Un piano per l’assistenza degli anziani

di Daria Lottarini consigliera comunale

L a maggior parte di noi si è trovata nella vita ad affrontare una situazione di assistenza ad un familiare anziano o con problemi di disabilità. E ognuno conosce le enormi difficoltà che si incontrano, perché, nonostante i servizi offerti dalle istituzioni socio- sanitarie, la maggior parte del lavoro di cura continua a restare a carico delle famiglie. Con tutte le implicazioni che si ripercuotono nei vari aspetti della vita familiare, personale e lavorativa. 

Penso che sia necessario ragionare su alcuni aspetti che meriterebbero una maggiore attenzione e intervento, sia da parte delle istituzioni, enti territoriali e associazioni che si occupano di assistenza.

Il ricorso ad assistenti fissi e conviventi, i cosiddetti badanti, spesso diventa una scelta obbligata, ma si tratta di un servizio quasi completamente privo di organizzazione e non in grado di offrire un’assistenza qualificata. Quando si presenta il bisogno è necessario affidarsi al passaparola o a qualche agenzia, che comunque non è in grado di garantire personale qualificato.

Ecco, penso che sarebbe importante portare avanti progetti per la formazione qualificata di questo personale, andando anche a costituire un punto di riferimento certo, strutturato e affidabile per chi ha bisogno. Provando anche ad offrire delle prestazioni con turnazioni, in modo da rendere il servizio più efficiente per chi lo riceve e meno gravoso per chi lo svolge.

Sono certamente consapevole delle complessità di cui tener conto nell’organizzazione di un siffatto tipo di assistenza, e del fatto che sia necessaria un’interazione tra i vari soggetti a vario titolo coinvolti. Come sono consapevole dell’investimento economico necessario.

Ciò non di meno credo che gli sforzi in questo settore gioverebbero alla qualità della vita delle persone che esprimono il bisogno, ma anche di coloro che ne hanno cura.

Ritengo inoltre indispensabile avviare un ragionamento sulla realizzazione di alloggi sociali o condomini   assistiti, per permettere agli anziani di vivere autonomamente, per continuare a mantenere i propri ritmi di vita in un contesto adeguato, fornendo supporti esterni.

E sempre più alto il numero della popolazione anziana che non può contare su una rete parentale di assistenza, non possiamo sottrarci al compito di rispondere a queste pressanti esigenze.

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14 risposte a Un piano per l’assistenza degli anziani

  1. pscattoni scrive:

    Avevo suggerito di visitare il sito chiusiaperta.it. Buona lettura e buon anno

  2. carlo sacco scrive:

    Si,esistono anche i lasciti,ma converrai con me che nella storia del paese quelli di utilità sociale fatti da privati sono abbastanza improbabili poichè nella maggioranza delle ipotesi questi vengono gestiti ed amministrati non dal pubblico ma dal privato (vedasi associazionismo).Intendiamoci bene su questo poichè io vedo tale cosa come una tendenza e realizzo di una spartizione politica nella quale pesano elementi contrapposti la cui primaria finalità non è il benessere sociale ma è la prevalenza a raggranellare consensi politici portando le persone da una parte o dall’altra e credo che anche tu possa riconoscere che comunque un ente pubblico dedicato alla soddisfazione di bisogni sociali non debba portare con se il segno di differenziazioni di appartenenza politica e che perciò debba essere di natura prevalentemente pubblica. Questo in italia c’era relativamente anche negli anni d’oro della sanità pubblica che ancor oggi tutti ci invidiano.Riflettiamo un momento sul tempo nel quale viviamo e sulla scarsità di risorse che ad ogni momento stanno venendo meno.Pensi davvero che fra un anno o due la situazione sarà migliore di quella odierna che stà essa stessa scendendo verso il basso?E’ con questa visione sul futuro che oggi dobbiamo fare i conti ed in maniera anche veloce se vogliamo essere chiamati ancora un paese civile.E permettimi su tale futuro di avere delle grosse riserve poichè i discorsi lasciano il tempo che trovano,anzi….

