Il centenario della nascita di un maestro della fotografia

di Carlo Sacco

Se quel giorno di 59 anni fa anni fa non fosse saltato su una mina a Thai Binh in Indocina, avrebbe avuto il 22 Ottobre 2013 la bellezza di 100 anni. In pratica morì un minuto dopo essere saltato su quell’ordigno e quel giorno del maggio del 1954 le telescriventi di tutto il mondo batterono la notizia della sua fine. Era scomparso un campione del fotogiornalismo internazionale, forse il capostipite di tutti i fotografi di guerra moderni: Friedmann Erno al secolo Robert Capa. Di nazionalità ungherese coprì con la sua presenza i più grandi conflitti mondiali lasciandoci una quantità incredibile di opere che oggi fanno parte della storia della fotografia di reportage. Dalla Guerra di Spagna del 1936 allo Sbarco in Normandia, alle foto dell’avanzata degli alleati sul fronte italiano, all’invasone giapponese della Cina , alla guerra di Indocina degli anni ‘50 e molte altre ancora.

Proverbiali e da annali dell’imprevisto i suoi scatti persi dello sbarco in Normandia del 1944, Capa fu fra coloro che sbarcarono con la prima ondata dei mezzi anfibi anglo-americani sulla spiaggia di Omaha Beach sotto il tiro delle mitragliatrici tedesche arroccate nei fortilizi in cemento della spiaggia e sopravvisse miracolosamente alla gragnuola di proiettili scagliati dai mitraglieri hitleriani che da quella posizione sopraelevata potevano ben fare il tiro al piccione.

Quegli scatti per il colmo della sfortuna sono stati bruciati dallo sviluppatore del giornale per il quale Capa lavorava poiché usò uno sviluppo errato e tale notizia è rimasta nella storia.

La sua più enigmatica foto che è divenuta una icona sulla quale si sono arrovellati i più svariati cervelli e fotografi di tutto il mondo è quella che ritrae il miliziano spagnolo che cade a terra colpito e nell’atto di abbandonare il proprio fucile a Cerro Muriano nel 1936 del quale forse mai si potrà addivenire alla verità. Una ridda di voci diverse hanno cercato spiegazioni se quell’immagine fosse reale oppure costruita ma in pratica non è stata raggiunta l’unanimità nella decisione finale ed il mistero ancora oggi rimane irrisolto, fonte di pagine e pagine di giornali. Uno di quei rebus strani che esistono al mondo e che si dipanano per generazioni gettando mistero e fascino sull’autore e sulle luci ed ombre della sua vita avventurosa al cospetto perenne della morte. N

egli anni 80 ho conosciuto e frequentato più volte una persona a Firenze di attendibile fiducia che mi rivelò che frequentava le amicizie di Bob Capa negli anni ’50 a Parigi e che spesso incontrava Capa in un bistrot dove era solito andare la sera. Su quell’immagine, Capa una sera avrebbe confidato la verità a questa persona. Ma sebbene quest’ultima sia persona attendibile, la certezza della verità su questa immagine non può esistere anche se detta persona mi ha riferito quale fu la rivelazione di Capa. Bob Capa fu fondatore dell’Agenzia Fotografica Magnum insieme a Henri Cartier Bresson e David Seymour nel 1947, un contenitore odierno che ha visto passare al suo interno i fotografi più importanti al mondo con i loro lavori professionali.

Lavorare per la Magnum oggi equivale a possedere più lauree in fotografia di reportage e costituisce il più prestigioso titolo di accredito in fotogiornalismo. Il 25 maggio del 1954 quando sul dolce pendio erboso di una diga mise il piede su di una mina posizionata dai Viet Minh, Capa aveva con se una Contax caricata con un rullino banco e nero ed una Nikon con pellicola a colori. Fu trasportato a Dong Qui Thon a circa 5 chilometri dal luogo dell’incidente ma ormai il medico ne potette constatare solo la morte. Capa aveva veramente uno spirito da vero artista che fece dire a John Steimbeck che ‘’ sebbene Bob Capa avesse saputo che fosse impossibile fotografare la guerra poiché questa era una emozione, le sue foto contenevano tale emozione.

Capa scattava e la sua macchina tratteneva quell’emozione. Una mostra di Bob Capa di immagini del fronte italiano di guerra 1943-1944 è attualmente esposta al Museo di Roma a Palazzo Braschi e vi rimarrà fino al 6 gennaio 2014. Innumerevoli sono i libri fotografici che posseggo e che celebrano il suo lavoro ma l’emozione di vedere dal vivo i suoi scatti credo che non me la perderò.

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7 risposte a Il centenario della nascita di un maestro della fotografia

  1. carlo sacco scrive:

    Colgo l’occasione per comunicare che la sera di Sabato 23 Novembre a Foiano alla galleria Furio del Furia vi sarà una proiezione di James Nachtwey-uno dei più famosi fotogiornalisti di guerra- sul tema ”War photography”. L’occasione della proiezione fa parte della manifestazione annuale di fotografia che si tiene ogni anno a Foiano della Chiana e che grazie alla competenza ed alla passione dell’assessore alla Cultura Fatucchi,richiama ogni anno moltissmi visitatori alle mostre ed ai workshop.Una manifestazione questa di alto livello qualitativo,che si regge sulle spalle di pochi ma efficacissimi operatori pubblici, intelligentemente finanziata,e che messa in confronto a ciò che avviene a Chiusi in quel campo specifico,non serve nemmeno farne pietra di paragone.Informazioni sulla manifestazione a:valerio@valeriopaterni.it e comunque su google basta cliccare ” Foiano Fotografia 2013”.

