La democrazia delle piccole cose

di Paolo Scattoni

In teressante il dibattito che si è svolto su due articoli: quello di PMiccichè e quello di ieri in risposta della consigliera Fiorini. Va da sé che ai consiglieri comunali non è richiesta un’elaborazione su temi dipiù ampio respiro come la crisi del Monte dei Paschi e della sua fondazione. Anche perché certe posizioni di candidati renziani di oggi, poco più di un anno fa erano convintamente schierati con Mussari e compagni.Quello che però più modestamente si chiede ai consiglieri comunali tutti è un’opera di controllo su quello che avviene nelle stanze del governo locale. In effetti se non di freno a mano tirato c’è quanto meno la sensazione di disattenzione e di memoria corta.

Farò quattro esempi. Proprio ieri avevo segnalato la vicenda dell’apertura di un bando per saggiare le potenziali intenzioni di privati per la cessione in affitto del palazzo delle logge. Il tutto è avvenuto in dieci giorni di cui quattrro  praticamente inutilizzabili. La mia sensazione è che si sia accelerata una procedura che non tiene conto della tradizione. Per secoli l’edificio ha avuto un uso pubblico. Se ne poteva discutere prima? Si potevano delineare alcuni usi “preferibili” rispetto proprio alla tradizione? In questa vicenda si è assistito invece al silenzio din coloro che dovrebbero esercitare una funione di controllo e proposta.

Il secondo caso riguarda la nomina dell’addetto stampa. Come qualcuno ricorderà in estate ci fu un serrato dibattito a seguito di un’interpellanza dei consiglieri della Primavera.Il 18 dicembre la giunta ha decisio di aprire un bando per la posizione (ridimensionata) di addetto stampa. Anche in questo caso la tecnica è stata quella del “cogli l’attimo”, infatti ancghe in questo caso i termini son i stati strettissimi: 10 giorni con i soliti quattro giorni inutilizzabili. Dopo tanto dibattito, qual’è stata la posizione dei consiglieri non c’è stata. Vedremo se anche questa violta si opererà in termini di convenienza politica e magari di conflitto di interessi rispetto a quella generale. Lo vedremo anche perché il nuovo addetto dovrebbe essere già statto assunto.

C’è poi la vecchia questione del censimento del patrimonio edilizio inutilizzato. L’impegno è stato solennemente preso diversi mesi fa. Allora maggioranza e opposizione (che l’aveva chiesta) strombazzarano il merito della decisione. Poi più nulla se una modesta interrogazione che non ebbe alcun esito di qualche rilievo. Si poteva insistere un po’ di più magari sollecitando l’opinione pubblica? Secondo me sì, ma evidentemente mi posso sbagliare.

Infine la famosa promessa di rendere stabilmente accessibili le delibere del Consiglio. Gli esperti dicono che si può fare con pochissimo costo e in brevissimo tempo. Quale controllo e quali pressioni sono state esercitate? Praticamente niente.

Si potrebbe continuare a lungo. Che fine ha fatto l’impegno di SEL per il question time ormai sperimentato da tanti Consigli comunali? Se ne avete avuto sentore fatecelo sapere.E la vicenda ex frigomacello? Ma ci fermiamo qui.

Penso sia abbastanza per esemplificare.

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5 risposte a La democrazia delle piccole cose

  1. pmicciche scrive:

    “Credo che almeno nel campo della Comunicazione oggi l’ “Incrementalismo” funzioni poco perchè rischia di perdersi nel mare magnum della iper-informazione. I segnali che vagano nello spazio sono talmente tanti e spesso sovrapposti, che solo una strategia programmata e di sistema – cioè indicante una soluzione complessiva – e un peso consistente del “segnale” in termini quantitativi – oltre a semplicità e comprensibilità – consentono di attecchire superando il frastuono di superficie; insomma una Comunicazione breve ma intensa. Le persone si attivano quando capiscono, quando si emozionano e quando pensano che una loro adesione sia veramente utile. L’esperimento di “Viva il Treno” per esempio, condotto dal basso e senza le condizioni sovra esposte, è fallito nonostante le sue potenzialità. In quel caso, per esempio, fui io a pensare – sbagliando – che il tema avrebbe fatto immediatamente breccia. Il risultato, quando è così, è che si perdono molto energie ma non si raggiunge il “quorum” buttando via tutto o comunque rimanendo sostanzialmente ininfluenti.”