  3. pscattoni scrive:

    x Carlo Sacco. Una decisione può avere tempi lunghi. Si tratta di capire quali siano, se ci sono, le esperienze in Italia e come funzionano. A Chiusi nell’opzione zero c’è anche la casa di riposo nata molti anni fa da un lascito. Quali sono i limiti? Si può pensare ad un miglioramento? Intanto ci possiamo accontentare di un modo di porre il problema che ti ha permesso di individuare il “punto e iniziare a studiare. Su un mio vecchio sito puoi vedere come io intendo si possa procedere:chiusiaperta.it

  4. carlo sacco scrive:

    X Paolo Scattoni. Sarei curioso come espliciteresti il punto contrassegnato col n.3 nella pratica,- ripeto nella pratica- dal momento che -permettimi la battuta- ” l’acqua è poca anzi scarseggia e la papera non galleggia.”Secondo te a chi sarebbe demandato l’investimento ? Vorrei una risposta franca e non che si appoggi sulle nuvole…..

  5. pscattoni scrive:

    Il dibattitp su questo tma mi è piaciuto per i risultati. Possiamo identificare un primo elenco di opzioni ovviamente grezzo ma incrementabile con altre opzioni e documentazione a supporto. Potrà essere utile al dibattito politico e in prospettiva anche per le elezioni amministrative.

    1. Opzione zero. Tutto rimane come nella situazione attuale.
    2. Formazione di badanti e caregiver in genere.
    3. Come due e attrezzare residenze in area urbana esistente (p.e. il centro storico.
    4. Condomini assistiti.

  6. carlo sacco scrive:

    Anche a te Gisella dico che è vero quanto dici,ma secondo me siamo in assoluto ritardo ed ormai la situazione a cui tu fai riferimento non si rimette in piedi.E non si rimette in piedi perchè se oggi la fotografia della situazione è quella che vediamo,sappiamo di certo che domani non sarà migliore di oggi proprio perchè ci sono i presupposti che non la facciano essere migliore a parte l’invecchiamento della popolazione ed il gravare sulle famiglie come dato costante,poichè le assistenze per gli anziani saranno semprepiù demandate al settore privato o di assistenzialismo strutturato nell’associazionismo che comunque di pubblico nulla possiede ma anche quello risponde semprepiù a criteri di gestione privatistica e di marcata appartenenza politica.Quindi,nel complesso è inutile precognizzare ciò che si intuisca debba poter servire,se da parte di chi gestisce la questione sanitaria -che è il Governo della nazione-spinge con fatti concreti a mettere nelle mano dei privati la gestione sanitaria generale e quella particolare dell’età avanzata.Sono tutti discorsi fritti e rifritti che si basano sul condizionale come il ci vorrebbe,bisognerebbe,si dovrebbe fare, necessiterebbe questo oppure quest’altro.Qui occorre prendere con forza la decisione alla fin fine di un grosso movimento di popolo che faccia esondare chi ha prodotto in passato l’avvicinamento a questa situazione e chi adesso la continua inasprendola.Altro non c’è da fare secondo me.

