Edilizia residenziale, inutile accanimento terapeutico

IMG_20170803_234702di Paolo Scattoni

Prima si accetta meglio è: il settore edilizio come l’abbiamo conosciuto, è finito. Rimane, ma su altre diverse basi, soprattutto con interventi adeguati sul patrimonio edilizio esistente. Basta girare un po’ per Chiusi e non ci vuole molto a notare l’abbondanza dei “vendesi”. Da noi il fenomeno è più grave, ma tocca l’intero Paese. Le crepe del settore erano già abbastanza evidenti trent’anni fa, non si è voluto vederle, né tantomeno affrontarle.

L’importanza dell’edilizia dal dopoguerra sino alla metà degli anni ’80 era dovuta ad una convergenza di fattori. In principio ci fu la ricostruzione. A Chiusi riguardò una parte importante dell’intero edificato. Ci fu poi la domanda dovuta all’aumento di popolazione: sei milioni di abitanti negli anni ’50 e ’60. Negli stessi anni ci fu l’esodo alle campagne che comportò l’inurbamento di milioni di famiglie. Più tardi la diminuzione del numero medio dei componenti dei nuclei familiari. Tutto questo ha determinato la fine della domanda e alla metà egli anni ’80 la crisi del settore era già evidente. La si volle addebitare a fattori temporanei, si disse che il problema stava nell’eccessiva regolamentazione e burocrazia, si cercò di rispondere con misure legislative di deregolamentazione (p.e. i condoni). Il settore, però, ha mantenuto il suo stato di malato cronico sempre più grave. Era ed è difficile acettare questa realtà anche perché l’edilizia ha rappresentato una funzione di possibile regolatore dell’intera economia. Quando c’era crisi si rilanciava con investimenti sull’edilizia. I perché di questa scelta sono molti e sarebbe troppo lungo elencarli.

A Chiusi tutte queste variabili sono state e sono presenti, compreso l’accanimento terapeutico di un malato terminale. Lo stanno a dimostrare le incedibili previsioni di piano strutturale prima e piano operativo poi. Si vedano le rispettive voci su chiusiaperta.it, ma è anche assai significativ l’esemplificazione su Montallese. Lo stanno anche a dimostrare alcune azioni come ad esempio il notevole investimento per la rete fognaria (contributo Fondazione MPS se non ricordo male) che ha consentito un aumento spropositato di quanto già edificato con la lottizzazione “La Collina” (area Palazzetto).

Su una strategia per il settore urge affrontae un dibattito serio.

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19 risposte a Edilizia residenziale, inutile accanimento terapeutico

  1. Luca Scaramelli scrive:

    Romano (Romanini), hai perfettamente ragione, la considerazione che mi suscita il tuo giusto commento è però di ulteriore impotenza: sulla vicenda nuovo stadio, chi si opponeva allora e di fatto ancora oggi fa parte delle opposizioni, aveva assolutamente ragione, una ragione dimostrata da fatti non discutibili, che prezzo politico ha pagato chi amministrava, amministra e con scelte scellerate costringe oggi i cittadini a farsi carico di quei 5 milioni per una struttura inutile? Tutti al loro posto, anzi qualcuno lanciato in splendide carriere politiche. Ci rimane la magra soddisfazione di poter dire, noi l’avevamo detto 15 anni fa, ho potuto farlo anche in consiglio comunale, ma per questa cosa provo più rabbia che soddisfazione.

  2. Romano Romanini scrive:

    D’accordo con Luca sull’attuale incapacità delle opposizioni a poter incidere sulle decisioni. Le “coscienze” sono sensibili solo ai danni materiali economici. Fino a quando la base elettorale privilegerà il proprio tornaconto, immediato e diretto, difficile che possa muoversi. Tuttavia non è inutile parlarne, informare e dibattere. La denuncia di 15 anni fa sulla inutilità del nuovo stadio (ci stà costando oltre 5 milioni) e il miraggio connesso che l’edilizia fosse ancora un traino dello sviluppo, permette oggi a tutti di misurare la scelleratezza politica di quelle scelte e di inchiodare alle loro responsabilità non solo i politici, ma anche quei rappresentanti di categorie imprenditoriali, finanziarie e commerciali che promossero e appoggiarono quella operazione. Le case poi non si sono costruite perchè nessuno aveva da investire soldi in un mercato che non funzionava più, e la Polisportiva non ha più voluto lo stadio (se mai lo aveva voluto) perchè consapevole che non avrebbe retto ai costi di gestione. Gli interessi economici hanno dettato le scelte. Quante iniziative in settori strategici per il futuro del paese (es. turismo, patrimonio storico-archeologico, trasporti – Ricerca) si sarebbero potute finanziare con 5 mln? Quindi, l’urbanistica per non ridursi ad un dibattito tra addetti ai lavori, deve mettere sul tavolo quali siano le conseguenze economiche e sociali delle scelte di politica del territorio. Credo che questo blog lo stia facendo.
    Concludo dicendo che le opposizioni dovrebbero “uscire” dal Consiglio Comunale e stare molto più tempo per la strada.

