La festa del Pd, prima edizione senza il marchio “de l’Unità”, si sta rivelando un flop. Mai vista a Chiusi una festa così desolatamente vuota.
Ai concerti, peraltro di qualità, di Giorgio Canali e Rossofuoco e Giardini di Mirò hanno assistito al massino 50 persone… Una miseria. Ed erano pure ad ingresso gratuito. Duemila – dicono – al concerto degli Stadio a Città della Pieve per la festa del socio di Crediumbria.
Segno che qualcosa non ha funzionato. E non funziona più dalle parti del Pd. Anche le banche, seppue anche loro in ambasce, attraggono di più…
Al dibattito su Falcone e Borsellino, la mafia e il terrorismo un po’ di gente c’era. Ma mica le folle… Gran parte dei presenti erano dell’establishment.
Per il resto deserto dei tartari anche ieri sera.Vabbè, era lunedì, si dirà. Certo. Ma che la festa stenti a decollare anche solo come appuntamento di intrattenimento e relax è un dato di fatto. E la festa democratica (un tempo de l’Unità) era ed è l’appuntamento clou, la kermesse di massa del partito che ha sì cambiato parecchie volte nome e bandiera, ma è pur sempre l’erede principale del vecchio Pci.
Vedere una festa semivuota non solo di lunedì, ma anche di sabato e domenica fa un brutto effetto anche a chi come il sottoscritto è su posizioni critiche rispetto al Pd. E’ una fotografia impietosa della mutazione genetica che ha portato il “popolo comunista” a diventare la base del Pd, una base assente, distratta, poco incline alla discussione e anche alla musica di qualità.
E se il popolo della sinistra è più attratto dal liscio e dalle presentazioni di materassi che dai “Rossofuoco”, vuol dire che la malattia non è un raffreddore…
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