Il dibattito che si è svolto intorno a un mio contributo e un altro in risposta di Luciano Fiorani mi sollecitano un’ulteriore riflessione. Partendo da una base comune che è quella dell’insoddisfazione sul governo della città, a me pare che si confrontino due posizioni. La prima potremmo definirla del “devono andare a casa, poi si può parlare di alternativa”. C’è una seconda alternativa, che è quella che io prediligo:è quella di una maturazione e consapevolezza politica progressive.
La posizione di chi dice se ne devono andare non mi convince perché non credo che un risultato elettorale clamoroso cambierebbe molto se non è basato su principi solidi. Uno di questi è quello della trasparenza.
In questi anni ho potuto osservare quello che è successo ad Orvieto. Quattro anni fa al ballottaggio prevalse il candidato del centrodestra Toni Concina. Il consiglio era in mano al centrosinistra. L’anatra zoppa però ritrovò subito la salute con il passaggio di alcuni ex democristiani da un banco all’altro. Addirittura la giunta di centrodestra è stata supportata dal consigliere dei comunisti italiani.
Molti considerarono il cambio come una liberazione dal giogo delle sinistre affariste e pasticcione. Che cosa è poi successo? Di fronte ad un’oggettiva crisi di bilancio il centrodestra è riuscito a far peggio di quelli di prima. Sono stati cambiati nel tempo sei assessori e non è finita. Attualmente il sindaco si tiene l’urbanistica dopo due cambi in attesa di trovare qualcuno. Ormai non si può più dimettere nessuno nel centrodestra perché non avrebbero più rimpiazzi da pescare dalla lista.
La furia ideologica ha riguardato la cancellazione di tutto quello che c’era prima. Una damnatio memoriae che vorrebbe cancellare anche il Centro Studi che porta ogni anno ad Orvieto centinaia di studenti, soprattutto americani, che risiedono nel centro storico. Per me è evidente che un cambio qualsiasi non serva a molto.
Quello che invece dovrebbe avvenire è la maturazione di una classe politica consapevole e alternativa. La politica è un’attività che può migliorare attraverso partecipazione e consapevolezza. Da questo punto di vista mi chiedo infatti che fine abbiano fatto quei giovani che durante la campagna elettorale si sono avvicinati all’attività politica nei ari schieramenti. Che fine hanno fatto? Continuano a partecipare? Ho l’impressione di no.
Quello che forse non si capisce è che il coinvolgimento si basa sull’informazione e come giustamente scrive Giampaolo (Tomassoni) non affare privato e quindi è un diritto Forse se la trasparenza venisse perseguita in maniera rigorosa molti sarebbero incoraggiati a partecipare. Sempre ricordando quello che scrive Giampaolo è compito di tutti gli eletti garantire la trasparenza, ma quelli dell’opposizione in particolar modo.
Ricordo quando ero consigliere di minoranza, unico di una lista che era riuscita ad avere un consigliere per un voto. Nella giunta c’era allora un assessore che ora è capogruppo di opposizione. Ricordo che anche allora la maggioranza non faceva complimenti. Ricordo come sistematicamente le mie interrogazioni e interpellanze venivano messe all’ultimo punto all’ordine del giorno (oggi non sarebbe possibile). Eppure cercavo di portare conoscenza anche se i mezzi erano abbastanza limitati (Primapagina e poco più).
L’idea era quella di lavorare per una maggiore consapevolezza. Oggi che sarebbe più facile e più efficace non lo si fa. Secondo me questa è una grave pecca della politica.
Per quanto riguarda il blog continuerò ad utilizzarlo nel senso che ho detto, compresa la sottolineatura dei silenzi. Altri se vorranno potranno utilizzarlo per altre finalità.
6 risposte a La strada del rinnovamento passa per la consapevolezza e il blog può servire