Con dignità in tutti questi anni abbiamo ascoltato parole che parlavano di licenziamento, di cassa integrazione. Che riguardavano il nostro futuro, che abortivano i nostri progetti di vita – una casa, un matrimonio, una famiglia – e siamo tornati a casa senza scomporci, confidando in una nuova opportunità, perché i nostri amministratori continuavano a dirci che tutto andava bene, che tutto sarebbe andato per il meglio. Perché quando eravamo ragazzi la Costituzione non si imparava soltanto a scuola, ma nella vita di tutti i giorni e l’Italia era ancora un paese fondato sul lavoro.
Per questo ci abbiamo creduto, e continuiamo ancora a crederci, anche se la nuova opportunità non è più arrivata, non arriva e con dignità cerchiamo di tirare avanti, con gli ultimi risparmi, pagando finché possibile le bollette, l’affitto di casa. Con dignità andiamo a prendere i nostri figli a scuola e partecipiamo alle riunioni, sempre gli stessi, sempre meno. Perché crediamo che la scuola non riguardi soltanto i nostri figli, i loro insegnanti, i loro dirigenti. Perché crediamo che riguardi tutti noi, la nostra comunità, e che sia il barometro del benessere culturale di un paese.
E restiamo disarmati quando tutto si riduce sempre ad un problema di apprendimento, di comportamento, di opportunità. Ma a chi sono rivolte le opportunità? Di chi sono gli apprendimenti? Quali sono i comportamenti sani e di chi? A chi dobbiamo rendere grazie, per le scuole sempre meno sicure, per gli insegnanti sempre più precari, per le classi sempre più affollate?
Con dignità andiamo a fare la spesa e cerchiamo di mettere insieme la cena, non con quello che vorremmo mangiare, ma con quello che troviamo nel volantino delle offerte, mettendo a confronto le diverse catene dei supermercati locali.
Con dignità cuciamo per l’ennesima volta il pantalone che nostro figlio ha di nuovo scucito, perché non ce la facciamo a comprarne uno nuovo. Non per questo mese. Con dignità facciamo finta che il dolore al braccio sia passato perché il dottore ci prescriverebbe un farmaco che la asl non passa, e la fisioterapia a pagamento non è un lusso che ci possiamo permettere.
Con dignità ricacciamo le lacrime in gola e non riusciamo a credere che a cinquant’anni dobbiamo ricominciare daccapo, da soli, senza protezioni alle ginocchia per la caduta, senza nessuno che ci aiuti a risollevarci.
Con dignità in tutti questi anni abbiamo partecipato alle manifestazioni, abbiamo detto quello che pensavamo nelle stanze della politica, durante le assemblee sindacali. Arrabbiandoci con i sindacalisti che ci venivano a cercare solo quando c’era bisogno di firmare il contratto. Arrabbiandoci con i nostri colleghi che hanno sempre e soltanto pensato al contentino economico, senza pretendere maggiori spiegazioni sul futuro della nostra azienda, sul futuro del nostro paese. Con dignità abbiamo insegnato ai nostri figli il valore dell’onestà, dell’impegno, del sacrificio anche quando sembrava inutile, anche quando tutto il resto del mondo stava andando da un’altra parte.
Con dignità abbiamo lottato perché venisse riconosciuto il diritto alla diversità di genere, d’amore, di religione, alle differenze di qualsiasi tipo e da qualsiasi luogo, senza che questo dovesse sempre e dovunque significare essere collocati in una graduatoria.
Oggi con dignità andiamo a votare; e abbiamo votato sempre, perché non dimentichiamo chi, prima di noi, per quel diritto ha dato la vita. Con dignità ci ostiniamo a credere che sia possibile costruire un modo diverso di vivere, che non comprenda la corruzione, l’illegalità, la disonestà, che non contempli la violenza, l’autoritarismo, lo stupro continuo della nostra dignità
Buon voto a tutti noi.
7 risposte a Scritto prima: Con dignità