A parte il disagio personale (che pure costringe molti pendolari a ripensare complessivamente la propria organizzazione quotidiana), quello che che è allarmante è l’accelerazione con cui si stanno facendo scelte scellerate nell’ambito dei servizi al cittadino.
Le zone rurali come la nostra, un tempo collegate ai centri urbani (Roma e Firenze) attraverso un sistema di trasporto dignitoso, quanto alla qualità del servizio e ai tempi di percorrenza, oggi vengono tagliate fuori nella logica esclusiva del profitto o, peggio ancora, della difesa a oltranza di scelte improvvide (Alta Velocità) fatte nel recente passato.
E le città? Siamo sicuri che le città e il loro trasporto urbano sia in grado di accogliere il ritorno di migliaia di pendolari ad una vita “intra moenia” (disperati per la mancanza di un trasporto ferroviario adeguato)?
Vi segnalo il caso di un docente romano che vive ad Acilia (periferia di Roma collegata dal servizio Roma-Ostia, un treno ogni 15 minuti) e insegna a Monte Sacro (ormai considerata zona limitrofa al centro città). Teoricamente il tempo di percorrenza da casa a lavoro sarebbe di 50 minuti, ma ha deciso di affittarsi una camera vicino alla scuola! Treni e autobus nella capitale sono fermi nelle officine in attesa di riparazioni che non avverranno mai! E le corse dei treni e degli autobus saltano. Giudicate voi se questo giova all’economia globale dell’Italia.
4 risposte a Pendolari: disagio, ma anche danno economico