Stavolta qualcosa è successo

di Marco Fè

Le tre liste presenti in consiglio (Centrosinistra, Primavera e lista Fiorini) hanno avuto affermazioni molto ambivalenti. Infatti Stefano Scaramelli raggiunge l’obiettivo, accarezzato, voluto, ricercato da oltre un anno, di essere primo cittadino, ma il PD registra un pauroso calo di 19 punti in percentuale rispetto alle precedenti elezioni amministrative. Giorgio Cioncoloni, messosi in gioco da appena due mesi con una lista con chiari connotati di sinistra, ottiene un vero e proprio successo con 1.374 voti e tre consiglieri ma non riesce nell’auspicato “ribaltone” che avrebbe dovuto far fare una svolta storica alla politica di Chiusi. Rita Fiorini Vagnetti ha raggiunto l’obiettivo di essere stata eletta ma è sola e, nonostante la sua conclamata intraprendenza, non potrà incidere più di tanto.  

Questa volta non si può ripetere che non c’è nulla di nuovo sotto il sole perché da questi risultati emergono alcune novità mai registrate in precedenza. La battaglia tra i due principali contendenti (Scaramelli e Cioncoloni) non è stata tra due avverse coalizioni ma bensì tra la politica dei partiti e la politica della popolazione. Come dire che i partiti politici rappresentano più i gruppi economici e di potere che i cittadini e vanificano così i principi basilari della democrazia. E questo sarebbe confermato dalla diminuzione del PD, da sempre indiscusso e inattaccabile partito di maggioranza, e dal sorgere di  liste civiche, sia esse di destra che di sinistra, formate da cittadini che non si riconoscono più nelle coalizioni istituzionalizzate e tanto meno nella troppa sicurezza di chi non ha rivali, pericolosa anticamera di quegli intrallazzi e giochi di potere che non hanno nulla a che vedere con la democrazia ed il bene comune.

E in mezzo ci sta Chiusi con grandi problemi irrisolti e con tutte le sue potenzialità solo in minima parte espresse e valorizzate. “Un’ impressione a caldo ?” – abbiamo chiesto, subito dopo i risultati elettorali, ad Emo Canestrelli, carismatico sindaco degli anni ’60 ed eminenza grigia della politica chiusina. “A caldo e con la mente fredda – ha precisato – i risultati sono la fotografia della realtà”. Basta saperne prendere atto. Alcuni brindano, altri discutono animatamente.

Da un angolo della porta principale del palazzo comunale scivola Fausto Bardini, vicesindaco. Lo avviciniamo un attimo e ci basta per constatare che ha gli occhi lucidi ed il groppo alla gola. Si allontana solo e silenzioso, così come, per tre amministrazioni, ha lavorato nel nascondimento, sempre prediligendo l’essere all’apparenza e considerando l’autorità come servizio. Torna a fare il pensionato e a vivere a tempo pieno il suo essere marito, padre, nonno. Come dovrebbero fare molti politici. Avanti c’è posto! E’ quello lasciato libero da Fausto, per tredici anni umile e qualificato servitore del bene comune.

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