  7. Gisella Zazzaretta scrive:

    Pochi bimbi, molti anziani. L’Italia invecchia velocemente, nel 2050 saremo un terzo dell’intera popolazione e circa 5,4 milioni di noi saranno non autosufficienti e aumenteranno patologie croniche e invalidanti. Ad accudire gli anziani rimangono spesso solo i familiari. La grande occasione per cambiare passo era il Pnrr. la legge 33 del 2023 ridefiniva il perimetro dell’assistenza agli anziani ma il decreto attuativo, approvato definitivamente lo scorso 11 marzo, non garantisce tutte le promesse. Non mancano solo i soldi ma anche le competenze. Nel passaggio attuativo (d.lgs 29/2024) è stata cancellata l’introduzione del nuovo modello di domiciliarità. resta solo il coordinamento tra interventi sociali e sanitari. L’annullamento di questa parte della riforma è sorprendente, tanto più se si pensa a quanto, opinione pubblica, media e politici, da dopo la pandemia, abbiano insistito sulla necessità di intervenire nei servizi domiciliari per anziani e persone non autosufficienti. Insomma la situazione è complicata, come forse è complicato e forse anche scorretto in qualche affermazione, questo mio commento. Mi sento, però, perfettamente d’accordo con quanto esposto da Daria Lottarini e se non se ne comincia a parlare la situazione si incancrenisce.

  8. carlo sacco scrive:

    Daria, secondo me quello che dici è esatto in linea teorica e confermo che dovrebbe essere così per gli interessi della comunità, ma oggi qualsiasi struttura amministrativa condotta dalla politica vediamo che non segua quel metodo e quell’indirizzo poichè è sempre più incisivo nei bilanci il peso della scarsità di risorse rispetto alle esigenze.Che debbano essere osservate delle priorità sono d’accordo ma non mi sembra-se guardiamo a Chiusi- che tali priorità vengano osservate,poichè è sufficiente mettere il naso fuori dalle finestre per vedere che il territorio è abbandonato a se stesso, ed anche su questo ne abbiamo avuto una esemplificazione per quanto può essere la partecipazione all’azione delle associazioni che si sono relazionate con le autorità sul tema del collegamento ferroviario,cosa questa che a fatica dopo traccheggiamenti-che ancora esistono- si stà manifestando piano piano un avvicinamento-ma senza scomporsi- delle autorità che andranno a decidere come intervenire e se intervenire alla salvaguardia della stazione.Tutto questo per dire che le tematiche è ormai tempo che debbono avere un riferimento certo di fattibilità e non sono tempi questi da voli pindarici,belli e reputati necessari.Certo che sono necessari ma non sò se ci rendiamo conto che questi sono tutti discorsi buttati là così… e che probabilmente non vedranno mai la luce perchè le tenebre oggi sono minori di quelle che saranno domani. Questo è poco ma sicuro.

  9. Daria Lottarini scrive:

    Chiaramente l’intento della mia riflessione era quello di poter iniziare a dibattere su una questione che, oltre a riguardarci da vicino a tutti, non può essere lasciata all’iniziativa solo degli addetti ai lavori. È opportuno un coinvolgimento di tutte la comunità, perché, appunto,riguarda l’organizzazione delle nostre vite. Sono d’accordo con Enzo quando vede nel recupero dell’esistente, anche in funzione sociale, un’opportunità per i centri storici. Proverei quantomeno una riflessione in tal senso. Quanto alla questione dei finanziamenti, non credo che l’azione politica possa non tenerne conto, ma davo per scontato che ogni azione politica debba indicare come spendere i soldi. Come darei per scontato che ogni investimento debba tener conto del soggetto che lo propone. Ma tutto parte dalle idee e dagli indirizzi.

  10. carlo sacco scrive:

    E allora la” piramide rovesciata”rimane tutta da riempire perchè posto che il governo prosegua nella sua politica di ostacolo all’immigrazione e posto che i soldi anche a livello centrale non ci saranno poichè non stanziati,mi dici come fai a riempire la piramide?Rimangono cose campate in aria delle quale se ne parla tanto per parlarne ma quando si accenna un minimo alla loro soluzione tutto quanto il meccanismo non dà i risultati che si credevano desse.In più ,se la fattibilità siano i corsi,vorrei sapere da te e da chi li istituisca di cosa se ne fanno se ciò che imparano non sfocia in un momento di integrazione vera poichè quella piramide di cui parlavamo prima non si riempie ? Mi sembrano parole al vento che fra l’altro poi -politicamente- se presentate in questo modo credo che possano urtare il modo di sentire anche di molti italiani su cui speculano i partiti di destra poichè si mostra che si stiano investendo soldi pubblici che poi nella realtà fattuale non servono a nulla.Altra cosa sono le informative per un lavoro che richiesto dalle aziende veda un percorso formativo che sfoci in una assunzione stabile con tanto di inclusione in un ordine ben preciso e parificato al resto dei cittadini italiani ma non senz’altro corsi che a quanto mi è dato da capire sono generici e fatti per far vedere che da parte dell’opposizione ci si dia da fare, però alla fine non concludendo nulla.Questi credo che siano tempi di richiesta concretezza.

