Gli scenari che il Wi-fi apre per la Pubblica Amministrazione

di Enzo Sorbera

Molto interessante il dibattito che si è sviluppato intorno al tema proposto da Tomassoni sul wi-fi. Specialmente in tempi di cloud-computing, affrontare queste problematiche è vitale.

Restano irrisolti due nodi (non da parte di Tomassoni, ma del sistema cloud in generale): il rischio privacy (intesa come identità soggetta a furto, come documenti o materiali non sufficientemente protetti, ecc.) e il problema più generale di esposizione a bombardamento continuo di radiazioni di cui, al momento, si ignorano gli effetti sulla salute fisica e “economica”. E’ un problema, però, che avremo di qui ai prossimi tre o quattro anni e forse poco in Italia – dove siamo indietro anni luce rispetto al contesto europeo, grazie a scelte poco oculate di governanti interessati da altri business -.

Nell’immediato, mi preme puntualizzare una necessità diversa, visto che tutti i contendenti in lizza per il Sindaco hanno portato in primo piano la necessità di una nuova politica di trasparenza e accesso alla casa comunale. In generale, quando la pubblica amministrazione affronta questioni legate all’informatica, sceglie sempre la strada dell’infrastruttura. Probabilmente per il problema comune dell’intervento duraturo e a futura memoria. Il problema più importante è invece connesso a questioni relative ai contenuti della quotidianità dell’azione politica in senso lato.

Circa il 75% dell’informazione utilizzata dalla pubblica amministrazione (d’ora in avanti PA) è di natura geografica; circa il 60% dell’informazione prodotta dalla PA è di natura dispositivo-comunicativa. Si comprende quindi, come sia importante – date le infrastrutture disponibili (la Provincia di Siena ha cablato in fibra ottica la stragrande maggioranza del suo territorio) – da un lato rendere fruibili le informazioni che la PA produce e dall’altro rendere omogenee (e quindi interoperabili e riusabili) le informazioni che “consuma”. Il valore di un’informazione è dato da una serie di caratteristiche, tra cui la sua contestualità (la “costellazione” di senso in cui viene a situarsi), la sua raggiungibilità (la sua accessibilità – immediata o meno, ma comunque possibile) e la sua (asseribile) veridicità (l’ufficialità della fonte, ad es., è una delle garanzie di veridicità dell’informazione).

Tenuto conto di questo, un passaggio della politica è quello di permettere un quadro normativo stabile entro cui la PA possa consentire l’accesso sia alle informazioni di tipo “discorsivo” (atti, ordinanze, giudizi, ecc.) di cui è titolare, sia alle informazioni di tipo geografico di cui dispone – cioè sono quelle informazioni che consentono di “vedere” il territorio come un sistema stratificato sia in termini concreti (i “layers” sovrapponibili del GIS raccontano la sua struttura fatta di vie, di edifici, di alberi, di infrastrutture fognarie, telefoniche, ecc.) , sia in termini “politici” (il vincolo che insiste su una certa area), sia in termini economici (l’aspetto catastale, ma anche la sovrapponibilità storica delle situazioni che si sono succedute nel tempo), ecc… – .

Mentre per queste ultime è relativamente semplice – ma non scontato – garantire l’accesso (perché ne sono fruitori utenti specialisti o specializzati), per la parte discorsiva si aprono scenari di grande difficoltà . Ma anche di grande scommessa. Le parole della lingua naturale sono quelle utilizzate per accedere ai contenuti digitalizzati e, però, per i sistemi informatici, le parole sono semplici sequenze di caratteri e non veicoli di significato. Le parole acquistano significato per vie traverse, sono elementi con un proprio ciclo di vita, si “usurano” e possono anche “morire”: fanno parte di un contesto che possiamo definire di “giochi linguistici”. La PA è un “gioco linguistico”.

Il problema, dal punto di vista dell’informatica, è di catturare in qualche maniera l’incontro tra l’espressione linguistica e il suo significato, tutto quanto va sotto l’etichetta di “semantica”. In termini generali, una prima risposta è stata data dal semantic web (un insieme di pratiche e tecniche già utili per il conseguimento di una prima approssimazione al problema), ma è ancora una risposta insoddisfacente. Una strada viene indicata dai lessici computazionali come WordNet (per l’inglese – cfr. http.//wordnet.princeton.edu) o il suo corrispettivo multilingue EuroWordNet. Da queste risorse, si giunge a modelli ontologico-linguistici come OntoWordNet che sono alla base del progetto Senso Comune (presieduto da Tullio De Mauro e con la partecipazione della Fondazione IBM: cfr. http://www.sensocomune.it) che consiste nella creazione di un lessico computazionale con strutture informative adeguate per rappresentare in modo formale, e dunque comprensibile alla macchina, le complesse conoscenze sottostanti alla lingua italiana (in questo caso).

Ovviamente, non è il caso di insistere qui sul progetto. L’indicazione che potrebbe essere importante, però, è quella di partecipare al progetto come Amministrazione – e non solo come singoli parlanti – e quindi contribuire alla formazione dello strumento, con le ricadute che si possono immaginare per la nostra comunità.

