Diario di un maestro che divenne nonno

di Marco Fè

Si legge tutto d’un fiato il <Diario di un maestro che divenne nonno>. Si arriva in fondo senza accorgersene leggendo quest’ultima piacevolezza di Gianfranco Barbanera, maestro, direttore didattico ed ora nonno della nostra città. Lo stile da favola, apparentemente senza una struttura logica, la forma semplice e accattivante trapuntata, di volta in volta, da affermazioni inedite e suggestive fanno pensare vagamente al <Piccolo Principe> di Antoine De Saint – Exupery.

La filosofia che ci sta dietro sembra essere quella del <Fanciullino musico> del Pascoli. Si tratta di pensieri, emozioni, intuizioni di un nonno che, nella nuova relazione con i nipoti, non riesce a dimenticare di essere stato un educatore per tutta la vita.

Che cosa sono i bambini? Sconcertante la risposta: <Sono la storia senza date>. Per spiegare loro che cos’ è la cultura si potrebbe dire che è <qualcosa che viene da lontano e procede all’infinito> e si potrebbe aggiungere: <pensate che bellezza una cosa che non finisce mai>.

Che cos’è un pensiero?- potrebbe domandare il nipote – <Quando si conosce qualcosa è già un pensiero> risponde il nonno.

In questa prospettiva <L’educazione è un processo … lungo, a puntate, che non finisce mai …. non è di qualcuno o di qualche ambiente e neppure <negli interventi istituzionali e nelle raccomandazioni>, ma è piuttosto <nell’aria che si respira> …. e la priorità educativa è <educare alla gioia>.

Lo diceva anche Sant’ Agostino: <Nutre la mente solo ciò che la rallegra>. I bambini amano la ricerca e possono quindi navigare in internet <ma con una domanda, una richiesta precisa>. Però per il bambino che vuole tutto e subito è più utile la lettura che educa alla lentezza, alla pazienza, alla riflessione. Come educare al silenzio oggi ? <Forse con la musica: oltre le note ci sono anche le pause … nella creazione, quando ancora l’uomo non c’era, c’era troppo silenzio perché mancavano i bambini>.

Per questo <Qualunque cosa faccia un bambino ha a che vedere con l’arte. Crea quello che prima di lui non c’era>. L’educazione può tendere alla perfezione senza pretenderla perché <la perfezione è una gran fatica, stanca e i bambini si tengono qualche difettuccio … anche perché una brutta figura al giorno leva il medico di torno … e l’errore per il bambino è un piccolo incidente>.

L’ educazione migliore è forse quella che invita a cercare la vera natura dell’uomo, come Diogene. Ma non è troppo questo per i bambini? Assolutamente no perché <i bambini, a partire da 7/8 anni sono in grado di nuotare nel mare grande del sapere. Possiamo parlare loro di tutto: dalla scienza alla filosofia>. I bambini hanno spontaneamente una singolare intuizione filosofica che poi da adulti dimenticano: sanno che la verità è una sola. Per questo vogliono che <una certa favola gli sia raccontata sempre uguale, parola per parola …. la verità non può avere varianti>. E poi la tesi del piccolo opuscolo: <I bambini e i vecchi s’intendono e si tengono per mano; non per niente alcuni dicono che i vecchi sono “rimbambiti” … i bambini sono sempre alla ricerca di qualcosa di caldo; qualcosa che assomiglia a quel teporino sotto le coperte nei primi giorni d’autunno. Ma anche i nonni lo cercano>.

Che sia l’evangelico invito a diventare come bambini? Che cosa hanno infatti in comune i bambini ed i vecchi se non il riconoscimento della propria debolezza e l’ umiltà di farsi dare la mano da altri per iniziare o concludere il cammino della vita?

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