Appena tre giorni fa su chiusiblog si discuteva delle primarie del centrosinistra e delle loro conseguenze. Grillo faceva le sue “primarine” sul web, mentre non si capiva quando ci sarebbero state quelle del centrodestra.
Oggi invece siamo in piena campagna per le elezioni politiche che si terranno fra circa due mesi e mezzo. Se si considera che l’ultima data per la presentazione delle liste e della candidature deve essere fatta non oltre 45 giorni prima, ormai ci siamo.
Che cosa è successo? Un signore di 77 anni ha deciso che per il centrodestra non c’era miglior candidato di lui e così ha deciso di far cadere il governo dopo un lavoro ai fianchi. Monti, però, non ha voluto farsi rosolare a fuoco lento e ha staccato la spina.
Questa situazione ha un sicuro vantaggio: si vota prima. Nel Regno Unito si vota dopo un paio di settimane dalla crisi e anche se non così presto, ma con tempi sicuramente inferiori ai nostri, succede nel resto d’Europa.
A questo al pro si contrappongono molti contro. Il primo è quello che il vecchio signore riproponga il vecchio ritornello del “liberale” contro il “comunista”, che la magistratura è faziosa e anche lei comunista, che la colpa della crisi è tutta della Merkel, che la si risolve abbassando le tasse così vaneggiando.
L’altro “contro” riguarda la legge elettorale. Si rivota con il cosiddetto “porcellum”, insomma i partiti scelgono chi siederà in parlamento. Le primarie del centrosinistra avrebbe richiesto altre primarie per i candidati. Ora la ristrettezza dei tempi non permetterà questa procedura e probabilmente si ricorrerà a un surrogato di valore assai ridotto.
Ci saranno conseguenze anche qui a Chiusi. Con tutta probabilità il “fare argine” e la richiesta di compattezza contro l’avversario di destra eviterà di dover parlare dei risultati delle primarie. Si potrà nascondere ancora una volta il vuoto dei partiti e in particolare quello del Partito Democratico. Per alcuni sarà come il cacio sui maccheroni. Bisognerebbe invece che ci fosse un atto di coraggio e riuscire a fare meno propaganda elettorale e più riflessione sul ruolo della politica per caratterizzare il governo. A livello nazionale come locale.
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