  3. roberto donatelli scrive:

    …. dimenticavo, le opere faraoniche portano anche ad un enorme SPRECO DI SOLDI PUBBLICI, di tasca nostra, (leggere i post del Blog sulle varie opere).

  4. roberto donatelli scrive:

    X Sanchini.
    Il centro storico (del Comune di Chiusi non di Chiusi Città) ERA giudicato “un gioiellino “, con l’aggiunta che, però, mancava di sovrastrutture. Come il Sanchini ha fatto notare le sovrastrutture continuano a mancare e basta venire in giro per Chiusi per vedere come si è ridotto il gioiellino. D’altra parte cosa ci si aspetta da una G.C. che ha idee faraoniche che non portano alcuna cosa a Chiusi se non malumore e quattrini a qualcuno, vedi lo Stadio, Orizzonti, il Palazzetto dello Sport, e via dicendo.
    Come ha fatto notare anche lo Scaramelli le opposizioni non possono fare niente e la gente se ne frega. Beviamoci su un bel bicchiere di vino e godiamoci il panorama. Per lo meno quello non sono ancora riusciti a rovinarlo!

  5. Luca scaramelli scrive:

    Dibattito estremamente interessante. Il mio primo post era in parte provocatorio, mi chiedo però in tutto questo la politica, quella vera e non quella dei post su Facebook, come può intervenire? In consiglio comunale per chi si oppone alle scelte della maggioranza, la possibilità di incidere è pari a zero. Fuori la politica come può interessare l’opinione pubblica su questi temi? Le elezioni sono l’unico momento “partecipato” e lì da decenni si è eletto chi ha fatto scempio dell’urbanistica. Se qualcuno ha una ricetta su questo si faccia avanti, altrimenti non ci rimane che un dibattito, dotto quanto si vuole ma irrimediabilmente condannato ad essere fine a se stesso.

  6. pscattoni scrive:

    x Roberto Sanchini. Non so quante abitazioni di edilizia residenziale pubblica siano state realizzate negli anni ’80. Fra l’altro il riuso dell’edificio degli ex macelli non sembra trovare una soluzione. Il mercato non c’è. Sulla scuola allo Scalo si potrebbe discutere, ma la destinazione del Conservatorio per la formazione ha una storia lunga che come sai risale al granduca Pietro Leopoldo. Cambiarne la destinazione d’uso qualche dubbio lo fa nascere.

  7. roberto donatelli scrive:

    Quello che leggo sul Blog rinforza la mia opinione su Chiusi…..tutto il mondo è Paese e tutti i paesi sono più o meno uguali, Chiusi prende la palma d’oro in assoluto per tutto quello che non va ne resto del mondo. Forse sarà l’acqua, o i sue secoli di isolamento.
    La bonifica è cominciata nel 1800.

  8. Roberto Sanchini scrive:

    Mi vorrei limitare a ricordare i problemi del centro storico di Chiusi, da tutti giudicato non dico bellissimo ma gradevole sicuramente sì; eppure è tremendamente vuoto, dentro e fuori. In genere si dice che le sue attrattive non sono pubblicizzate, ma si tende a trascurare il dato più eclatante, i pochissimi abitanti, che giustifica la difficoltà estrema di rivitalizzare il suo tessuto sociale ed economico, sulla qualità, anche culturale, della vita che esso offre. Credo che la storia sarebbe stata diversa se le scelte di edilizia popolare dei primi anni ’80 avessero portato al recupero a tali fini del consistente patrimonio edilizio posseduto dal Comune proprio nel centro storico (c.d. Palazzo delle Logge, Macelli pubblici, ex Conservatorio di S. Stefano). Fra l’altro, se trasferito a Chiusi Scalo, il polo scolastico tecnico-professionale avrebbe potuto beneficiare anche dell’immediata vicinanza della stazione FS ed essere così più appetibile anche per un numero maggiore di ragazzi residenti negli altri centri dei dintorni serviti dalla ferrovia.