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11 risposte a Gli scenari che il Wi-fi apre per la Pubblica Amministrazione


  1. Stefano Meoni:

    In riferimento all’idea di un “PubTom” faccio notare che ci ha già pensato google.

    Bello. Ma questo spiega meglio cosa intendevo:

    http://maps.google.it/maps?f=d&source=s_d&saddr=via+fori+imperiali+-+roma&daddr=ostia&hl=it&geocode=Fc89fwIdWIm-ACm7fVWDs2EvEzEfKwZqTVpHwg%3BFdXMfAIdSHS7ACkZZ96Y2O8lEzFlOsaMjuEZow&gl=it&mra=ltm&dirflg=r&ttype=dep&date=16%2F05%2F11&time=13:53&noexp=0&noal=0&sort=def&sll=41.81338,12.386745&sspn=0.371546,0.503311&ie=UTF8&ll=41.792817,12.358246&spn=0.371665,0.503311&z=11&start=0

    Ad oggi Google non sa dirci come andare ad Ostia partendo da via dei fori imperiali a Roma.

    Pensate veramente che non si possa organizzare un percorso del genere tramite mezzi pubblici?

    Se esistesse l’obbligo per i servizi di trasporto pubblico di pubblicare le loro rotte (ed i loro aggiornamenti) in un formato standard su un qualche “collettore” pubblicamente fruibile, forse non solo il servizio offerto da Google sarebbe migliore, ma i nostri smartphone potrebbero anche disporre di applicazioni “autonome” che fanno tutto ciò e, magari, anche di più (tipo calcolare costi, o trovare la migliore combinazione di orari di partenza ed arrivo, ecc).

  2. Stefano Meoni scrive:


    Giampaolo Tomassoni:

    Ma però [ ] tutto questo parlare di PA, servizi, web semantico e quant’altro m’ha prodotto un conato d’idea (non so se originale) che forse ha poco a che vedere col contesto di questo articolo, ma ve la voglio di’…
    Perché non muoversi per “standardizzare” i formati di pubblicazione delle tratte dei servizi di trasporto pubblico? Questo permetterebbe l’uso di applicazioni tipo tomtom, ma per il servizio pubblico. Con strumentini del genere, se uno deve andare da A a B può utilizzare il suo “PubTom” per trovare la combinazione di mezzi pubblici, tratte, cambi, tempi e costi che più gli aggradano.
    Fine conato. Scusate.

    In riferimento all’idea di un “PubTom” faccio notare che ci ha già pensato google.
    In quasi tutte le città tramite googlemap si ottengono anche le fermate dei mezzi di trasporto pubblici ed è possibile pianificare un viaggio utilizzando quest’ultimi.

    Il servizio è offerto anche per Chiusi

    esempio:

    http://maps.google.it/maps?f=d&source=s_d&saddr=Via+Buonarroti%2FSS321&daddr=53043+Chiusi+SI&hl=it&geocode=FSQrkAId7nO2AA%3BFU1jkAIdnFG2AClNrM0HO1ApEzGgpeXjkCwIBA&gl=it&mra=ltm&dirflg=r&ttype=dep&date=16%2F05%2F11&time=13:53&noexp=0&noal=0&sort=def&sll=43.014234,11.954155&sspn=0.008818,0.022659&ie=UTF8&ll=43.009794,11.953683&spn=0.017636,0.045319&z=15&start=0

  3. enzo sorbera scrive:

    Va detto che, dal mio punto di vista, non posso non tener conto del GIS. Faccio un esempio. L’ultima normativa in materia di SUAP ci obbliga tutti – noi PA e i semplici cittadini – a far ricorso a sistemi telematici di comunicazione. Come tutte le cose all’italiana, ha obbligato a reinventare la ruota e la zappa. Cmq, va detto che occorre presentare anche i progetti in forma elettronica. Questo comporta che i singoli soggetti sono obbligati a far ricorso a mappe CAD e GIS reperite chissà dove. Era più semplice disporre che tutti i progetti da presentare utilizzassero le mappe GIS che sono disponibili per tutti i Comuni della Provincia dal SIT a suo tempo realizzato. Avremmo avuto semplicità di accesso, veridicità delle mappe, pochi margini per “furberie” e tutela sia del cittadino che della PA. Per dirla con Brecht, “è la semplicità ch’è difficile a farsi”. 🙂
    Ah, l’idea del PubTom non è niente male ….

  4. M’era parso che ti riferissi (anche?) al GIS, ma se l’intenzione è concentrarsi sul semantic web lo trovo fantastico.

    A quando le prime prove?

