Intelligenza o immaginazione? (un invito a una rivoluzione mentale)

di Roberto Donatelli

Progresso+buone intenzioni+intelligenza=incerto presente ed un ancor più incerto futuro.

Sono più che mai convinto che il paradosso possa essere sciolto soltanto mettendo in atto una rivoluzione mentale, sono giunto a questa conclusione rifacendomi ai pensieri di eminenti filosofi del passato. Schelling, per esempio, già nel lontano 1800 pensava che il detto cartesiano “penso, per questo sono” creasse una falsa percezione delle cose. Schelling pensava che partendo da SONO (vivo, esisto), PER QUESTO PENSO fosse l’unico modo per la mente di riconciliarsi con il mondo da cui viene.

Il discorso sull’intelligenza presenta molti pareri discordanti fra loro. Varie interpretazioni e definizioni su cosa è l’intelligenza si sono succedute nel corso degli anni. Thomas Hobbes e Davide Hume, ad esempio, rifiutarono le precedenti interpretazioni di intelligenza, e preferirono usare la parola ‘capire’, piuttosto che il termine “intelligenza”, cioè pensavano che ciò che veniva definito con il termine intelligenza non fosse altro che “l’abilità di capire”.

Oggi giorno si pensa che l’intelligenza possa essere misurata (Q.I.), o anche che possa avere a che fare con un ambito specifico di applicazione (ad esempio, la “teoria delle Intelligenze Multiple di Gardner ) e si ha la convinzione che possa essere usata sia per scopi benefici, sia per scopi malefici. Si crede, inoltre, che l‘intelligenza si sia evoluta e con essa la qualità di vita degli esseri umani, cioè si teorizza che prima della sua presunta evoluzione l’intelligenza non esisteva o, se esisteva, era presente in una minuscola quantità.

Il termine “immaginazione”, non presenta così tante differenti opinioni, in quanto è riconoscibile come una forza creativa della mente, può essere collegata alla percezione delle cose, alle credenze, alla realtà e non può essere né misurabile né quantificabile. Wikipedia descrive l’immaginazione come: “La facoltà con cui le persone cercano di dare un senso al mondo”. Visto che si crede che l’intelligenza si sia evoluta, mentre l’immaginazione è la forza con cui cerchiamo di spiegarci ciò che è intorno a noi, l’immaginazione deve essere la sempre presente facoltà che ci permette di dare un senso a tutto ciò che ci circonda. Si potrebbe pensare che l’intelligenza si sia evoluta dall’immaginazione, il che vorrebbe dire che l’immaginazione non è la forza che ci permette di capire il mondo.

Visto che l’intelligenza dovrebbe essere un ‘frutto’ dell’evoluzione biologica esaminiamo, brevemente, il concetto di ‘evoluzione’, nel senso evocato dalla teoria. L’evoluzione biologica è un dato di fatto. Il grande Darwin riuscì a capirlo e la scienza moderna lo ha confermato, ma può questo processo essere considerato alla base delle origini delle specie? La risposta breve è, NO. Esperimenti sulla materia hanno prodotto variazioni sul tema (E.Coli e Drosophila), ma non nuove specie, altre evidenze come gli ancora “anelli mancanti”, che sono necessari per trasformare i più o meno lunghi ‘pezzi’ che uniscono varie specie nella ‘intera’ presunta catena dell’evoluzione portano alla stessa conclusione; qualunque siano le loro origini, le specie non possono essere il risultato dell’evoluzione biologica, una conclusione che mette in discussione il concetto di “evoluzione dell’intelligenza”, uno dei presunti “frutti” dell’evoluzione biologica.

Cercando di ribaltare punti di vista consolidati dalla cultura dominante, la mia idea è che ciò che noi chiamiamo intelligenza non è altro che l’assurdo, una creazione dell’immaginazione. Anche l’assurdo è stato al centro di infinite discussioni filosofiche. Camus, ad esempio, credeva che l’unico modo per combattere l’assurdo fosse il suo riconoscimento come tale. Accettare le inconfutabili evidenze che affermano che l’evoluzione biologica non può essere considerata come il processo che ha originato nuove specie e che, quindi, l’intelligenza non si è potuta evolvere faciliterebbe il riconoscimento dell’assurdo come una creazione dell’immaginazione creando, cosi, una nuova consapevolezza di ciò che è intorno a noi, una consapevolezza che potrebbe far sì che le creazioni dell’immaginazione trovino il loro naturale “posto” nelle realtà naturali, creando cosi una armonia ( Schelling ) fra ciò che noi pensiamo sia la natura e la natura stessa, un’armonia che noi cerchiamo, ma che, al momento, sembra sempre più lontana, vedi il paradosso iniziale. Una discussione in merito non potrebbe far altro che creare un presente dove i nostri figli potranno crescere sicuri che il futuro non potrà che essere positivo.

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