Uno degli aspetti più eclatanti emersi dal Consiglio comunale aperto, convocato per discutere sulla situazione economica, è stata la difesa, da parte della maggioranza, politica e amministrativa, dell’adottato Piano strutturale come strumento di rilancio economico.
Ennesima dimostrazione di una concezione dell’economia non più adeguata ad affrontare le problematiche moderne ma, al contrario, in linea con quei comportamenti che sono stati una delle cause principali della recessione che stiamo vivendo. Concezione non più adeguata perché la difesa del Piano strutturale è fondamentalmente la difesa dell’edilizia intesa principalmente come sviluppo residenziale che invece è stata una delle cause della crisi delle imprese edili che si sono ritrovate con un enorme patrimonio invenduto, perché realizzato senza una precisa previsione di mercato.
Questa considerazione è preoccupante perché, al di là di chi, anche nei banchi del Consiglio comunale, difende questa concezione in quanto rappresentante di quello che è stato da sempre il partito del mattone, dimostra, da parte di amministratori giovani, una scarsa capacità di governo la cui caratteristica fondamentale dovrebbe essere invece quella di saper analizzare i problemi in funzione del loro evolversi nel futuro.
Ormai non passa occasione in cui i rappresentanti delle imprese edili, a tutti i livelli, non mettano in rilievo come il rilancio della loro categoria deve passare dalla manutenzione, dalla ristrutturazione e dal rinnovo del patrimonio edilizio ed infrastrutturale, sia pubblico che privato, esistente, anche come valorizzazione dei benefici sociali che tali interventi possono produrre.
Proprio sulla base di questa moderna concezione il governo ha predisposto nuove agevolazioni per il risparmio energetico e per la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente.
Possibile che solo a Chiusi non si riesca a comprendere che questa è la strada da percorrere per uno sviluppo veramente sostenibile?
Possibile che solo a Chiusi non si riesca a comprendere che un’amministrazione valida deve saper guidare ed indirizzare i processi economici in funzione di una visione evolutiva a lunga scadenza e non sul soddisfacimento di esigenze temporanee che in futuro finiranno solo per aggravare le condizioni sociali ed ambientali?
*Capogruppo consiliare de La Primavera di Chiusi
Il sindaco ha ripetutamente giustificato le nuove edificazioni dicendo che “un po’ di sviluppo ci vuole”.
Ma ha idea di cosa si metterebbe in moto se ci fossero la possiblità, le risorse, la necessità e la voglia di procedere al recupero del patrimonio edilizio inutilizzato o abbandonato?
Al di là di ogni considerazione specifica emerge ad ogni piè sospinto l’idea di uno sviluppo basato esclusivamente sul costruire nuove case, nuove auto…
Non c’è bisogno di far parte del Latouche fans club per capire che è una strada senza sbocchi, ma a Chiusi invece di cercare nuove possibilità ci si culla con un passato che non può più tornare.
Articolo opportuno per due ordini di motivi, anche se ribadisce cose già dette dallo stesso Cioncoloni e da molti altri.
Il primio è che nonostante si ripeta cosa evidente, gira e si fa girare l’assurda versione opposta. Il secondo motivo riguarda la delicata fase dell’iter di approvazione del Piano Strutturale. L’esame tecnico di Regione e Provincia è stato inequivocabile. ora però si passa alla fase opaca di contatti e “chiarimenti” ufficiosi e non documentati in cui si infiltra la “opportunità politica”.
E’ allora importante che le forze politiche si esprimano chiaramente in pubblico. Ricordiamoci che per la regione il Piano Strutturale di Chiusi è sicuramente incompleto per quanto riguarda la valutazione paesaggistica. Occorre essere pronti, se questa fase produrrà risultati insoddisfacenti ad utilizzare le possibilità che la legge consente.
Pienamente d’accordo. Del resto, per essere giovani bisogna anche comportarsi da giovani, non basta la carta d’identità. E’ lo stesso meccanismo per il quale – per salvare posti di lavoro sia diretti che dell’indotto – si volesse aumentare la produzione automobilistica. Il mercato è ormai saturo e per di più in crisi di consumi, quindi non solo si prolungherebbe solo di poco l’agonia occupazionale ma soprattutto, invece di iniziare la riconversione con obbiettivi più realistici e quindi innovativi, si perderebbe tempo prezioso insistendo su vecchie logiche ormai consunte.