E’ ingiusto e provocatorio affrontare il tema della festa della liberazione (25 aprile 1945, simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane contro il governo fascista e l’occupazione nazista), con commenti che non hanno correlazione con la partecipazione alla manifestazione tenutasi, come tutti gli anni, a Chiusi. Ingiusto poiché non si conoscono le ragioni personali della mia assenza nominata a “vanvera”, come sempre più spesso accade. Provocatoria poiché, l’articolo, rischia dei essere strumentalizzato come mossa politica (denigratoria) in vista delle prossime elezioni comunali.
Dal canto mio rivendico un passato di democrazia partecipativa svolto per tutta la vita, ho dato il mio, senza vantarmi, prezioso contributo umano, civile e professionale e rispedisco al mittente l’ingiuria e la provocazione. Sarebbe troppo facile rispondere come di dovere! Sarebbe un boomerang di immagine, di visibilità che non è il mio principale obiettivo.
Mi piace solo ricordare una frase di testimonianze inedite di sopravvissuti alla seconda guerra mondiale: “1940-45: storia delle nostre genti”, progetto elaborato quando dirigevo due scuole del Trentino in gemellaggio con l’Istituto Superiore di Chiusi. “Vi sono momenti della vita in cui lo spirito è messo nella condizione di vivere intensamente progredire, ingigantire o essere soffocato e immiserire. Per tutti noi questo è un tale tempo” (Don Narciso Sordo, Castello Tesino 1944). Ecco, non vorrei che proprio da un momento di tale intensità emotiva e di ancora fresco dolore, nascesse un motivo di avvilente, desolante spaccato della nostra vita cittadina attualmente rappresentata da un’Amministrazione che sta facendo la sua parte, alla quale ognuno può partecipare, a modo suo, nel suo intimo, nelle sue amarezze o nelle sue gioie. Nessuno può permettersi di giudicare o di valutare atteggiamenti assolutamente personali e non sindacabili se non fanno parte, eventualmente, di un contesto di dialogo o confronto pubblico.
Sarebbe veramente pericoloso per il sistema democratico che poggia proprio su principi indelebili come rispetto e considerazione delle idee altrui. Qui non si tratta di idee ma di circostanze del tutto occasionali e comunque anche simpatiche ricorrenze come la, festa del papà o quella di san Valentino. Sono ricordi del sentimento, quello più bello e significativo, che dovrebbe essere il motore del mondo e dei suoi valori: quello, cioè dell’amore che è anche fratellanza, solidarietà’ e soprattutto, insisto, rispetto reciproco (Papa Francesco docet).
Rita Fiorini Vagnetti, I Cittadini per Chiusi