Il presepe vivente di Montevenere per riscoprire la propria storia

di Marco Fè

Montevenere in età arcaica, classica ed ellenistica era densamente popolato. I Romani vi edificarono ville e fattorie, di una delle quali abbiamo una bella testimonianza nel famoso mosaico della caccia del Museo Archeologico.

Abbiamo buone ragioni per credere che vi fosse anche un tempio a Venere, distrutto poi da Attila, e di cui poi le colonne, nel VI secolo, furono portate dal Vescovo Florentino sul colle di Kamars per costruirvi il Duomo di San Secondiano.

E proprio da questo tempio, dedicato alla dea dell’amore, ha preso il nome di Montevenere il più occidentale dei tre colli su cui si distendeva l’antica Clusium. Nell’ immaginario collettivo del 1900 Montevenere è strettamente legato al bel pino mediterraneo che troneggiava sulla vetta. Quando fu distrutto da un fulmine, il 30 ottobre del 1976, scomparve il simbolo stesso del colle. Per questo hanno tentato, per ben due volte, di ripiantarne altri che si sono poi puntualmente seccati. La terra è buona e l’ambiente ideale per la coltivazione dell’ ulivo.

La frazione di Montevenere è un insieme di case coloniche più o meno disposte ai lati della strada che dalla provinciale sale fin sotto alla sommità del colle per poi discendere in direzione del lago. Il numero degli abitanti supera di poco il centinaio, famiglie tutte molto conosciute e ricche di sobrietà e di quella saggezza antica tipica dei contadini toscani. Molti di loro sono persone di successo e hanno ricoperto e ricoprono ruoli importanti nella società chiusina ed anche oltre.

Nel 2012, per una felice intuizione della maestra Doretta Rossi, è stato realizzato il Presepe vivente che ha riportato Montevenere agli onori della cronaca. Presepe costituito da vari quadri inerenti alla natività e disposti ai lati della strada, nelle grotte, stalle e pianoterra, fino ad arrivare alla capanna, posta proprio sotto la vetta del colle. Quest’anno sono stati accentuati i quadri sugli antichi mestieri, quelli che vanno scomparendo: la cardatura della lana, il ciabattino, il rivestitore di damigiane e fiaschi, e il lavoratore del vinco che, abilmente intrecciato, forma panieri, il falegname che costruisce botti per il vino o ruote per i carri agricoli. In attesa dei Re Magi non mancano caldarroste, pasta e latterina fritta, brustico e bruschetta, il tutto annaffiato da un ottimo rosso, che da queste parti viene bene, ma non tanto come l’olio.

E così da due anni, nel tempo di Natale, sulla sommità del colle, al posto del mitico pino mediterraneo, svetta radiosa e profetica la stella cometa.

Questa voce è stata pubblicata in CULTURA, RELIGIONE, SOCIALE. Contrassegna il permalink.

3 risposte a Il presepe vivente di Montevenere per riscoprire la propria storia

  1. carlo sacco scrive:

    Per Francesco: Se quanto stava dietro”La Piccola Stalingrado” e la sua etica,fosse stato mantenuto intelligentemente adeguandosi ai tempi e fosse stato sviluppato sotto una guida pragmatica ed intelligente dagli stessi che prima andavano alle riunioni delle sezioni del PCI e che invece adesso sfilano con la candela accesa in processione e cantano gli inni alla Stella Cometa ed ai Re Magi,adesso” il Presepe”che è sempre una libera scelta ed è bene che lo rimanga” avrebbe un connotato personale come la credenza religiosa e non pubblico.Non ci trovo nulla di strano se lo fanno in Piazza,ma è il segno che qualche cosa nel sociale allora non ha funzionato poichè se non si mantengono certe idee e se non si difendono sviluppandole,altre prendono il sopravvento nelle menti.E queste altre se sono quelle che sono sopravvissute a tutto per 2000 anni qualcosa vorrà dire!Il problema è che le menti sono sempre le stesse,sia prima che adesso,e chiaramente c’è chi lo sà bene, ed i fatti lo dimostrano.Guarda il PD.O no?

  2. anche questo è un segno dei tempi. 🙂
    Belli? Brutti?… mah…..
    Mi piaceva di più Montevenere come la “piccola Stalingrado” 🙂

  3. Mauro Bischeri scrive:

    ecco il link per vedere il video del presepe vivente:
    http://youtu.be/-WOZ_–b1Sc

I commenti sono chiusi.