Un altro cartello rapito e i lavori in via della Villetta

di Paolo Scattoni

Sono stato rimproverato di non tenere conto che la corretta forma è anche sostanza. Ringrazio per avermelo ricordato, ma è qualcosa che ho cercato di dimostrare nella mia lunga attività di ricerca sulla pianificazione urbanistica. È stato già scritto su Cascina Pulita alla Biffe, come la mancanza di un cartello di cantiere che ci doveva essere da maggio abbia ritardato la possibilità di accesso ad informazioni essenziali.

Oggi si parla di un caso simile, che è stato più volte trattato anche su questo blog. È quello dei locali della Villetta a Chiusi Città, già utilizzati per decenni dall‘Istituto Valdichiana e precedenti denominazioni. Il Comune ha deciso con una procedura che molti contestano, di togliere quegli spazi alla scuola pubblica per un’assegnazione gratuita ad una scuola privata. Decisione presa ad agosto quando questi blitz vengono notati meno. Per ora le proteste della scuola non hanno dato risultati.

La novità recente è che all’occupazione dei locali da parte della scuola privata come deposito di attrezzature per corsi di sartoria, sia seguito l’inizio dei lavori di ristrutturazione. Anche in questo caso non sembra esserci traccia di cartelli di cantiere. Ce n’è uno che ci dice che responsabile per la sicurezza è una ditta di Cetona. Se però si vuole sapere cosa stia succedendo lì dentro non è possibile accedere al nome della ditta esecutrice, del progettista, del direttore dei lavori e soprattutto agli estremi dei titoli autorizzativi.

È un caso simile a quello del cartello di Cascina Pulita? Non lo sappiamo. Occorre chiedere di nuovo alla Polizia Municipale che magari questa volta è facilitata perché l’edificio dista circa un centinaio di metri dalla sua sede. La cosa non è di secondaria importanza perché da quanto si sente dire ad inizio ottobre ci saranno un paio di ricorsi al TAR per richiedere la sospensiva del provvedimento comunale di assegnazione. Nel caso, assai probabile, di successo sarà interessante sapere chi pagherà la rimessa in pristino allo stato iniziale. Sarà il Comune e quindi noi contribuenti?

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