  5. enzo sorbera scrive:

    Se l’albo online fosse sufficiente, non staremmo, come tecnici della PA, a preoccuparci di queste cose :-). Esistono diversi problemi relativi alla ricerca documentale. Ad es., una volta trovato il documento cercato, non c’è modo di capire la sua posizione nella tassonomia o la sua relazione con documenti adiacenti o correlati (abbiamo, per così dire, una sorta di cecità “spaziale”: appunto, la necessità di aggiornarsi sulle modifiche di legge), per non parlare della rilevanza degli oggetti trovati – che potrebbe essere addirittura nulla -. Inoltre, un motore di ricerca è incapace di trovare i documenti rilevanti che corrispondono al soggetto cercato se non presentano occorrenza dei termini utilizzati per la ricerca. Queste difficoltà hanno portato alle classificazioni multidimensionali, meglio conosciute come faceted classifications, alternative alle classificazioni enumerative (ad es., la Dewey o quella della Library of Congress). Non si tratta di geo-riferire su GIS il documento: sono modalità di intelligenza che possono (ma non necessariamente devono) essere complementari. Il problema proposto – in linee troppo sintetiche – non è tanto sul portare a conoscenza, quanto far partecipare la cittadinanza con una conoscenza attiva. Magari ne riparliamo in un altro post. Ah, le 10 righe!

  6. Ma però [ 😉 ] tutto questo parlare di PA, servizi, web semantico e quant’altro m’ha prodotto un conato d’idea (non so se originale) che forse ha poco a che vedere col contesto di questo articolo, ma ve la voglio di’…

    Perché non muoversi per “standardizzare” i formati di pubblicazione delle tratte dei servizi di trasporto pubblico? Questo permetterebbe l’uso di applicazioni tipo tomtom, ma per il servizio pubblico. Con strumentini del genere, se uno deve andare da A a B può utilizzare il suo “PubTom” per trovare la combinazione di mezzi pubblici, tratte, cambi, tempi e costi che più gli aggradano.

    Fine conato. Scusate.

  7. Giampaolo Tomassoni scrive:

    Scusate, ma non sono un gran fautore del GIS. Gran bello strumento, ma è più adatto a rappresentare una istantanea della situazione. E oggigiorno le istantanee hanno vita breve.

    Mentre invece trovo alquanto interessante il discorso sul semantic web: in un Paese nel quale si promulgano continuamente leggi di modifica, nelle quali non vi fanno certo vedere come è diventata la legge modificata ma si limitano a riportare le frasi modificate, il cittadino che voglia essere informato deve fare i salti mortali…

  8. paolo miccichè scrive:

    Tutto bene Enzo Sorbera però io consiglierei di non farla, almeno per il momento, troppo complicata. Essendoci sete, bisogna realizzare una prima fontanella mentre qui ci descrivi un complesso sistema idrico. Se almeno Piazza della Stazione avesse un WiFi sarebbe un primo ottimo risultato; così come cominciare con alcune tipologie “commestibili” di atti amministrativi da mettere sul web e con la riproposizione in differita video dei Consigli Comunali. Tutte cose alla nostra portata organizzativa con una spesa decisamente contenuta.

  9. Per le informazioni di tipo “discorsivo”, mi pare che lo strumento di legge ci sia gà. Si tratta del famoso “Albo Pretorio on-line” attraverso il quale devono essere resi disponibili determine ed ordinanze prodotte dai comuni (http://it.wikipedia.org/wiki/Albo_pretorio). Il Comune di Chiusi se n’è ovviamente dovuto dotare (http://www.mapweb.it/chiusi/albo/albo_pretorio.php).

    Sull'”omogenizzazione” dell’informazione, e quindi mi pare di capire mappare via GIS quella discorsiva, francamente ho il sospetto che i costi che sottendono all’operazione vanno forse un po’ oltre i benefici che si possono ottenere. É un’operazione praticamente necessaria in alcuni casi (ad esempio, nel redarre un piano regolatore, oppure nel mappare le reti di servizi) ma i vantaggi mi paiono meno evidenti nel caso di una determina che, ad esempio, imponga criteri per l’accesso dei bambini all’asilo. Manca poi una coordinata importante: il tempo. Determine ed ordinanze hanno spesso una natura temporale (nella emissione, ma anche nella applicazione e decadenza) che un GIS può forse riuscire a rendere, ma che è espressa meglio da un più semplice diaro o scadenzario.

  10. lucianofiorani scrive:

    Ad Enzo (Sorbera) ho avuto modo di dirlo anche personalmente: trovi modi e tempi ma un po’ di divulgazione (almeno) la metta in cantiere per il prossimo autunno.

  11. Fabio Baglio scrive:

    Bene Vincenzo (Sorbera), complimenti (ti dico la verità, non è che abbia afferrato tutto, ma ciò deriva dalla mia profonda ignoranza della materia 🙂 ), mi sembra corretta la tua analisi, ad esempio, il bombardamento delle radiazioni, io ho sempre una sensazione di inquietudine quando passo ai detector anti taccheggio dei vari supermarket e negozi, e per cui concordo con i tuoi rilievi, per il resto, penso che ormai il futuro sia segnato, sta a noi (cittadini tutti) dettare i tempi di attuazione e recuperare (almeno!!!) parzialmente il gap teconologico con gli altri stati.

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