La cittadinanza assente

di Paolo Scattoni

I risultati elettorali li conosciamo. Un po’ meno abbiamo percepito le differenze di programma. E’ quindi arrivato il momento di discutere di queste differenze e capire come si riverberano da noi.

Propongo allora un tema: quella della cittadinanza.

Nella tabella qui sotto possiamo leggere i risultati definitivi del censimento della popolazione. La popolazione straniera è quasi il 15% della popolazione di Chiusi. I bambini da 0 a 9 anni sono addirittura il 25% del totale. Un bambino su quattro di quell’età a Chiusi è straniero.

Quasi tutti quei bambini “stranieri” sono nati qui da noi e magari non sono mai andati nel loro paese di origine dei loro genitori e che però per la legge italiana è il loro paese. Se ne riparlerà all’età di 18 anni.

Su questo punto le forze politiche si sono posizionate in maniera diversa. C’è chi ha avuto il coraggio di perdere voti per sostenere che a quei bambini deve essere riconosciuta la cittadinanza italiana. Altri hanno sostenuto (motivandolo poco o niente per verità) che invece il meccanismo deve rimanere quello che è.

Il nostro Consiglio comunale ha recentemente deliberato la “cittadinanza onoraria” per quei bambini. E’ una decisione da apprezzare. Rimane un gesto simbolico, che sarà presto dimenticato se non seguirà una riflessione che porti ad atti politici di qualche efficacia. Credo che potremmo parlarne.

 

 

Ma anche gli stranieri adulti hanno non pochi problemi. Per la legge Bossi-Fini possono richiedere la cittadinanza soltanto dopo dieci anni di residenza, se immigrati regolarmente, con continuità lavorativa e altre condizioni, possono chiedere la cittadinanza.

A questo punto parte una procedura locale (verifica delle condizioni) e nazionale che dura non meno di tre anni. Negli Stati Uniti il riconoscimento viene definito dopo cinque anni con una procedura assai veloce.

Anche di questo possiamo discutere?E’ evidente che il contributo di questi nostri concittadini alla vita della nostra comunità sarebbe diversa on la cittadinanza.

Un mio nipote, di nazionalità straniera, ha sei anni e spesso afferma con convinzione “io sono italiano”, segno evidente che qualcuno dei suoi compagni di scuola gli domanda da dove viene e lui gli risponde affermando il vero da un punto di vista sostanziale e il falso dal punto di vista della legge. E’ giusto tutto questo?

 

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