Una volta c’era un detto, molto abusato dalla politica, che richiamava alle scarse facoltà mentali di chi non sapeva adeguarsi al mondo che aveva intorno e proprio per questo veniva sorpassato dalla Storia.
Di fronte ad una immagine come questa (le suore con il tricolore) direi che si tratta di etica vera, a differenza di molti altri settori della nostra società, che spesso non si espongono poiché retrivi e timorosi che l’esporsi possa portare danno alle carriere e alle prebende cui aspirano. Così come temono di contrastare chi è più in alto perchè la scalata sociale ne potrebbe essere essere inficiata.
Una immagine come questa un po’di tempo fa non ce la saremmo sognata e allo scattare della foto la suora in questione ha esclamato a voce alta diretta al fotografo che la riprendeva (che era il sottoscritto): “Viva l’Italia”. In effetti pensare al vessillo che ben 142 anni or sono attraversò Porta Pia ponendo fine allo Stato Pontificio e vederlo oggi sbandierato dalle suore in occasione della commemorazione del 25 Aprile una certa impressione la fa.
E’ una impressione duplice, che raccoglie la mia approvazione per ciò che riguarda i concetti profondi e condivisi della missione autentica di quello che gli esseri umani possano aver radicato dentro loro stessi e che si chiama fede (per chi ce l’ha), ma dall’altra sento che anche per la Chiesa sia necessario collocarla (parlo dell’immagine e il significato che ne promana) per farla far parte artificialmente di un percorso di adeguamento organico ai tempi che viviamo, dove sopravvive chi sa adeguarsi, indipendentemente da tutto e da tutti.
Il dubbio che la filosofia ci insegna mi porta a ricercare la verità più oggettiva possibile. Poichè interpreto la fede come una condizione del tutto individuale, di cui ci si nutre, che può aiutare a vivere e risolvere e lenire le ansie esistenziali della vita, non tutto il resto che ne consegue è accettabile.
Dal momento che per molti uomini e donne vale il detto “alle cose per farle vere basta crederci” si capisce che del comportamento umano facciano parte anche manifestazioni come quella di cui sono stato spettatore e di cui non posso che rallegrarmi con piacere.
Il piacere e la considerazione per ciò che ho ripreso la mattina del 25 risiede nel fatto che spesso nell’ambiente dove viviamo -parlo di Chiusi in specialmodo- le uniche cose che forse possano essere colorate e collocate “più a sinistra” appaiono essere, probabilmente, quelle portate avanti e messe in evidenza dalle suore che, nel loro spontaneo sentimento, non si fanno alcuno scrupolo di manifestare sentimenti e atti diretti al compimento di missioni umanitarie.
E’ una lezione vera anche per molti a sinistra. E’ anche un segno dell’insufficienza della sinistra a spiegare il mondo che ci circonda, un ritardo storico che stà pagando tutta la società, e non solo la sinistra. Esiste gente però che dentro la stessa Chiesa, a livello nazionale, si serve di status per piegare la politica a proprio vantaggio e negli ultimi eventi è apparso sempre più palese. Come chiaro lo era negli anni ’50 e ’60.
Senz’altro mi sarei meravigliato di più se al loro posto ci fosse stato il cardinal Bertone con la bandiera Italiana. Ma persone del popolo che lavorano per il popolo non possono che attrarre il plauso di molti ai quali mi associo.
Una cosa è la fede altro è l’uso che se ne fa. A tal proposito, per chi ha la memoria corta, dal mio archivio ho recuperato un’altra immagine -emblematica e non casuale- della quale non ci si può dimenticare per capire di quale pasta composita siano fatte le persone: quella dei preti che salutano fascistamente al tempo del regime.
Per dire che è proprio la teoria politica di sinistra e i suoi pensatori che ci hanno insegnato a tener conto che nelle analisi occorre sempre contestualizzare i fatti, le cause e gli scopi che si perseguono, ma soprattutto la filosofia che stà alla base dei contenuti. Oltre la teoria del dubbio, che è la salute del pensiero.
Basta leggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza per capire il quanto sia presente il tema fra azione e fede. Magari non c’è una foto celebrativa di questa realtà, ma le testimonianze sono inequivocabili.