  2. pscattoni scrive:

    Caro Paolo (PMiccichè) sul blog ci siamo confronatati su posizioni diverse:è possibile incidere progressivamente senza attendere un disegno di alternativa complessiva? Io credo di si.Sono un incrementalista. Prendiamo ad esempio questo blog. Ha contribuito almeno un po’ nello scambio di idee sulla vita locale? Penso di si. Su ogni nostra azione “gratuita” bisognerebbe fare una sorta di analisi costi/benefici. Per 10 anni esatti ho contribuito a una mail list sulla guerra etiopico-eritrea prima e sulla repressione del governo eritreo su chi esprimeva dissenso. Uno sforzo enorme con qualche successo (molte iniziative comprese interrogazioni e mozioni a diversi livelli sino al Parlamento Europeo). Ne è valsa la pena? Se la nostra azione ha contribuito a far finire le ostilità in anticipo anche soltanto di qualche giorno, salvando la vita di qualche contadino mandato al macello, credo che ne sia valsa la pena.

  3. pmicciche scrive:

    Il tema che poni Paolo è decisamente importante. Quello che manca però è una filiera che informi il cittadino, gli permetta di capire perché questi fatti dovrebbero interessarlo e gli dia la possibilità di intervenire e di far pesare anche una singola posizione come la sua. Talvolta, anche se si creano le prime due condizioni, la terza diventa un’impresa tale che va a dissuadere qualsiasi azione. Vivere la quotidianità costa molte energie e tutti cerchiamo di non sprecarle inutilmente. La Maggioranza non ha interesse a perseguire questi obbiettivi che potrebbero anche nascondere pericolose insidie (magari poi a furia di pensare qualcuno potrebbe anche pensarla diversamente). Altri soggetti sono impegnati a guardarsi l’ombelico, tanto che piano piano la gente che si era aggregata li ha lasciati soli in questo superfluo esercizio. Ma se non nasce come esigenza “dal basso”, caro Paolo, la rilevazione di queste dinamiche andranno bene per i tuoi studi e per le tue segnalazioni – per carità legittime quanto meritorie – ma non muteranno di una virgola la realtà delle cose.

  4. pscattoni scrive:

    Rispondo sinteticamente a Carlo (Sacco): ci sono decisioni che non costano e che aprirebbero opportunità, ma nessuno sembra accorgersene, o a pensar male nessuno vuole accorgersi.

  5. carlo sacco scrive:

    Se è vero che le cose stanno così Paolo-e non ne ho dubbi- c’è davvero un aria di democrazia bloccata.Ma dimmi che differenza c’è fra adesso e prima su questo fronte?
    Te lo chiedo perchè non riesco a vederla.Può darsi che sia strabico o non vedente,od addirittura prevenuto,ma oggettivamente se i percorsi che hai descritto si sono svolti in tal modo io non riesco a vederla tale differenza.E’ quasi una parafrasi di Berlusconi che prima sembrava che fosse il problema dell’Italia mentre invece il problema dell’Italia erano gli Italiani che accettavano tutto e che se li interrogavi rispondevano ”dov’è il problema?”ed in questo caso ci si paragona all’amorfità di Chiusi.Ogni tanto mi vado a rileggere un libro che trovo molto affascinante sull’evoluzione storica della gioielleria indiana poichè oltre alle foto ed ai disegni ed alla storia dei gioielli dei Maharaja la descrizione di questi è intercalata da giudizi di carattere morale sulla vita che conducevano tali regnanti.Il titolo è”The Dance of Peacock”e descrive il pavone che espone la sua ruota che apre e mostra sventolante alle galline del pollaio.E sono proprio le galline ad esserne ripagate da” tanto fumo e niente arrosto”.E’ uno stile di vita….tempi duri….ma in fondo anche per il pavone se uno ci pensa bene…

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