La deriva renziana e il coraggio dell’arroganza

 di Marco Nasorri

La delusione di tanti dirigenti e militanti del Partito Democratico è reale e profonda. La netta protesta espressa, da chi fa riferimento, soprattutto, a Pippo Civati è un segno positivo. Ma, occorre Guardate in faccia la realtà, senza una vera iniziativa politica, persone di valore e appassionate finiranno in una riserva indiana, senza prospettiva. Mi dispiace che in tanti esponenti del PD, non ci sia stato nessun serio tentativo di ricostruire, intorno a temi e politiche fondamentali, una proposta alternativa e di opposizione sociale e politica alle derive renziane. Capisco che tutto era contro, dopo i fallimenti dei vecchi personaggi. Tuttavia, in troppi si sono arresi e saliti, in modo indecoroso, sul carro vincente.

Quello che vediamo all’opera è il “Renzi Style” che avanza a livello nazionale e locale. La battaglia di potere che si è giocata a Roma per il governo, si ripete in queste settimane in ogni città, dove tra pochi mesi si voterà per le amministrative. In quasi tutti i comuni, anche della nostra provincia, si faranno le primarie, ma le candidature, le discussioni che avvengono, non rispondono a logiche politiche, a programmi, a diverse idee di città. Si cercano e spesso si propongono candidati, secondo logiche di appartenenza, inseguendo il risultato positivo, per determinare scalate politiche personali, in una rischiosa confusione di ruoli. In questo scontro non c’è nessuna visione del territorio. Il partito non riesce più a fare nessun lavoro di sintesi per politiche unitarie e in parte condivise. Il PD ha sempre temuto il pericolo del proliferare di liste civiche. Finirà che lo stesso PD diverrà il contenitore di liste “similciviche”.

Letta è stato licenziato dal suo stesso segretario. Non stupisce che ciò sia avvenuto. Tuttavia, il modo e lo stile danno la misura delle qualità del nuovo che avanza. Un vecchio socialista diceva che la politica e sangue e merda. Quanto avvenuto nel PD è la rappresentazione concettuale elevata alla massima potenza. Comunque vada, Renzi si è cucito addosso, quel “Enrico stai sereno”, la palese incoerenza manifestata a un paese intero. Il rottamatore ha la responsabilità di aver riportato in vita politica un pregiudicato come Berlusconi; tenuto nascosto quello che si sono realmente detti e non dissipato il sospetto di un accordo tra i due. Il rischio, già evidente è che il governo Renzi diventi ostaggio del Caimano e della sua cricca. Il neo segretario ha rivendicato una smisurata ambizione, senza dire una sola parola di quello che vuole fare. E con chi farlo. Nessuno pretendeva un programma dettagliato. L’Italia ha necessità di riforme, ma i cittadini hanno il diritto di sapere e poter discutere prima, quali saranno le scelte e in quale direzione porteranno il paese. Doveva dire chi ci guadagna e chi ci rimette. Sappiamo bene che in gioco c’è il conto da pagare per uscire dalla crisi.

Per tutto quello che è successo in questi anni: l’ostinazione con cui si disattende il voto e si rinviano le elezioni è lecito pensare male. Dopo aver massacrato il lavoro, i diritti conquistati e averli portati alle condizioni “cinesi”, ora passo dopo passo, stanno adeguando, a quei livelli, anche la nostra democrazia, i nostri valori costituzionali. Renzi può fare tutte le riforme possibili. Può governare il tempo che vuole, ma il paese ha comunque perso, perché il presunto cambiamento nasce con un vizio che peserà come un macigno e inciderà nel bene più essenziale: la trasparenza e una nuova moralità. Quello che si proponeva di essere un nuovo modo di fare politica, ripulito dai tanti slogan, dalla retorica e dalle promesse, assomiglia al peggior vecchio che ogni vent’anni ritorna. Prosegue quella cultura di potere spregiudicato, arrogante e al servizio delle solite oligarchie che quando si sentono in pericolo cambiano cavallo per restare sempre in sella.