  9. romano romanini scrive:

    ma perchè devi sempre replicare? Io non volevo convincere nessuno e nemmeno sfondare cancelli. Men che meno volevo dare lezioni a te sull’argomento. Sai benissimo che conosco tutta la vicenda di Grosseto. Mi è solo sembrato opportuno fare un riferimento al tema per la sua importanza.
    Non è indispensabile replicare sempre e comunque a tutto quello che viene detto. La gradevolezza e l’autorevolezza di un blog sta anche nella discrezione con cui chi amministra regola i propri interventi.
    Con simpatia

  10. pscattoni scrive:

    Romano (Romanini) sulla tracciabilità delle decisioni di piano con me sfondi un mega cancello aperto. Credo di essere stato il primo ricercatore italiano a porre il problema e ancora l’unico (purtroppo) a porsi il problema delle tecniche per conseguirla.
    Con il fondamentale contributo ddel geniale informatico Giampaolo Tomassoni più di dieci anni fa fu messo a punto un metodo chiamato scherzosamente PAULUS che ha consentito, grazie anche al lavoro di Roberto Picchianti, di ricostruire l’intero processo di formazione del Piano Srrutturale di Grosseto (http://paulus.arc.uniroma1.it/or/index.jsf). Le 56 aree di decisione finali sono passate complessivamente in quasi 500 passaggi. Basta cliccare su una delle aree di decisione per vedere nella colonna a sinistra la sequenza. Un passaggio può essere una decisione formale, l’acquisizione di un elaborato, un comunicato di forza politica o magari soltanto un articolo di giornale. Oggi volendo chi deve operare per il nuovo piano ha a disposizione tutto il vecchio tracciato. Ho i miei seri dubbi che lo farà.
    Per quanto riguarda le aree da “recuperare” ce ne sono molte e non sono estranee al tessuto urbano esistente. Recentemente l’associazione Tavola di René mi ha poso l’interessante tema dell’area in cui opera, quella al di là del sottopasso verso l’Umbria. Che dire dei volumi quai el tutto abbandonati dell’ex consorzio agrario, e potremmo continuare.

  11. Romano Romanini scrive:

    Da sottolineare il tema del “recupero” spessissimo utilizzato in simbiosi con altri due termini che piacciono tanto alla sinistra (ma anche alla destra): smagliature e ricuciture. Utilizzati (tutti) per contrabbandare operazioni su aree che non hanno più da decenni alcuna funzione urbana se non quella di “vuoti”. Da riempire. L’Italia ne è piena e, salvo rari casi circoscritti alle metropoli (Roma e Milano), sono fallimentari. Anche l’operazione della area ex Fiat a Firenze, se non è completamente naufragata lo deve ai soldi pubblici investiti con l’università e il tribunale. In questo destra e sinistra si confondono amorevolmente (Grosseto docet) con un atteggiamento graziosamente compiacente agli investitori di turno. Nel nostro piccolo il PO racconta la stessa storia: circa il 50% del nuovo edificabile è dichiarato recupero. Salvo poi verificare che riguarda per la gran parte (70% circa) aree periferiche, dismesse da decenni e per questo prive di qualsiasi funzione urbana dove quindi non c’è nulla da recuperare o ricucire. Nulla di male in questo (ovviamente) alla sola condizione che tutto sia fatto alla luce del sole con la tracciabilità dei processi e delle decisioni. Il tema del recupero pone questioni serie e complesse che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, incidono pesantemente sulla rendita fondiaria e sui valori immobiliari perché innescano dinamiche urbane e sociali molto rilevanti.

  12. pscattoni scrive:

    Roberto, almeno qualche intervento su altri settore come il riordino del traffico c’è.

