Buone notizie

di Marco Fè

In prima pagina del Corriere della Sera di sabato 14 luglio è apparso un articolo di Susanna Tamaro dal titolo “L’urgenza di ripensare al bene e le parole semplici per raccontarlo”.

Fa parte di una serie di articoli, considerati “Buone Notizie”, pubblicati a partire dal 29 giugno con “l’intento di raccontare l’Italia e il mondo con storie che riguardano la beneficenza, la solidarietà, l’amore per il territorio e per il prossimo”. Ci è sembrato un’autorevole conferma di quel “giornalismo controcorrente” di cui talvolta abbiamo parlato e un’occasione di riflessione da proporre ai lettori, prima della pausa estiva.

Il giornalismo è basato sull’assioma, tutto inglese, secondo il quale non fa notizia il cane che morde un uomo ma un uomo che morde un cane. Fa notizia quindi tutto ciò che non è usuale, che esce dall’ordinario e dal consueto. Portando questo concetto alle estreme conseguenze viene messo in risalto più il male di pochi che fa notizia piuttosto che il bene di molti che rimane nel nascondimento del quotidiano. Questo tipo di giornalismo non è specchio fedele della realtà perché se il male fosse più del bene, come potrebbe far credere la cronaca, il mondo sarebbe finito.

Se non lo è si deve a quel bene quotidiano e nascosto che manda avanti la storia pur senza fare notizia. Inoltre il male ostentato e reclamizzato fino all’ossessione per soddisfare la morbosa curiosità dei lettori ha prodotto modelli perversi e tolto la speranza dall’orizzonte dell’uomo moderno e, per dirla con Susanna Tamaro, “ha relegato la ricerca e la pratica del bene nei limbi confusi della subcultura, considerate pratica per deboli, per persone ingenue, ignoranti, per lo più vittime bigotte del giogo oppressivo del cattolicesimo”.

In questa società che sta andando alla deriva è forse opportuno ripensare il modo di fare giornalismo. Non certo evitando di denunciare le cose che non vanno bene, di raccontare il fatto di cronaca nera, le tragedie, le guerre, gli obbrobri e le ingiustizie della società. Ma accanto a questo scoprire anche quel bene nascosto nelle pieghe degli eventi o talmente eclatante da cambiare il corso della storia e per questo volutamente tenuto nascosto dai potenti di turno.

Potrebbe essere un giornalismo più fedele specchio della realtà, favorirebbe il nascere della speranza, riproporrebbe modelli autorevoli ed attendibili e soprattutto il valore di un bene a cui tendere come patrimonio condiviso di tutti gli uomini.

Tanto quanto il male è monotono nella sua ossessiva e cupa trivialità – continua ancora Susanna Tamaro – il bene è creativo, gioioso, comunque portatore di vita”. Allora giornalismo più vero e più umano è quello che sa cogliere, nei meandri delle informazioni che ci sommergono, quella “Buona Notizia” capace di generare quella speranza concreta che è ben lungi da essere illusione. “Buona Notizia” capace di cambiare il corso, non sempre bello, della storia. Non a caso i giornalisti, in particolare negli ambienti cristiani, sono chiamati angeli. E gli angeli sono coloro che portano “buone notizie”. Quelle di cui questo mondo oppresso, affannato e disperato nutre una struggente nostalgia. Quelle notizie che l’uomo di oggi, nel profondo della sua coscienza, vuol sentirsi raccontare.

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6 risposte a Buone notizie

  1. carlo sacco scrive:

    Io ci stò. attivati Paolo.!

  2. pscattoni scrive:

    @ Carlo Sacco. Chiederò di studiare il problema. La soluzione più semplice mi pare quella di creare un nuovo blog al quale si potrà accedere direttamente o attraverso un link da chiusiblog.
    Ci potrebbero essere articoli indipendenti come pure “ispirati” dal dibattito su chiusiblog. Ad esempio nel dibattito su chiusiblog si potrebbe inviare un commento relativo a un articolo del tipo “Ho lanciato un dibattito più generale su questo tema su ….. e al quale potete avere accesso tramite questo link …..
    I costi vivi del blog sarebbero minimi: 40 euro all’anno. Io posso trovare un tecnico che mette inzialmente a punto il nuovo blog con poche decina di euro. Se facciamo una colletta partecipo volentieri.

  3. marco lorenzoni scrive:

    Quelle notizie di cui parla la Tamaro, cioè storie di solidarietà, la beneficienza ecc. a dire il vero, sui giornali, almeno su alcuni giornali si trovano spesso. Sul Manifesto, su l’Unità, su molti giornali e periodici locali…. Più difficile trovarle sui grandi Media che al massimo ci fanno una “rubrica” o sui quotidiani regionali che pubblicano ormai quasi esclusivamente (anzi, senza quasi) veline di comuni, partiti, associazioni… E’ vero che a fare notizia sono più le cose che non vanno di quelle che funzionano. ma è anche vero che sono di più in assoluto le cose che non vanno…

  4. carlo sacco scrive:

    Marco e Paolo,per rispondere avevo iniziato a scrivere di getto mentalmente e materialmente man mano che procedevo alla lettura di questo Post, poi visto che caratterialmente la mia prolissità avrebbe dovuto avere ben altro spazio ho deciso di cancellare il tutto poichè nemmeno un briciolo della mia risposta poteva essere contenuto in 1400 battute(ma chiaramente è un mio limite personale e di modo di esprimermi).Argomenti interessanti ad essere commentati come questo hanno bisogno di ben altro spazio.Da qui l’invito qualche altra volta fatto a Paolo in passato di pensare a costruire uno spazio parallelo dove non ci siano limiti.Dopo solo chi sia interessato lo potrà consultare se vuole ma intanto avremmo la possibilità di un confronto molto più completo.Sarebbe non male……e perchè non si potrebbe fare ?

  5. Marco Fe' scrive:

    A volte giova ripetere cose già raccontate, non certo a tutti. Grazie Paolo, comunque, per l’invito provocatorio.

  6. pscattoni scrive:

    Marco (Fè) avresti tante cose da dirci sulla nostra realtà. Ma perché anche tu indugi in questo blog a raccontare cose già raccontate?

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