  11. Paolo Scattoni scrive:

    Quanto proposto da Daria (Lottarini) sono una serie di azioni di diverso costo. I corsi di formazione sono sicuramente fattibili anche da un’amministrazione comunale come la nostra. I condomini assistiti avrebbero invece bisogno di finanziamenti adeguati.
    Certo è che il problema andrà sempre più aggravandosi. Per invertire la tendenza di una piramide di età “rovesciata” come quella dei residenti a Chiusi ci vorrebbero decenni ammesso che l’attuale governo intenda perseguirla.

  12. carlo sacco scrive:

    Si ma i soldi che necessitano per tale ristrutturazioni chi li mette?Oppure diciamola cosi:in questo periodo che si annuncia lungo e non breve,dove scarseggiano soldi per opere pubbliche ed altri servizi pubblici che vengono ridotti proprio per mancanza di fondi,si dovrebbe individuare un percorso che esuli dalle parole e che dia determinazione concepibile a tale programma,ammesso che venga approvato e che poi trovi concretizzazine,diversamente rimangono solo frasi.Forse non si è capito bene che è tutto il comune di Chiusi a contare meno di 8000 persone e che i costi per le ristrutturazione e l’adattamento all’ediliza per anziani sono molto incisivi nel bilancio, incisivi al punto che non vorrei che si facesse la solita sottoscrizione di mutui per modificare la struttura mettiamo di 100 abitazioni (che non sono poche)in attesa di tempi in cui gli anziani- con tutto il doveroso rispetto che si meritano-saranno mangiati dai bachi….dopodichè cosa resterebbe?E’ una domanda che mi faccio e me ne faccio anche un altra:servirebbero tali ristrutturazioni alle famiglie che potranno venire dopo gli anziani?E se servissero come ci vivrebbero?Cercando di vedere il futuro di tutta questa storia non mi sembra che tali programmi possano essere molto plausibili nella loro realizzazione.Una cosa è parlarne,altro è realizzarle tali cose perchè il primo problema come sempre in questo sistema sono i soldi.Se li hai fai,se non li hai ti indebiti ancora?

  13. enzo sorbera scrive:

    E’ un post pieno di indicazioni utili. Condivido l’idea di aggiornamenti del personale che si occupa degli anziani e sarei ancora più “radicale” rispetto all’idea degli alloggi sociali: potremmo vederla come un’opportunità per ripensare, ad es., al centro storico come zona da riqualificare “a misura di anziano”. Questo significherebbe anche uno sforzo per ripensare le unità abitative e il loro recupero, oltre che la questione della circolazione dei veicoli (che non si è risolta con la ZTL). Inoltre, la riflessione sulla dimensione sociale del “problema anziani” potrebbe finalmente uscire dalla soluzione individuale (le singole famiglie si caricano di un problema che spesso, anche economicamente, è più grande di loro) per diventare questione condivisa. E’ un nodo che dovrebbe essere centrale per una nuova alleanza.

  14. pscattoni scrive:

    La proposta di Daria (Lottarini) è da condividere. Nel post precedente su chiusiblog tentavo di mettere in evidenza alcuni temi che dovrebbero essere oggetto di trattativa per un’ipotetica alleanza elettorale sul modello umbro. Questo posto da Daria è sicuramente da considerare.

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