Venezuela: il triste destino di una rivoluzione (forse) mancata

di Paolo Scattoni

Come noto questo blog non è finalizzato alla discussione politica generale. Ce ne sono tanti altri molto più qualificati. Raramente si fa eccezione.

Fra le eccezioni c’è un articolo di un anno fa di Carlo Sacco intitolato “vivremo e vinceremo” in omaggio a Hugo Chavez, presidente del Venezuela, il giorno della sua scomparsa. All’inizio non partecipai al dibattito perché ho maturato scetticismo su certe figure carismatiche, che “hanno fatto tutto bene”. Intervenni allora su una questione molto marginale che non merita qui di essere ripresa.

Qualche tempo dopo la morte di Chavez ci sono state le elezioni che ne hanno visto vincere con il 51% l’erede: Nicolas Maduro. Era quello un risultato elettorale che denotava una spaccatura verticale della società.

Oggi ad un anno di distanza la situazione del Venezuela è drammatica. Ci sono manifestazioni di massa, tentativi di repressione, morti e feriti da ambedue le parti. Ieri sono stati arrestati due sindaci di municipalità importanti ed è sotto inchiesta per un eventuale arresto una deputata dell’opposizione.

Ho amici venezuelani che la pensano in maniera opposta: una collega chavista di grande preparazione e intelligenza che mi scrive che è in atto una sorta di colpo di stato ispirato dagli USA, un altro amico altrettanto intelligente e preparato che mi dice che l’attuale movimento è determinato dall’incapacità a governare decentemente. Ovviamente per ben giudicare bisognerebbe essere lì.

Ci sono però elementi che debbono essere presi in considerazione e meditati adeguatamente.

La costituzione emanata nel periodo di Chavez è sicuramente molto avanzata, introduce ad esempio governi locali eletti e non più nominati dal governo (come succedeva con il podestà di epoca fascista). Viene anche introdotta la separazione dei poteri.

I critici denunciano però la mancata attuazione della costituzione, anzi la sua continua evidente violazione come ad esempio un esercito che si dichiara di parte quando si definisce “chavista”.

C’è stata poi una politica finanziaria suicida. Il cambio imposto con il dollaro (simile a quello in auge in URSS) determina scompensi evidenti nell’economia che viaggia su un cambio nero assurdo (1 a 10 in banca, 1 a 100 per strada!!!).

Le politiche sociali messe in atto grazie ai proventi del petrolio ha praticamente distrutto il tessuto produttivo ed ora il Paese importa quasi tutto. Infine non si è riusciti non solo a debellare, ma neppure ad attenuare la corruzione.

E’ sempre la solita storia. Di fronte ad un’analisi giusta delle ingiustizie di un sistema si fanno seguire ricette globali che non tengono conto della complessità che dovrebbero dominare.

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10 risposte a Venezuela: il triste destino di una rivoluzione (forse) mancata

  1. pscattoni scrive:

    Ho sbagliato a lanciare questa discusione come a pubblicare il post sulla morte di Chavez un anno fa. Chiusiblog deve rimanere locale, quando eccezionalmente si impostano discussioni su altro la discussione non regge. Gli ultimi due commenti (concatenati) soino più lunghi del post che ho scritto. Il post di oggi chiede di riflettere a chi aveva scritto ed era intervenuto un anno fa, sui risultati di una politica che oggi trova un grande movimento in protesta e il Venezuela spaccato. Frutto della propaganda del satana americano o di un disegno pretenzioso al di là delle buone intenzioni? Invece si salta la domanda e ci si impegna in esercizi di materialismo storico. Ho amici venezuelani stimati, onesti e intelligenti su posizioni opposte, da qui la mia intenzione di sensibilizzare su questa vicenda (sinora 31 morti e più di 400 feriti).

  2. carlo sacco scrive:

    …ed allora se questo è vero perchè giudicate che sia la gradualità e ” l’amministrazione della complessità”(Scattoni) che possa generare lo sviluppo quando sapete benissimo( o non lo sapete?) che il sistema sia nella storia,sia nei comportamenti umani,sia nella politica produce sempre e continuamente gli automatismi di recupero di quanto gli viene strappato ? ‘Non vi sembra che così facendo e venendo da quella storia dell’imperialismo di rapina e repressione che ha arricchito l’occidente a scapito di altri, si creino le condizioni per le quali chi cerchi di cambiare sia in ogni modo intrappolato e messo al fallimento ? No,dal momento che viene detto che almeno si è capito come funzioni l’economia, mi dite qual’è la strada visto che la sapete? Perchè il sistema come dite voi ha funzionato e funziona da sempre in tal modo,ma sembrerebbe che tutti siano per il cambiamento ma abbiano a cuore il fatto
    che il cambiamento non debba produrre scossoni.Nel campo delle ” visioni” se così fosse riterrei anche di essere in buona compagnia.

