Il restauro e i reperti della catacomba di Santa Mustiola

di Fulvio Barni

Nel 1634 “facendo in mezzo al chiostro scavare un pozzo, sotto la direzione del padre frate Alessandro da Monte Ingegnoli Mattematico, nel cercare sotterra dieci canne romane le vene dell’acqua, si trovarono sei strade che subito furono riconosciute come l’antico cemeterio e sepoltura de’ Martiri…”.

A causa di questi lavori fu scoperta casualmente la catacomba di Santa Mustiola, della quale ormai da secoli non vi era più traccia. In seguito fu fatto uno scavo, che liberò dalla terra solo una ridotta parte del cimitero esistente. Non essendo però riusciti a rintracciare l’ingresso originale, che permetteva di entrarvi dall’esterno, ne scavarono uno nuovo, prolungando uno degli ambulacri esistenti. Venne così a crearsi l’entrata che tuttora si trova al centro dell’esedra, in fondo alla scalinata d’accesso.

A pochi anni di distanza dal rinvenimento, fu visitata dall’abate cistercense Ferdinando Ughelli, che ne fece cenno nel suo scritto “Italia Sacra”. Alla fine del seicento, Bartolomeo Macchioni tracciò la prima pianta della catacomba, ma solo per la parte in cui la terra era stata asportata. L’accertamento che si trattasse proprio di una catacomba cristiana, fu fatto da alcuni “scavini” inviati da Roma, i quali rilevarono anche che i cunicoli scoperti erano soltanto una piccola parte dell’intero complesso tombale.

Dopo alcuni lavori di poca importanza, eseguiti nel ‘700, per quasi un secolo, la catacomba rimase in uno stato di totale abbandono. Questo accadde fino all’inizio dell’ottocento, quando il vescovo Pannilini la fece ripulire, ma in modo abbastanza superficiale, apponendovi anche un cancello all’ingresso. Il suo successore, Giacinto Pippi, il 3 luglio 1828, denunciò lo stato di abbandono in cui giaceva e si fece carico di promuovere una campagna per il suo sterramento e definitivo restauro. A tal proposito fu formata una commissione, presieduta dallo stesso vescovo e di cui facevano parte il Vicario Generale Giovan Battista Pasquini, Federigo Sozzi e Giuseppe Nardi Dei. I lavori di escavazione della terra cominciarono il 26 aprile 1830 e terminarono il 21 maggio 1831.

La catacomba presenta una caratteristica propria, e a differenza di altre, possiede arcosoli che possono ospitare fino a sei salme. Questi, coperti da embrici riuniti con coppi, formano un tetto spiovente. I reperti che hanno restituito gli scavi effettuati, sono di natura molto povera: si tratta soltanto di alcuni vasetti di terracotta e vetro ed un buon numero di lucerne, in alcune delle quali, sul fondo, è impresso il monogramma di Cristo. Lo scavo ottocentesco portò anche alla scoperta di interessanti epigrafi, alcune incise su lapidi, altre graffite. La più antica di queste iscrizioni, parla di una defunta di nome Redenta, seppellita il 16 gennaio dell’anno 290, quando Diocleziano e Maximo erano consoli per la quarta e terza volta.

E’ stata graffita sulla parete di un ambulacro, forse però in epoca successiva rispetto al primo cimitero, che dovrebbe datarsi nella prima metà del III secolo. Dentro la catacomba furono seppelliti anche i primi “ministri” della chiesa chiusina: il vescovo Lucio Petronio Dextro, morto nel 322 all’età di 66 anni, il diacono Sulpicio Felicissimo e l’esorcista Sentio Respecto. Anche alcuni pellegrini trovarono sepoltura in questo luogo, giunti forse a Chiusi tramite la via Cassia. Uno tra questi era il bambino Aurelio Melitio, spirato durante la quinta orazione nella notte del sabato santo e seppellito il giorno di Pasqua. Un’altra iscrizione riguarda un pellegrino venuto dalla Francia: “Qui è posto il pellegrino dei Ciconi, il suo nome lo sa Dio”. Il cimitero rimase in uso fino quasi al termine del V secolo. Lo ricorda una lapide, oggi murata sotto il loggiato della piazza del Duomo, dove è citato l’imperatore Zenone Isaurico(1).

(1) Imperatore romano d’Oriente (ca. 425-491). Di nazione isaurica e di nome Tarasicodissa.

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Una risposta a Il restauro e i reperti della catacomba di Santa Mustiola

  1. giorgio bologni scrive:

    Questa iniziativa di Fulvio Barni che io seguo dal principio è veramente intelligente e interessante.
    Complimenti a Fulvio anche a nome delle persone cui faccio leggere questi articoli del blog di cui faccio copia e che conservo

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