Progredire anche senza governo


Senzagovernodi Paolo Scattoni
Quella della politica di oggi è una crisi epocale. Stanno cambiando tutti i paradigmi che siamo stati abituati a riconoscere perché stiamo vivendo una rivoluzione, quella della rete. Sono bastati pochi anni perché anche la politica cambiasse radicalmente.

La democrazia rappresentativa era quasi tutto nella vita di una comunità locale. Era il Comune a prendere le iniziative più importanti. Quello era il punto di riferimento anche per la critica e l’opposizione. Se non si era d’accordo la strategia doveva essere necessariamente quella del tentativo di sostituzione della maggioranza alla prossima scadenza elettorale.

Ormai tutto questo è largamente superato. In un certo senso qui a Chiusi siamo privilegiati. Il modello renziano dello svuotamento della politica come confronto e maturazione collettiva è stato sostituito un modello basato sulla comunicazione ad effetto. Il nostro sindaco ne è stato uno dei primi e più fedeli interpreti. Da questo punto di vista siamo in una posizione ideale per capire quale possa essere l’alternativa per i molti che non si rassegnano. La rete insieme alle sue grandi opportunità ci regale una partecipazione “da individui” e non tanto da gruppi organizzati. La politica sembra adeguarsi volentieri a questa deriva comunicativa. Chi non si rassegna, però, deve trovare un’alternativa.

Secondo me c’è e sono proprio i nuovi mezzi informatici e di comunicazione che lo rendono possibile. E’ possibile coinvolgere le intelligenze, le conoscenze, la voglia di impegnarsi per la comunità che ora sono largamente ignorate e qualche volta anche umiliate, organizzarsi “a prescindere” dalla vacuità del governo? Io penso di si.

Credo che sia possibile con queste risorse costruire prospettive strategiche condivise e documentarle nel tempo, documentare una memoria condivisa del nostro paesaggio, valorizzare realtà di ricerca non istituzionale, ma di alto livello (e qui abbiamo ormai l’esempio ormai largamente consolidato del gruppo archeologico), valorizzare le potenzialità di innovazione e di scienza di cittadinanza, organizzare spazi per la formazione ad alto livello. Mi riprometto di ritornare su ciascuno di questi temi per dimostrare che per tutto questo c’è una prospettiva a basso costo e comunque sostenibile senza l’aiuto del “governo”, che se poi ci sarà, tanto meglio.

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3 risposte a Progredire anche senza governo

  1. pscattoni scrive:

    x Francesco Storelli. Molto si poteva fare anche in analogico, ma c’era un ostacolo: la sindrome dell’occupazione del palazzo d’inverno. Io e te siamo stati in diversi momenti e con ruoli diversi in consiglio comunale. Per me (immagino anche per te) l’idea era quella che si potesse in qualche modo sul “governo”. Certo è possibile farlo, ma è ormai sempre più evidente che senza una mobilitazione civile l’incidenza è minima. Una politica sempre più basata sulla “comunicazione senza contenuti” rende tale mobilitazione sempre più urgente. La rete ci può dare una buona mano. Mi riprometto d scrivere una serie di post su come penso che si potrebbe fare in pratica.

  2. Personalmente è una vita che, per le iniziative a cui partecipo, mi organizzo “a prescindere” dalla vacuità di chi ci governa. Al punto che non ci faccio più caso. Concordo che la rete offre molte più possibilità di organizzarsi a prescindere, ma, con un p’ di sforzo, si poteva già fare anche ” in analogico”.

  3. carlo sacco scrive:

    Condivido le tue parole ma nello stesso tempo se penso alle possibili iniziative sò bene che la ramificazione delle protuberanze partorite dalla politica istituzionale espresse sottoforma dell’esistente giuoco di rapporti dentro la politica stessa ha gli osservatori necessari atti ad inglobare i tentativi di ricerca di altre vie ormai sperimentate ed obsolete. Come si espleta tale attività? Il paese è piccolo e piccolo è il territorio ed i nomi delle persone sono ormai stigmatizzati dietro parametri di riferimento partitici,economici, religiosi,politici e modalità di pensare.Ad ognuno d questi tutti gli interrogati potrebbero dare collocazione, riconoscendo i cosiddetti ”miei polli”.E’ quindi non facile credo l’attuazione di ciò che dici ma nondimeno non è detto che non possa essere una prova degna di essere sostenuta e tentata, daltra parte altri ci sono riusciti bene o male, con tutte le lacune che hanno portato dietro, ma la rete usata dalla stessa politica ha prodotto non solo aberrazioni ma anche ha dato la possibilità di vedere che l’uso di tale mezzo sia necessario e collocabile nel viatico atto far cambiare aria, perchè quella respirata fin’ora è quella tossica senza dubbio e dei miei polli che adesso stanno bollendo nel lesso della pentola, personalmente non salverei nessuno: Achtung banditen !

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