  3. carlo sacco scrive:

    Qui mi sembra che fra esercizi di fantasia e fra asserire che comunque la migliore economia in tutti i casi è quella del mondo occidentale perchè coniuga libertà individuali con sviluppo si arrivi ad augurarsi una sola prospettiva: quella che il cambiamento sia inutile,anzi man mano che si tenta di cambiare aumentino i danni per tutti.Taccio su chi sia colui al quale stia a cuore tale teoria.non davvero alle classi subalterne.E’ strana certo la visione di Battilana quando dice che è la teoria dell’uomo nuovo che metta a rischio tutto,anche le libertà.Allora mi si risponda su una cosa e non si eviti la risposta coprendosi dietro il problema della gestione della ” complessità” perchè è una scusa e neanche tanto nascosta perchè non c’è complessità per chi mangi una volta alla settimana.Ed 1/3 del mondo mangia una volta alla settimana o al massimo due volte.Lo sviluppo capitalistico che fornisce l’incrementazione(scattoni) si è basato su secoli di rapina e sulle ricchezze e materie prime che sono state succhiate al terzo mondo,sviluppando noi,ripartendosi nel nostro mondo e producendo sviluppo qui e consenso politico qui, non alle classi subalterne ma a quelle più in alto ed impoverendo gli altri….

  4. Lele Battilana scrive:

    In un precedente articolo Carlo (Sacco) si meravigliava quasi che fossimo sulla stessa lunghezza d’onda nel giudicare Berlinguer, forse auspicando un mio ravvedimento. Mi dispiace ritornare subito in disaccordo, ma così è. Io non sono un esperto di politica internazionale, pero’ qualche idea sulla società e sull’economia me la sono fatta. E dico che laddove va al potere un partito che vuole costruire “l’uomo nuovo”, anche se parte da premesse nobili, finisce per conculcare la libertà di molti. E inoltre rimango meravigliato che la sinistra mondiale che si rifà in qualche modo a Marx, grande economista oltre che filosofo, non tenga conto che in economia ci sono leggi che si impongono comunque. Per finire sostengo che l’ economia di mercato, che non necessariamente deve coincidere con il capitalismo senza limiti, è risultata migliore dei sistemi dirigistici storicamente affermatisi.

  5. enzo sorbera scrive:

    Come sempre succede ai regimi personalistici, la fine del personaggio è sempre la chiusura di un’epoca. Chavez mi era un po’ antipatico col suo esser spesso personaggio “sopra le righe”, ma ha fatto grandi cose. Un’economia “petrolifera” ha drogato la sua azione e, in questo, è stato forse un po’ miope. L’altra miopia è stata nel non aver coltivato la successione, cioè un gruppo capace di farsi classe dirigente entro lo schema tracciato di giustizia sociale e costituzionalismo che, almeno in America Latina, è oro colato. Spero di sbagliarmi, ma sono pessimista sul loro futuro.

  6. carlo sacco scrive:

    @ Paolo.Non credo che il pensare da incremen
    talista possa determinare alla fine il futuro del mondo;influenzarne i fatti certamente si,ma questi sempre più spesso sfuggono alla comprensione e sono anche mine vaganti a cui tutto l’incrementalismo di questo mondo dominato esso stesso da tale pensiero rischia di essere fuorviante a comprendere le situazioni e le grandi decisioni politiche.Quello che nessun incrementalismo spero possa non sostituire sono i bisogni evocati dal sistema dove si formano.Inutile disquisire sul sesso degli angeli,il sistema economico-socio-politico keynesiano non è più sufficente a garantire la stabilità e la soddisfazione dei bisogni in tutto il mondo e l’alternativa a questo non è nata. Ecco perchè il vecchio pensa e si serve dell’incrementalismo ritendendo che possa essere la sola via per determinare la propria sopravvivenza.Forse il messaggio di Marx tanto osbsoleto non mi sembrerebbe e credo che una parte almeno della critica al suo pensiero dovrebbe essere rivalutata alla luce dei rapporti di forza nello scenario mondiale,in cui uno dei massimi sistemi è scomparso ed è rimasto l’altro che ritiene di governare con la forza.Perchè di forza si tratta,non altro,e la sua cultura non talvolta ma sempre viene spacciata per libertà proprio da quei media che tu dicevi e attraverso i quali passa il controllo delle idee e quindi della gente.

