di Paolo Scattoni
È passato un mese da quando tale Iuri Bettollini si è dimesso dal PD. Problema d squisitamente partitico se il dimissionario non fosse anche sindaco di Chiusi e a quella carica sia stato eletto con i voti del partito a cui era iscritto.
Logica avrebbe voluto che i militanti, ma anche gli elettori di quel partito ne avessero discusso subito. Si sono invece aspettate quasi tre settimane per un incontro che ha avuto una buona partecipazione e numerosi interventi. In quella sede fu dato mandato alla dirigenza di prendere l’iniziativa in sede politica per un incontro con il dimissionario. Un incontro che sembra si terrà il 4 settembre.
Sua maestà alla fine avrebbe risposto. Il tutto avviene nella riservatezza più assoluta, con la motivazione che c’è una campagna elettorale in corso per le elezioni regionali. Insomma i panni sporchi si lavano in famiglia, magari qualcuno dovesse schifarsi e non votare alle elezioni regionali.
Ci si dimentica, però, che c’è un aspetto istituzionale che non può essere eluso. Se il sindaco cambia partito mi sembra più che doveroso che se ne debba discutere in Consiglio comunale.
Figuriamoci! Che le istituzioni aspettino. Per il comodo di chi non si capisce.
x Luca Scaramelli. Iniziativa sicuramente opportuna ed apprezzabile. Almeno da me.
Paolo (Scattoni) ti dico sinceramente che mi sembrava scontato fosse il PD a chiedere una verifica in consiglio comunale, sia per capire se il Sindaco ha ancora una maggioranza, e se ha ancora una maggioranza cosa pensa il PD dei consiglieri che pur appartenendo a quel partito sostengono un Sindaco che da quel partito se n’è andato. Visto che il PD ha scelto la politica dello struzzo saremo noi consiglieri di opposizione a chiedere il consiglio comunale.
x Luca Scaramelli. La mia tradizionale posizione è che le cose debbano essere discusse subito e in totale trasparenza. Non capisco perché non si riescano a trovare quattro consiglieri disposti a chiedere la convocazione di un consiglio con i temi da te sollevati all’ordine del giorno. Per il poco che può valere come indicatore chiusiblog posso dirti che questo post pubblicato a fine mattinata è molto visitato e letto. A me pare che una richiesta di chiarezza ci sia.
È assurdo ma credo che fino a dopo le elezioni regionali il PD non aprirà bocca sulla questione. Proviamo allora a immaginare il dopo 20.Settembre, se il PD, come sembra al momento, farà un patto di fine legislatura con il Sindaco, mi chiedo come farà poi in primavera, con il Sindaco ancora in carica, a candidare un’altra persona, in sostanza dovrebbe fare una campagna elettorale contro il Sindaco che contemporaneamente sostiene in consiglio comunale. L’ipotesi alternativa è quella che Bettollini rimanendo in carica in questi mesi “sfrutti” la sua posizione di Sindaco per farsi una campagna elettorale personale e porsi nella condizione fi essere ancora il candidato del.PD. Per il PD sarebbe un autogol.clamoroso dover candidare un Sindaco che ha appena sbattuto la porta. C’è poi un altro aspetto, per rimanere in carica il Sindaco dovrà avere il voto di consiglieri appartenenti al PD, cosa pensa il PD di quei consiglieri che appoggiano un Sindaco che da quel partito si è dimesso. Come appare chiaro, il PD, con la politica dello struzzo, cioè mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente, ha poco da guadagnare. Ultimo aspetto, il Sindaco essendosi dimesso dal PD creerà un suo gruppo consiliare o rimarrà nel gruppo di maggioranza magari dettando anche le regole al gruppo stesso?
x Roberto Sanchini. Infatti all’articolo 38 dello stato del nostro Comune si legge
“(…) 5. Su richiesta di un quinto dei componenti assegnati il Sindaco è tenuto a riunire il consiglio comunale entro un termine non superiore a venti giorni, e ad inserire all’ordine del giorno gli argomenti richiesti.”
Quindi i consiglieri di minoranza che sono quattro su dodici avrebbero potuto e potrebbero chiedere la convocazione del Consiglio con l’obbligo che si effettui entro 20 giorni.
L’attuale sistema privilegia l’elezione del Sindaco, per cui il nome del candidato alla carica è il primo obiettivo del voto dei cittadini, tanto che in categorie di Comuni di classe più elevata è possibile anche il voto disgiunto, così che è ammesso votare un candidato sindaco e appartenenti a una lista diversa da quella che lo sostiene direttamente.
Sotto lo stretto profilo della logica giuridica il rapporto del Sindaco è dunque coi cittadini che l’hanno eletto (e magari poi si sono pentiti di averlo fatto) e non con la parte politica che lo ha sostenuto nelle elezioni; è dunque irrilevante il suo possesso della relativa tessera d’iscrizione a quella parte politica, sia prima che dopo la sua elezione.
Il discorso sotto l’altro profilo, quello politico, è molto diverso, ma anche qui non investe il possesso o meno della tessera; riguarda infatti i rapporti fra il Sindaco e il Consiglio Comunale, tra lui e i consiglieri eletti, tra i quali chiunque, singolo o gruppo, avvalendosi dei poteri di iniziativa politica riconosciutigli dalla legge e dal regolamento può chiedere che sia convocato il Consiglio Comunale per discutere della vicenda di cui si parla.
Ho scritto ragionando a memoria, spero di aver ricordato bene
I consiglieri tutti hanno ricevuto i voti e quindi hanno un mandato popolare e non di partito. Se vanno in consiglio con una linea diversa da quella espressa dal loro partito non vedo lo scandalo. Politicamente avranno modo di argomentare e confrontarsi nelle sedi partitiche.
Quello che non è accettabile per l’istituzione Consiglio comunale è che si proceda senza una verifica in quella sede.
invece si capisce benissimo: per il comodo del “partito” che non essendo più sicuro neppure della propria ombra potrebbe rischiare clamorose sconfessioni proprio in Consiglio Comunale. Con il che i fatti si incaricano di confermare che Istituzione e cittadini non hanno alcun posto nell’orizzonte politico di questo pd.