Gli amici del giaguaro

di Luciano Fiorani

Ieri, in una seduta fiume, il Consiglio comunale, dopo aver votato le oltre cento osservazioni, ha approvato il Piano strutturale. La città ha un nuovo strumento urbanistico ma, malgrado gli applausi finali di maggioranza e Primavera, c’è poco da stare allegri.

Alla fine di un percorso travagliato l’amministrazione Scaramelli è riuscita a portare a casa quel che voleva e doveva: un Piano strutturale pensato, e lungamente covato, dalle amministrazioni a guida Ceccobao.

Si tratta, in sostanza, del vecchio documento apocrifo che fu reso pubblico da Sel prima delle scorse elezioni, depurato della zona artigianale di Querce al Pino e di un po’ di nuove abitazioni sulle colline di Poggio Gallina e Santa Caterina (per tacitare regione e provincia). Complessivamente il Piano prevede circa 1.200.000 metri cubi, oltre il 50% dei quali andrà ad impegnare terreni agricoli. Rispetto alle prime stime c’è stata una riduzione di circa un terzo della dimesione totale ma si andrà comunque ad un consumo di suolo notevole e senza nessuna plausibile giustificazione. Con alcuni “bocconi del prete” giunti indenni al traguardo.

L’ultima gaffe, quella sui sui dati anagrafici che indicano, come in tanti sostenevano da sempre, che non c’è alcuna tendenza apprezzabile di aumento di popolazione e di nuclei familiari, e che il saldo negativo nell’interscambio con Città della Pieve è esttamente la metà di quello dichiarato, è scivolata via senza particolari contestazioni o approfondimenti.

In definitiva, un’operazione vecchio stampo che, contro ogni ragionevole evidenza, continua a puntare sul mattone senza nessuna indicazione precisa sul recupero dell’immenso patrimonio inutilizzato (fornace compresa).

In un quadro di questo tipo ha destato sconcerto l’atteggiamento dei due consiglieri della Primavera, Cioncoloni e Bologni. Non era presente Barni (assenza diplomatica?).

I due infatti si sono limitati al “minimo sindacale”, votando No al Piano. Ma atteggiamento, votazioni su aspetti cruciali e valutazioni politiche sono sembrati da “truppe di complemento”. Assai più lineare il comportamento della consigliera Fiorini Vagnetti che ha votato No su tutto il fronte (osservazioni e Piano).

Prima del voto finale sono state votate una ad una le osservazioni che singoli e gruppi di cittadini, enti (tra cui regione e provincia) avevano presentato dopo l’adozione del Piano.

In alcuni passaggi il comportamento dei due consiglieri Primavera è stato addirittura imbarazzante: nessuna dichiarazione sulle osservazioni presentate da cittadini che avevano collaborato con la Primavera nel lungo lavoro di preparazione delle osservazioni, nessuna dichiarazione sull’osservazione firmata dal gruppo di cittadini (tra cui molti esponenti della Primavera), voto di astensione sulle osservazioni presentate da provincia e soprattutto regione (con cui c’era stato un incontro prima dell’adozione del Piano), voto di astensione dopo aver fatto rilevare l’incongruenza dei dati anagrafici su cui è basato il Piano.

Ma soprattutto è mancata la visione politica di un passaggio amministrativo che racchiude emblematicamente in se tutti i vizi di questa amministrazione e di quelle che l’hanno preceduta.

Insomma se Scaramelli e il “tessitore” Brilli andavano in cerca di un’opposizione morbida pare l’abbiano trovata.

Nove a favore, due astenuti e un contrario è stato il ritornello che per ore ha risuonato nell’aula del Consiglio.

La linea morbida di Cioncoloni e Bologni, su un atto fondamentale come il Piano strutturale, colloca di fatto la Primavera (almeno all’interno del Consiglio comunale) in una posizione di assoluta sublternità rispetto al centrosinistra che governa la città. L’impressione di un cambio di stagione stavolta c’è. Ed è forte.

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