  7. pscattoni scrive:

    Hugo Chavez ha goduto all’inizio della sua presidenza di un solido consenso popolare. Nel 2002 ci fu un tentativo di colpo di stato che fallì in pochi giorni grazie alla fedeltà dell’esercito e dall’azione popolare. Nelle elezioni dell’anno passato questo consenso non c’era più, almeno nelle dimensioni di una volta. Oggi le grandi dimostrazioni mostrano un’ulteriore erosione. Secondo me per i motivi che ho spiegato. La riduzione della povertà estrema dal 25 all’8% della popolazione è stato un risultato importante. Ma anche quelle frange di popolazione sembrano abbandonare i chavisti. Dico sembrano, perché non sono lì. La rigidità ideologica appare però alla base dei problemi di oggi.
    In questa fase un governo di unità nazionale basato su un solido “compromesso storico” è probabilmente l’unica via d’uscita.

  8. luca scaramelli scrive:

    Non si può certo sintetizzare in due righe l’analisi di una situazione come quella che descrivi nell’articolo.
    Non vorrei quindi sembrare troppo semplicistico nell’esprimere la mia opinione, però, da quando ho memoria, ogni tentativo di creare in america latina un’esperienza “alternativa” alle dittature violente, o alle democrazie fantoccio serve degli stati uniti, è finita sempre sotto la repressione violenta degli squadroni della morte, si pensi al Salvador e all’assassinio di monsignor Romero, o svuotata dall’infiltrazione subdola senza apparenti violenze come avvenuto per la fine del governo sandinista di Ortega in Nicaragua nel 1990.
    Nonostante ciò, da molti anni a questa parte, l’america latina rimane forse l’unico laboratorio attivo nel mondo, si pensi alla Bolivia di Evo Morales o allo stesso Brasile, e a questo proposito l’elezione di un papa proveniente da quel subcontinente non è una casualità.

  9. pscattoni scrive:

    Caro Carlo (Sacco) non puoi certo chiederlo a un incrementalista qual’è l’alternativa alla politica fallimentare di Chavez e di tutti quelli che hanno cercato la soluzione globale. La mia risposta per definizione è “non lo so”. Molto meglio di quelli che credono di saperlo e non lo sanno. All’inizio degli anni ’90 era fra i pochi che utilizzavano INTERNET (in Italia eravamo qualche migliaio). Ho visto per la prima volta un collegamento web nel 1996 (in Mozambico!!). Ecco com’è evoluta la rete da allora:
    1996: Sono connessi 10 milioni di computer, 1999: Gli utenti di Internet sono 200 milioni in tutto il mondo. 2008: 600 milioni in tutto il mondo, 2009: 1 miliardo, 2011: Gli utenti di Internet sono circa 2 miliardi in tutto il mondo.
    Un “grande rivoluzionario” del 1996 non avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo ndell’innovazione nei successivi 15 anni. Come vedi è sempre meglio essere prudenti. Chi oggi immagina come evolverà il mondo (e l’Italia) nei prossimi venti anni fa solo esercizio di fantasia.

  10. carlo sacco scrive:

    X Paolo.La tua frase finale sulla ”complessità” mi stimola.Ma allora qual’è l’arternativa?Quella a Chavez è solo la ricostituzione del vecchio ordine che regnava prima.Questione di tempo.Come?Semplicemente se ne incaricano gli automatismi del dio supremo ”mercato”a dare una mano,a far mancare il cibo,a far lievitare i prezzi,a mobilitare donne con le pentole in piazza.Te la fanno ripagare cara la tua rivoluzione.Quello che vale sono solo i loro interessi in casa d’altri.Le ricette globali che tu definisci dannose e che tu immagino auspichi essere sostituite con la politica differenziata dei piccoli passi,è la stessa lezione della storia che ci dice che hanno fallito.Da sempre.Il sistema economico poi quello politico subito dietro hanno ricreato le condizioni per il potere dei più forti,proprio perchè disinnescare gli interessi dei più forti è difficile,ma se cerchi di farlo in maniera graduale scendi nel loro terreno,quello del mercato,e nelle condizioni terzomondiste perdi.Allora non resta che la lotta per liberarsi dal cappio.Ma credo papale papale che ”quella complessità” che ha conquistato molte menti e linee d’azione politica dell’occidente,a cui tu fai riferimento,dietro di se nasconda la chiave di una politica per consentire il ritorno in casa tua del grande fratello ex-occupante.La storia lo dimostra con i fatti.

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