Partecipazione? Ho cambiato idea, non è LA soluzione

di Enzo Sorbera

Penso di non essere sospetto – visto che l’idea della partecipazione popolare alla spesa l’avevo avanzata (passata sotto generale silenzio e indifferenza) su chiusinews un paio di anni fa, riferendo l’esperienza di Porto Alegre (Brazil) e quando Capannori era di là da venire -, se affermo che ci ho ripensato.

Mi pare, cioè, che l’idea di coinvolgere la “popolazione” è proprio la spiaggia ultima di una mancanza totale di politica, che si fa populismo. La (famosa) casalinga di Voghera penserà di investire per migliorare la produzione di tortellini mentre l’informatico avrà di mira la diffusione urbi et orbi del wifi, magari in high fidelity

Unire più miopie non ha mai aumentato la quantità circolante di diottrie, semplicemente tutti condividono il (proprio) mondo annebbiato. C’è un problema generale di competenza (frammentaria e dispersa) e di saperi da mediare. Troppo spesso si parte da Twitter o Facebook o dai blog per raccontarsi e scatenare un (a buon mercato) tifo da salotto. Basta così, grazie.

E’ la politica che deve fare la sua parte. Se non la fa, si cambiano gli attori politici. E non serve strillare all’antipolitica come tante “signorine Felicita” cui hanno alzato le gonne: partiti con centri studi e gruppi di pressione (fondazioni?) che incassano e gestiscono pacchi di soldi hanno paura di quattro grillini (in Germania, i grillini di turno hanno incassato il loro bravo 7% politico, che non si nega a nessuno).

Scherziamo? Questi devono lavorare e fare politica, mediazione, analisi e soprattutto sintesi (che si traduce in azione per tutti), senza farsi tentare dalle scorciatoie della facile medaglietta da appuntarsi sul petto.

Questa voce è stata pubblicata in POLITICA. Contrassegna il permalink.

8 risposte a Partecipazione? Ho cambiato idea, non è LA soluzione

  1. pscattoni scrive:

    Quella dell’estrazione a sorte è un “adattamento” di “democrazia deliberativa”. Cito dalla relativa voce wikipedia:
    “La caratteristica veramente importante (della democrazia deliberativa) è che, almeno nella teoria, la decisione può essere presa solo quando tutti i partecipanti alle arene trovano un accordo. Dal punto di vista teorico anche solo un dissenso dovrebbe far continuare la discussione.
    Ovviamente nei casi reali non ci si può permettere, per problemi di tempo …. Si trovano quindi delle soluzioni pratiche approssimate”.
    L’estrazione si colloca fra queste pratiche. Dubbi su questi metodi? Tantissimi. La convivenza fra democrazia deliberativa e democrazia rappresentativa è però un tema centrale oggi. Da questo punto di vista il partito dei pirati tedeschi è secondo me da esaminare con una certa attenzione.

  2. lucianofiorani scrive:

    Le “preoccupazioni di Enzo (Sorbera) naturalmente sono fondate.
    Ma continuo a vedere nella democrazia partecipativa molti più vantaggi di quanto abbiamo oggi sotto mano.
    Sull’estrazione a sorte non la farei troppo facile visto che anche costituzionalisti come Michele Ainis hanno cominciato da tempo a ragionarci su.
    O crediamo davvero che la casta possa autoriformarsi?

  3. enzo sorbera scrive:

    Proseguo, scusandomi.
    Dovrebbe andar da sé che la partecipazione, in linea con la grande tradizione del pensiero liberale, deve avere la precondizione della cognizione di causa, dell’informazione: ma, e qui un altro problema si apre, come possiamo essere “certi” dell’informazione di cui disponiamo, se manca la fides, la fiducia nelle fonti? (farei un esempio ma dovrei fare un altro post :-)) Certo, la competenza, se fa rete, diventa un moltiplicatore; se resta confinata al ruolo giocato (di casalinga, impiegato, operaio, ecc.) finisce per diventare un pericolo (di banalizzazione, se non di altro). Inoltre, siamo sempre ancora nell’ambito della democrazia rappresentativo-deliberativa, occorre fare uno sforzo per pensarla come democrazia partecipativa. Ma il discorso è lungo e non vorrei dare a Luciano la possibilità di un altro articolo.

