Mi è capitato, nel corso di alcuni viaggi, di visitare dei cimiteri e sempre ne ho riportato una sensazione di serenità.
In Scozia, Inghilterra, Irlanda e nord della Francia questi luoghi sono di una semplicità assoluta: distese di prati punteggiati da alberi in cui trovano posto lapidi di pietra molto simili le une alle altre.
Lì la diversità del mondo dei vivi è azzerata e resta spazio solo per la memoria.
Non è così nel nostro cimitero che, nel corso degli anni (con la complicità di varie amministrazioni), ha perso completamente la sua connotazione originaria.
L’armonico viale d’accesso principale, che vede al suo fondo la piccola chiesa, è stato stravolto dalla costruzione di nuove cappelle che, oltre a precludere la visione prospettica, non legano affatto con l’ambiente circostante; uno dei più vecchi campi di inumazione è stato sostituito da un’orrida colata di cemento; la parte di nuova costruzione ha una copertura che produce un vero e proprio “effetto serra”.
Tutto ciò comporta inoltre dei “lavori in corso” senza fine: non a caso per sistemare un breve corridoio laterale ci sono voluti quasi tre anni.
L’effetto generale è confusionario e disarmonico. Se, a casa nostra, arredassimo una stanza in stile Luigi XVI, una anni 70 e una in stile valdostano ci prenderebbero per pazzi!
Sarebbe così difficile programmare gli ampliamenti senza soffocare la bellezza originaria di questo luogo?
8 risposte a Il luogo del ricordo