conto adesso che divento più vecchio, non può prescindere dai sentimenti !

  2. pscattoni scrive:

    Eh no caro Filippo non sono d’accordo. Vedi il tuo ragionamento sarebbe corretto se sulla denuncia dei redditi non ci fosse una casellina per l’8 per mille che veniamo invitati a firmare a seguito della campagna pubblicitaria della Conferenza Episcopale Italiana che ci presenta preti e suore impegnate in opere di valenza sociale. Allora essendo uno di quelli che quella firma l’ha messa forse una nota del responsabile primo di quelle opere a livello locale la potrebbe pur dare. Non è l’8 per mille della tavola valdese che dichiara che quei soldi non verranno impegati per pagare i propri pastori.
    Il mio 5 per mille lo devolvo alla Opera per la gioventù “Giorgio La Pira”. Lì ricordo chde ho avuto la mia prima formazione politica. Lì lessi la lettera di don Lorenzo Milani ai cappellani militari, pubblicata l’anno seguente con il titolo “L’obbedienza non è più una virtù”. Appunto.

  3. Bravo Filippo! Un abbraccio fraterno. Questo è ciò che ci insegna il Vangelo, e ciò che ci ha insegnato Don Antonio, strumento di evangelizzazione. “Se questa comunità morirà non sarà perchè non c’e’ più Don Antonio ma per nostra responsabilità, morirà se noi non saremo capaci di mettere in pratica, ciò che ci ha insegnato” questa è la cosa importante. Bisogna essere uniti nell’amore alla Parrocchia, vivendo questa croce come Cristo, e sapendo che se lo ascolteremo, ci darà 100 volte tanto.

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