  4. enzo sorbera scrive:

    Una precisazione, visto che la pubblicazione di un commento come articolo a sé decontestualizza il discorso e rende assoluto quanto invece è legato all’episodio commentato . L´idea di partecipazione è centrale in tutto quello che anima il mio agire (politico o culturale o altro): sarei in contraddizione con me stesso già solo per il fatto di essere qui. Ci sono due preoccupazioni distruttive ad animare il mio discorso: da un lato, distruggere l´alibi dell´ignavia derivante dal fatto che “la gente non partecipa” (il ruolo attivo di ascolto della politica non può essere trasformato in coinvolgimento puro e semplice); dall´altro lato, distruggere una sorta di “mitologia” del popolo (l´estrazione a sorte dei partecipanti al conclave decisionale di Capannori mi pare emblematica di un modo di operare degno di un concorso a premi).

  5. lucianofiorani scrive:

    Io invece non ho cambiato idea, anzi ritengo che con l’aria che tira la partecipazione (insieme alla trasparenza) sia il presupposto indispensabile per rianimare l’asfittica democrazia che abbiamo e per arginare il malaffare che è diventato l’asse portante della politica italiana.
    Ormai come funziona il giochino s’è capito e i frutti che può dare pure.
    Coinvolgere i cittadini non significa necessariamente deresponsabilizzare chi è designato a scegliere ma evita che le scelte importanti siano influenzate solo da chi è contiguo al potere.

  6. carlo sacco scrive:

    Sono totalmente d’accordo con Miccichè.Ma torno a dire quello che ho da sempre sostenuto e che quanto avviene a Chiusi sul piano ”del mantra elettorale” che poi chiaramente si vede bene che è solo un interesse contingente ai gruppi, anzi ai gruppi del partito-partiti,avviene anche in altre località. E’ tutta la politica impostata su questo quando non esiste controllo dal basso ed il controllo dal basso è stato esautorato per volere dei vertici, primi responsabili loro di tutto questo,perchè chi dovrebbe ragionare politicamente non è possibile che quando si determina lo scollamento poi si dica che ” non sapeva”. Quando i partiti esistevano parecchi di questi ritornavano da dove erano venuti.
    E’ chiaro che in tale situazione anche nella piccola identità di Chiusi si verifichi questo.Secondo voi, c’è da aspettarsi la realizzazione delle promesse in un ”aria” come questa? E’ un fatto formativo e culturale delle persone, ed il vecchio detto che ”le querce non fanno limoni” è sempre attuale.

  7. pmicciche scrive:

    …ma l’alternativa quale sarebbe? Votare delle persone in base a delle promesse elettorali e poi aspettare silenti e disinteressati la fine del mandato? Peraltro, caro Sorbera, sono anch’io per il primato della Politica ma ci sono dei distinguo di cui tenere conto. Uno strutturale: non c’è democrazia senza controllo e senza consapevolezza (“conoscere per deliberare” e quindi poter in seguito giudicare da elettori il lavoro svolto); poi ce n’è un secondo che può essere contingente – come in questo periodo – e cioè quando una larga maggioranza dei politici non si dimostrano all’altezza.
    Ne caso di Chiusi, Trasparenza e Partecipazioni è stato un mantra elettorale dell’attuale maggioranza: bene, vediamola attuata e poi giudicheremo se è una tattica di deresponsabilizzazione oppure se diventa una delle fondamentali articolazioni della democrazia, fatti salvi in partenza i ruoli da svolgere.

  8. pscattoni scrive:

    Parlo per la mia disciplina: l’urbanistica. La partecipazione come tale entra in una legislazione urbanistica europea, in Inghilterra, con il Planning Act del 1968. Non derivava allora da un dibattito teorico quanto piuttosto da una necessità. La città è un sistema complesso che non può essere controllato e gestito da pochi tecnici, ma deve poter usufruire delle conoscenze e delle proposte di tutti. Poi sarà comunque chi ha avuto dal voto la potestà di decidere a farlo. Ho cercato di spiegarlo anche in un post, anche quello in Chiusinews.
    D’altra parte sono sotto gli occhi di tutti i risultati del metodo opaco utilizzato a Chiusi che dopo 13 anni di “cova”, rigorosamente non partecipata, ha prodotto il Piano Strutturale che ci è stato rifilato.

I commenti sono chiusi.