  13. Roberto Picchianti scrive:

    Articolo interessante. Georeferenziato a Chiusi, ma valido per tutta Italia.
    La motivazione di questo “accanimento terapeutico” l’hai già scritta tu:
    “Era ed è difficile accettare questa realtà anche perché l’edilizia ha rappresentato una funzione di possibile regolatore dell’intera economia. Quando c’era crisi si rilanciava con investimenti sull’edilizia.”.
    Ti segnalo che comunque la soluzione alla crisi economica non è cambiata: esempio Bando Periferie.
    Vanto di questo e quell’altro governo, è stato presentato come grande progetto a livello nazionale di recupero/riqualificazione urbanistica.
    Premetto di non conoscere tutti i progetti presentati e/o vincenti. Ma ti segnalo quello da me conosciuto: Grosseto (progetto vincitore – 14 milioni finanziati). Di 9 punti solamente uno (la riqualificazione dell’area per residenze sociali de Il Poggio) mi pare coincidere con il tema del recupero, gli altri sono esempi di “Quando c’era crisi si rilanciava con investimenti sull’edilizia.”. I progetti sono facilmente rintracciabili sul sito istituzionale del comune.

    http://web.comune.grosseto.it/comune/index.php?id=228&tx_ttnews%5Btt_news%5D=7948&cHash=f7390f0335

    Scusate se ho spostato il focus dell’articolo anche su altre tematiche diverse dalla “edilizia residenziale”

  14. pscattoni scrive:

    Forse alla cronologia di Romano (Romanini) dovremmo aggiungere le varie campagne per le amministrative dele liste che ci vedevano proponenti (l’ultima nel 1994). Nonostante il tanto tempo passato ricordo qualche imorenditore del settore accusare che non volevamo le gru. C’era una convergenza abbastanza trasversale “per lo sviluppo”.

  15. Romano Romanini scrive:

    Tutte cose già dette e da tanto tempo. Mi pare che una delle prime occasioni in cui si parlò della perdita della “forza propulsiva” dell’edilizia fu all’inizio degli anni 2000. In occasione di una iniziativa che organizzammo per sensibilizzare i cittadini sulla decisione di costruire il il nuovo stadio alla Pania e al contempo rendere edificabili i terreni del vecchio campo sportivo. Come poi sia finita quella storia oggi è sotto gli occhi di tutti: 5 milioni di euro sperperati in un opera senz’altro superflua (se non inutile). E poi ancora nel 2012 all’approvazione del Piano Strutturale … e poi ancora nel 2016 all’approvazione del nuovo PO. Sempre la stessa storia noi a denunciare e il PD a fare spallucce e selfie. Se allora era difficile credere a chi diceva che l’edilizia non era più un traino (c’erano ancora diverse imprese nel settore e la cassa Rurale ancora erogava credito al settore) oggi nessuno la può più negare. ma … ma nonostante questo nessuno ( a parte i soliti rompiscatole) che si opponga a questo scellerato modello. Paura, ignavia, convenienza a formare un bel groviglio dove l’informazione (documentata, trasparente, democratica) fa la figura della bella addormentata nel bosco. Solo il danno materiale potrà produrre cambiamento.

  16. pscattoni scrive:

    A quello che dice Fabio (Detti) c’è da aggiungere che sta per partire il processo di cessioni da parte delle cosiddette “bad banks” delle case messe a garanzia di crediti che sono ormai dichiarati inesigibili. Il rischio è quello di immissione sul mercato di case a prezzi ulteriormente ribassati.

  17. Fabio Detti scrive:

    concordo con Paolo Scattoni e aggiungo che ormai ” i buoi sono usciti dalla stalla ” chiudiamo pure la porta ! L’italia è un paese patrimonializzato nel quale i patrimoni familiari ( fatti di appartamenti da figlio- nipote – da affitto) hanno perso circa il 30-40% di valore negli ultimi 10 anni. Più si costruisce e più si impoveriscono le famiglie che hanno già investito i propri risparmi in immobili ….più si concedono i mutamenti di destinazione d’uso negli immobili rurali e ancor più si deprezzano gli immobili nei centri urbani (al netto della crisi che continua). Non so cosa debba fare la politica….ci pensi.

  18. pscattoni scrive:

    Un ragionamento doveva essere fatto in occasione dell’adozione del piano strutturale prima e piano operativo poi. Gli obblighi di legge per forme di partecipazione alle decisioni furono rispettate soltanto formalmente.

  19. Luca Scaramelli scrive:

    Ora è estate e fa caldo poi ci sono i Ruzzi, dopo, la festa dell’Uva e di lì a poco cominceremo a sentire l’atmosfera natalizia con le illuminazioni già piazzate a novembre. Dopodiché si ricomincerà con le altre “scadenze”. Per i problemi importanti ci sono i proclami su facebook. Vorrei che questa fosse solo una battuta, purtroppo mi sembra la realtà.

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