  2. carlo sacco scrive:

    X Carlo Giulietti.Vedi che a scrivere,poi poi le cose si allargano ? Sulla seconda segnalazione di internet che hai fatto c’è scritto che a bruciare le foto del D-day,ossia lo Sbarco in Normandia del 6 Giugno1944 fu Larry Burrows che sbagliò lo sviluppo.Io non sapevo questa cosa! Larry Burrows è stato poi un fotografo di guerra eccezionale che ha coperto la Guerra del Vietnam.Il mio libro fotografico sulla Cambogia dal titolo”Angkor, i Figli degli Dei” edito nel 1997 lo devo a lui. E’ una vecchia storia che potrei raccontare se Scattoni avesse la pazienza di ospitarla per un Post sul Blog.Lorenzoni aveva iniziato a scriverla su Primapagina dal tityolo”Lost over Laos”ma poi per mancanza di spazio a causa delle mie miei lunghissime e prolisse descrizioni,dopo la prima volta non gli dette seguito,e così la cosa è rimasta incompleta.
    Di Larry Burrows incontrai la moglie Barbara a San Marino il 26 Giugno 1999 poichè era divenuta una direttrice di Life.Era lì per un workshop con l figlio e con Mary Ellen Mark,la fotografa americana che ha realizzato l’unico libro al mondo su Falkland Road,il tema della mia mostra a Chiusi sulla prostituzone di Mumbai.Il mondo è piccolo davvero!

  3. carlo sacco scrive:

    Ancora x Roberto.Ugualmente e simile anche se meno famosa ma con contenuto misterioso di quella del miliziano Federco Borrell Garcia ,è l’altra foto riportata nel Post che raffigura un marines americano che si fa indicare la strada da un contadino siciliano. La Foto è intitolata ”Troina” ed è stata scattata da Capa in Sicilia il 5 Aprile 1943.Il contadino tale Giovanni Maccarrone sembrerebbe che sia stato ucciso dai tedeschi il giorno dopo.Altri affermano che quel luogo sia Sperlinga(EN) ed il contadino sia un certo Francesco Cortiletti che a detta della figlia pare sia morto nel suo letto nel 1950.La sua tomba però non appare in alcun cimitero nè su alcun registro comunale.Forse per la memora storica sarebbe stato meglio che Capa non fosse venuto in Italia….scherzo Donatelli eh! Ma poi in fondo mica tanto…noi siamo bravissimi a sollevare cortine fumogene,guardi la politca.Ci sarebbe bisogno d’altro,ma ancora siamo a caro babbo (Berlusconi,il PD, Renzi, i congressi,impeachment,mentre l’Italia affonda).Sono loro la conseguenza di Grillo.

  4. carlo sacco scrive:

    X Roberto.Una serie di articoli su tale dilemma sono apparsi su ”DIARIO DEL MESE” del 4 Agosto 2006 che riporta in copertina la foto in questione.Negli articoli apparenti vengono confrontate le diverse tesi e fatti accaduti quel giorno del 5 Settembre 1936 quando Federico Borrell Garcia trovò la morte a Cerro Muriano vicino Cordoba. Naturalmente i critici Italiani sono quelli che a differenza di tutti gli altri le sparano grosse anche sulle possibilità tecniche di ripresa(La rivista Fotografare nel 1981).Nella rivista si spiega che quel giorno Robert Capa stava fotografando con una Leica.Tali critici hanno dichiarato che 1/1000” di secondo essendo il tempo massimo di esposizione che la Leica di Capa consentisse,non fosse questo un tempo sufficiente a fermare tale azione congelata nella foto.Questo aspetto tecnico riferito,di sicuro non è veritiero e ci facciamo sempre distinguere per le cazzate.
    E se pur che nell’anagrafe spagnola non vi sia traccia della morte di Federico Borrell Garcia,dovunque adesso sia Bob Capa,starà sicuramente scolandosi l’ennesima bottiglia col suo amico Ernest Hemingway brindando alla nostra dabbenaggine.

  5. Carlo Giulietti scrive:

    Il “mistero” mi ha un po’incuriosito, tempo indietro avevo letto o visto in qualche servizio tv delle varie ipotesi e mi pareva l’ago della bilancia pendesse verso la non completa veridicità dell’immagine. Adesso, se dovessi dare un parere, dopo aver cercato qualcosa su internet, (tra cui: http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/capa.htm
    http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Capa )propenderei per l’autenticità.
    Comunque sia, bene ha fatto Carlo Sacco a segnalarci il centenario di questo bravissimo e coraggioso fotografo – fotoreporter le cui immagini sono diventate simboli della crudezza e crudeltà della guerra

  6. carlo sacco scrive:

    Roberto, non pretende di essere la verità, è solo quello che mi è stato riferito molti anni fa.Suvvia, si dovrebbe aprire la lotteria adesso,ma pensandoci bene, la risposta qualsiasi essa possa essere andrebbe a determinare un peso al piatto della bilancia e sarebbe scorretto verso l’una o l’altra parte di chi detiene il capo delle due tesi, e fra l’altro potrebbe essere foriera di conseguenze verso chi pronunci quella specie di sentenza.Occorre sapere che su tale immagine si sono battuti ferri caldi di diritti in tutti questi anni e molte persone sono entrate in giuoco che dicevano una cosa ed altre che dicevano l’opposto e tutti portavano qualcosa a dimostrazione delle loro tesi.Io so una cosa che è vera ed è quella che quella persona mi ha riferito che una sera Capa gli confidò la verità.Quando ci incontreremo caro Roberto te la dirò a voce, ma non la posso scrivere, e non dico così per darmi qualsivoglia contegno o chissà quale apparenza,dico così per le ragioni suddette e credo che tu mi possa dar ragione.O no ?

  7. Mi rendo conto che è una domanda, come dire, indiscreta, ma puoi almeno accennare alla ‘verità’ della famosa foto?

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