La memoria, le parole e l’azione

di Paolo Scattoni

 In tarda mattinata sono andato a comprare il giornale. In piazza Dante c’era una manifestazione. Si trattava di una tappa del percorso della memoria da Lione a Capaci della squadra dei ciclisti del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) in ricordo del sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta.

Ho apprezzato il concerto della Young Band, l’orchesta della nostra scuola media, una splendida realtà del nostro territorio. Sono ragazzi di appena quattordici anni che riescono ad offrire esecuzioni di alto livello.

Poi sono tornato a casa, ho acceso la televisione ho saputo della strage di Brindisi. Allora ho pensato che la ragazza morta e i tanti feriti, aveva ed hanno appena uno o due anni più di quei ragazzi che poco prima avevo ascoltato ammirato. Non ci sono parole. Forse quelle dettate dalla rabbia che non si riesce a reprimere: “Oggi piangiamo noi, ma voi non avrete scampo, piangerete per tutta la vita”. Questa volta non possiamo permettere che un altro mistero si aggiunga ai troppi di questo povero Paese.

*Foto di Giuliano Toppi

Questa voce è stata pubblicata in CRONACA, SCUOLA. Contrassegna il permalink.

5 risposte a La memoria, le parole e l’azione

  1. pmicciche scrive:

    Le ipotesi ovviamente sono tante ma “ferire” una scuola femminile intitolata a dei martiri della Mafia ed essa stessa eccellenza nel promuovere la Legalità vuol dire: “state attenti giovani e anche future madri, non vi permetteremo di remarci contro”. E una bomba che poteva fare una strage è un argomento convincente. Nel paese natale della studentessa uccisa, pochi esercizi pubblici hanno abbassato le saracinesche. Non si ottiene tutto questo senza la complicità di una Comunità, dai semplici cittadini fino e soprattutto alla classe dirigente, laica e religiosa. Troppa connivenza attiva e passiva, troppa cautela esponendosi al massimo con il contagocce e nei giorni dispari. Non esploderanno bombe ma quanto a sottocultura, cautela e omertà, anche dalle nostre parti….non si scherza.

  2. Ancora una volta mi trovo d’accordo con iMiccichè. Perchè? Perchè il nostro Paese dall’essere ‘la culla della civiltà’ è passato ad essere la culla del qualunquismo e freghenismo? Non tanto tempo fa ci sono voluti 4 anni per costruire l’Autostrada del Sole, un’opera che ancor oggi risulta ben fatta, nonostante l’imprevedibile aumento del traffico. Perchè oggi non riusciamo a fare alcuna opera che sia costruttiva e quando facciamo qualcosa i tempi sono molto aumentati?

  3. Carlo Giulietti scrive:

    Si fa fatica a pensare di appartenere alla stessa specie di esseri spregevoli, “dotati” di tanta crudele vigliaccheria, come quelli che hanno organizzato e messo in atto questo attentato. La miglior risposta a queste bestie feroci e prive di ogni sentimento, al momento, la stanno dando i ragazzi che autonomamente organizzano varie manifestazioni tramite il tam-tam in rete. Poi ci si aspetta una risposta risoluta dalle istituzioni

  4. carlo sacco scrive:

    Oggi non ho sentito nè visto il TG e quindi sono completamente disinformato dell’accaduto.Purtuttavia qualcosa mi sono sentito-forse presentuosamente- di dirla leggendo il Post di Paolo Scattoni,ed è un avvertimento a tutte le forze politiche ed allo stesso tempo una cosa lapalissiana.In politica occorre sempre pensare a cosa serve un fatto che accade,poichè non è più,nè è mai stato il caso di un attentato messo in atto da un pazzo o da pazzi folli e sanguinari fine a se stesso.Le menti isolate in genere non fanno queste cose.Il terrorismo come strategia serve o per reprimere e frenare gli sviluppi delle cose e rimandarle indietro e nello stesso tempo per ricacciare la gente in casa e con essa la domanda di cambiamento che sale dal paese.Il terrorismo trenta e più anni fa è stato vinto e fermato perchè la classe operaia ed anche altri ceti sociali non solo sono scesi in piazza formando un baluardo inespugnabile allo stato autoritario che gli automatismi del sistema avevano previsto,(ormai la storia è vecchia) ed in tal senso gli estremismi di ogni parte sono stati connotati da un eugual segno:porre fine alla libertà,alla Costituzione,non con i manganelli e l’olio di ricino ma con le disposizioni di uno Stato autoritario nel quale da decenni sono annidate forze eversive che non hanno mai smesso di spingere per ritornare allo status-quo.In tempi di crisi questo passo è breve.Credo che occorra un segnale forte dalle istituzioni ed una volontà di detronizzare il nemico della democrazia che lavora in sordina accanto a coloro che hanno la coscienza a posto.Chi lavora per mantenere ”il proprio”seminando qualunquismo direttamente od indirettamente permette l’affermarsi dello Stato autoritario.E’ storia.sarebbe bene che si sviluppase una riflessione da questo post di Scattoni.

  5. pmicciche scrive:

    Si Paolo, bisognerà però reagire senza esaurire la spinta nel sentimentalismo emotivo, pur inevitabile a notizie di questo genere. Bisognerà uscire prima possibile dai sofismi e dalle cautele che imperano in questo Paese ingolfato dai Dottor Azzeccagarbugli. Tutti noi, cominciando dai nostri piccoli gesti quotidiani, siamo spesso complici “involontari” di queste che sono poi le naturali conseguenze. Abbiamo accettato e purtroppo anche nel presente, accettiamo persone e comportamenti francamente impresentabili. Non è un problema di “grillismo” , di essere oppure no sopra le righe. Se per strada ci vogliono sparare o rubare reagiamo con decisione; perché invece assistiamo con “cautela” e rassegnazione alla messa in liquidazione definitiva di un Paese?

I commenti sono chiusi.