Anche le migliori riforme non cambieranno l’Italia se non vivranno in un contesto di miglioramento delle qualità morali del suo popolo, dei suoi politici, della sua dimensione sociale ed economia. Il nuovo guidato da Renzi, aveva questo compito. Alla prima vera occasione ha gettato, invece, la maschera. Quale messaggio arriva al paese, se chi doveva incarnare il rinnovamento, assume una grande responsabilità con i peggiori metodi. Il messaggio è una realtà immutabile e, quindi, conviene essere sempre più furbi, perché tanto conta solo il coraggio dell’arroganza e della spregiudicatezza. Il fallimento più grande, della vecchia classe politica è, non aver saputo dare nessun esempio positivo, di moralità, di coerenza, di rispetto del bene comune. L’Italia è caduta così in basso, soprattutto, per questo motivo. E, ancora una volta non c’è nessun esempio migliore da seguire.

Anche come cittadini, dobbiamo smetterla con la retorica generazionale. Dobbiamo misurare il miglioramento che viene proposto, non solo la novità anagrafica. Non tutti i giovani sono uguali. Ci sono quelli che hanno assimilato la cultura di questo ventennio e l’hanno fatta propria e, ci sono giovani che hanno in testa un’altra idea di mondo. Renzi e il renzismo non rappresentano, per forza, la migliore generazione e ancora meno un’idea di futuro superiore. Nella società ci sono altre espressioni di cambiamento che sono portatori di valori e idealità, in grado di aspirare a una realtà più credibile e giusta.

Questa voce è stata pubblicata in POLITICA. Contrassegna il permalink.

7 risposte a La deriva renziana e il coraggio dell’arroganza

  1. carlo sacco scrive:

    Enzo, gli argomenti forniti nella tua risposta richiedono un commento a parte che non è possibile esaurirlo in poche righe.Proverò se ho tempo a scrivere un post se lo Scattoni è d’accordo ma già da ora trovo che gli argomenti della tua risposta configurano una rappresentazione che in parte non trovo reale ma parziale della realtà.Sono d’accordo che i partiti non esistono più ma per farne una critica possibilmente più completa occorre secondo me inserire gli argomenti che hanno prodotto questo nella vicissitudine storica degli avvenimenti e forse allora si vedrà l’azione a cui sono stati sottoposti dello spezzettamento da parte dei massimi sistemi.Quello che dici tu secondo me è la fotografia della situazione, ma per arrivare a questa sono stati impiegati degli automatismi inevitabilmente dannosi e non si può ripristinare i polmoni ad un uomo che è caduto sotto l’acqua- e per farlo- dargli un tubo che prenda l’aria dal di fuori e dire che questa sia la novità da percorrere.Sui riconoscimento dei bisogni che tu dici, miei, tuoi,suoi, in fondo c’è la realtà sociale americana.Non mi sembrerebbe un traguardo da augurarsi.

  2. enzo sorbera scrive:

    La questione è legata alla completa equivalenza – in quanto merci – degli ambiti che ho portato ad esempio (ma che poi sono tutti gli ambiti possibili). La difficoltà di parlare da parte di chi ho nominato non è tanto nella collusione – credo che bisogna smetterla di vedere complotti dappertutto: è un esercizio che non porta da nessuna parte -, quanto nell’incapacità di fornire un’idea alternativa perché il quadro di riferimento complessivo in cui si muovono è lo stesso di Renzi. Al posto di Renzi, farebbero le stesse cose – magari con qualche lacrimuccia ministeriale invece che una battuta in fiorentino -. Qui entra in ballo la capacità della periferia di imporre un sistema di riferimento nuovo che abbia al centro i bisogni non tanto della generica “gente”, ma i miei, i tuoi, cioè bisogni ben riconoscibili in quanto comuni anche a quelli che non conosciamo. Da qui, secondo me, occorre ripartire. Su questa ripartenza abbiamo tanti problemi. Tra i tanti, non c’è più una rappresentanza politica tradizionale (il Partito) e non abbiamo interlocutori capaci di/interessati ad ascoltare. Ed è un altro dei problemi da affrontare.

  3. carlo sacco scrive:

    X Sorbera. Non credo che possa essere realistica oppure fruttuosa l’applicazione dello stesso ragionamento fatto per l’arte,al mondo del lavoro ed alle strutture giuridiche fondamentali dello Stato.E’ chiaro che la liberalizzazione e la disintegrazione dei vincoli e delle disposizioni che riguardano il lavoro sia gradita agli imprenditori e faccia loro comodo per esempio.Non è quindi la stessa cosa,non si tratta con la stessa natura di materia,non si avrebbero le stesse destinazioni finali dell’esisto dei risultati.Che non ci sia nessuno che abbia avuto qualcosa da dire non mi stupisce tenuto conto che tale partito adesso è solo in balia di una corrente fortemente autoreferenziante animata solo dalla fruizione mediatica delle strutture,finalizzata a far passare nella gente la costruzione dell’atteso cambiamento perchè posta davanti agli occhi l’alternativa o si cambia o si muore.L’arretra- tezza culturale e politica di un paese si misura anche e fortemente dalla propensione a credere normale,esatto ed indispensabile ciò che viene detto,senza sottoporlo a qualsivoglia esame critico.Ecco perchè Civati,Vendola Cuperlo possono solo fare gli incazzati,ma fanno finta.Sono entrati al letto sapendo bene che sotto le coperte c’era una novantenne e fanno finta d’incazzarsi perchè non hanno trovato una bella figliola.Frittura.

  4. enzo sorbera scrive:

    Quando si fa pragmatica, la sinistra diventa liberista. Non è che sia per forza un male, ma occorre affrontare politicamente questo tipo di opzione. Nel caso specifico, Renzi – come prodotto di certa sinistra – pone un problema in quanto assume come caratterizzanti della sua azione (almeno come sindaco) forme liberiste spinte (si pensi all’affitto di Ponte Vecchio o agli Uffizi come “macchina da soldi”), cui nessuno è stato capace di rispondere (salvo forse il ministro Bray, con una politica finalmente vera di tutela del patrimonio). Su questo problema se la cultura sia capace di (auto)finanziarsi senza espropriare le finalità pubbliche della sua fruizione, chi ha dato una risposta alternativa? Il problema ovviamente diventa più generale: se il principio vale per un’opera d’arte, a maggior ragione vale per il comando sul lavoro, per la disarticolazione del quadro giuridico generale e via andare. Su queste questioni i vari Civati, Cuperlo e Vendola mi sembrano silenti: non hanno niente da dire? E noi, che cosa abbiamo da dire?

  5. carlo sacco scrive:

    Si dimentica troppo presto caro Luca, lo sai più di ogni altro ed oggi la memoria è cancellata tranne surrettiziamente ritirarla fuori quando serve per spargere fumo.Nel caso che dici è servita a puntellare il PD ed allora se dici loro dei danni che hanno provocato alla sinistra la loro collocazione è quella di aver fatto funzionare meglio la destra od almeno di avergli assicurato un percorso con parecchi meno scossoni.L’incapacità politica a ragionare ma a pensare solo a se stessi andrebbe censurata.Ma l’Italia è questa sennò dove starebbero i problemi ? Ed oggi fanno gli incazzati perchè c’è Renzi, capito ?

  6. luca scaramelli scrive:

    In occasione delle elezioni del 2011 a Chiusi siamo stati i precorritori di ciò che sarebbe successo, non dimenticando, oltre a ciò che successe nel pd, quanto avvenne con sel quando lo sbarbatello riccioluto cannamela da siena, giunse a chiusi a ribaltare la volontà del locale circolo di sel, decretando di autorità l’alleanza con il pd e di fatto accontentando un personaggio decretò la chiusura dell’attività di quel circolo. Quella fu un’occasione per chi non gradiva la deriva autoritaria, legata all’ambizione di pochi personaggi, per assumere posizioni forti, l’indecisione di molte figure lasciò che le cose andassero come poi sono andate, isolando la Primavera come unico soggetto alternativo ma di fatto relegandola già prima del voto al ruolo di opposizione. Dagli errori del passato si traggono, di solito,le lezioni migliori, per cui chi non ha voglia di morire renziano questa volta si attivi per tempo abbandonando ogni tipo di tentennamento.

  7. carlo sacco scrive:

    Solismo Sacco- e non lo dico perchè era mio zio,ma lo dico come se lo avesse detto un altra persona a me vicina o veramente amica- uno di quelli che aveva costruito quel partito di cui tutti sanno,ebbe a dirmi una frase che mi risuonerà in testa fino a quando vivrò, e sò di ripetermi perchè l’ho detta molte volte , ma ad ogni piè sospinto che leggo Post del genere di questo di Marco Nasorri, mi ritorna in mente la sua frase :” Caro Carlo, parecchi, quasi la stragrande totalità di coloro che sono dalla nostra parte è perchè la vita ce li ha fatti trovare, perchè con la medesima indifferenza sarebbero stati anche dalla parte contraria”.
    Questo è il ”nuovo che avanza”.

I commenti sono chiusi.