di Paolo Scattoni
Una discussione su Primapagina se il Conservatorio di Chiusi fosse stato una scuola di musica o invece, come in realtà è stato, un collegio femminile, mi ha indotto ad acquistare il libro “Il Conservatorio di Santo Stefano in Chiusi” pubblicato nel 1993, curato dalla professoressa Sira Serenella Macchietti con contributi di Gisberto Mosconi, Antonio Maone e Lucia Moretti. Il libro è ben scritto e fa scoprire una storia che pochi conoscono. Oggi mi dispiace di non averlo scoperto prima.
Quell’edificio, con una lunga storia, ospitava originariamente un convento di suore agostiniane e fu investito dalla riforma del granduca Pietro Leopoldo. Molte proprietà ecclesiastiche furono acquisite al demanio pubblico e molti conventi trasformati. Così con decreto granducale quel convento fu trasformato in un complesso di educazione femminile. Occorre inquadrare quell’atto anche nel tentativo di orientare la Chiesa verso posizioni gianseniste. Il vescovo di Chiusi Pannilini, se non il capo di questo movimento, ne fu il principale ispiratore. L’impostazione in campo educativo era quello di favorire l’alfabetizzazione non soltanto delle classi più agiate ma anche di quelle popolari. Nell’impostazione giansenista era fondamentale poter accedere anche individualmente alla lettura delle sacre scritture. È dunque di quel periodo la traduzione della bibbia in italiano. L’edificio “Casa del leggere e dello scrivere” fu realizzato proprio in quel periodo dalle istituzioni ecclesiastiche e finalizzato all’alfabetizzazione.
Tornando al Conservatorio di Chiusi istituito con decreto graducale nel 1785, raggiunse prestigio nazionale e popolarità nell’Ottocento. Fu chiuso nel 1926. Il complesso ospitò poi corsi di formazione tecnica e professionale, ottenendo anche in questo campo buoni risultati.
Oggi le iniziative pilota messe in atto presso l’Istituto Valdichiana trovano in qualche modo quarti di nobiltà nella storia di quell’edificio. Si dovrà tornare anche su questo. Intanto concludo con una citazione dal libro della professoressa Macchietti (p. 102)
“Ciò che sorprende in una città legittimamente fiera del suo passato, che celebra la civiltà etrusca, che è attenta ai ruderi romani, consapevole del significato delle “belle” catacombe, orgogliosa della sua cattedrale e del suo “bel San Francesco”, del suo museo e delle sue tombe (…), è la quasi dimenticanza del suo Conservatorio e delle sue scuole, che hanno consentito a molti di imparare a leggere, a scrivere, a far di conto, di accedere all’istruzione secondaria, di aprirsi alla cultura, di arricchirla, di trasformarla….”
x Carlo Giulietti. Io non dispero. Sta lentamente emergendo una caratterizzazione della scuola come centro per l’educazione alla tecnologia e all’innovazione. Nell’esperienza di Laboratorio Ambiente abbiamo visto belle intelligenze esprimeris al meglio. Ci si deve arrendere proprio ora che abbiamo scoperto la grande tradizione storica di questa scuola? Insistete. Insistiamo.
Se dovessi associare alla parola “Insegnante”, scritta con la i maiuscola, un volto, non avrei il minimo dubbio, sarebbe sicuramente quello della professoressa Serenella Macchietti, dispiace anche a me non averlo letto, strano, non so come, ma deve essermi sfuggita la sua pubblicazione dell’epoca.
La citazione che riporti, soprattutto in quel periodo in cui l’edificio era veramente in stato di abbandono, in parte addirittura ridotto a rudere, rispecchia la condizione in cui viveva la nostra scuola. In modo particolare l’Istituto Professionale, privato di attenzione e sostegno.
Anche oggi le attenzioni non si sprecano, salvo in periodi elettorali o in occasioni di rappresentanza, ma in particolare manca “quell’orgoglio” per dirlo con le parole della Professoressa, che magari hanno per i beni storici, da parte dei cittadini di Chiusi e dintorni. Molti non si rendono conto che la scuola non appartiene al preside o agli insegnanti, ma è un bene della popolazione e come tale tutti dovrebbero concorrere a valorizzarlo. Tu, Paolo, sai quanto cerchiamo di fare, a volte anche con il tuo aiuto, per far prendere coscienza di questo alla cittadinanza, ma nonostante gli sforzi la scuola chiusina viene ancora snobbata, a vantaggio di altre di città o anche di altri paesi.