Governo del territorio: lo scempio vero è nel Piano Operativo

capannone-torri-2-850x576di Romano Romanini

Ormai si è scritto molto sul nuovo complesso edilizio che sorgerà nei pressi delle Torri.

Dico subito che non sono pregiudizialmente contrario perché non penso che sia uno scempio “a prescindere”.

Le costruzioni sorgono in una zona particolarmente delicata e sensibile sia dal punto di vista architettonico che ambientale. Le due Torri sono lì a pochi metri di distanza e un problema di rapporto lo pongono senz’altro. Un rapporto che sembra risolto abbastanza bene con una collocazione dei nuovi volumi tale da impedire una vista contemporanea del “capannone” e della Torre.

Per chi proviene da Chiusi, le tre palazzine, che per tipologia, materiali, rapporti dimensionali e volumetrici sono coerenti con i tipi edilizi locali, “contengono” il volume del capannone sia in larghezza che in altezza, riducendone di molto l’impatto visivo.

Infine il tema dell’impatto ambientale delle attività che ci verranno insediate. L’area è senz’altro sensibile e delicata non fosse altro che per la sua prossimità al lago e il punto è se queste attività sposteranno in modo significativo i rischi connessi all’attività florovivaistica storicamente insediata.

L’impressione è che i rischi rimangano gli stessi.

Detto ciò, tuttavia, a mio parere esiste un aspetto ancora più importante e che riguarda la gestione del territorio in cui una determinata comunità è insediata. La realizzazione di nuovi manufatti in contesti storici è un fatto senz’altro controverso. Non c’è bisogno di scomodare la Storia (quella con la S maiuscola) per sapere che l’attività antropica, modifica per il solo fatto di esserci, e con questo dobbiamo fare i conti, sempre.

Ciò, ovviamente, non significa mano libera per costruire ladovesivuolecomesivuole, significa solo che considerare il territorio come intangibile è demagogico, privo di relazione con la realtà. Anche perché se guardiamo il nostro territorio (nazionale ma anche locale) non è che questa scuola di pensiero abbia ottenuto grandi risultati. Anzi, paradossalmente, proprio le nostre zone, da sempre governate dalla “sinistra” che si vorrebbe paladina della tutela del territorio e del rispetto ambientale, sono state tra le più saccheggiate.

Dalle nostre parti la sinistra non da alcuna garanzia di tutela anzi, semmai è garanzia del contrario.

E si che le leggi non mancano, non sono mai mancate, eppure di scempi e di trasformazioni scellerate ce ne sono quante se ne vogliono.

Io credo che prima di tutto si debba ragionare sull’idea di paese che si vuole perseguire, perché, non è la stessa cosa prefigurare una vocazione industriale/terziaria o una turistico/ricettiva.

Quindi la domanda è: quale vocazione per Chiusi? La risposta più gettonata è stata: “Ma che diamine: la valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale”. Risposta pressochè unanime data da tutti, PD in testa. Peccato che poi alle parole sia seguito un deserto … di cemento.

Si perché il nuovo Piano Strutturale impegna circa 1,4 mln di mq di nuovo territorio urbanizzato e il suo figlio legittimo, il Piano Operativo, stabilisce che nei prossimi 5 anni se ne potrà costruire circa 2/3, vaneggiando un aumento di popolazione di circa 2.000 abitanti. Con l’ulteriore conseguenza che il tanto sbandierato “recupero” di edilizia esistente arriva a malapena al 30% del totale, altro che 80%!

Turismo, valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale “fanno a cazzotti” con questi numeri.

In conclusione, parlare di un intervento come quello del Vivaio Margheriti, senza tenere conto di questi aspetti che, essi si, condizioneranno pesantemente l’ambiente e il nostro territorio con la quasi certezza di uno scempio generalizzato, rischia, quanto meno, di essere velleitario e demagogico.

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Una risposta a Governo del territorio: lo scempio vero è nel Piano Operativo

  1. pscattoni scrive:

    D’accordo con il giudizio sulle previsioni di Piano Strutturale e Piano Operativo. Sulla gestione delle trasformazioni del paesaggio ho già avuto modo di scrivere più volte sul blog (con pochi riscontri purtroppo): le regole debbono essere il frutto di una sensibilità maturata attraverso sapere e intelligenza collettivi. L’intervento alle torri è considerato impossibile in suolo toscano e possibile in suolo umbro, una prova che non c’è legislazione che tenga e si rimane sul giudizio personale sulla bontà rapporto fra l’intervento e l’esistente.

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