La questione dell’associazionismo, per quanto la si voglia banalizzare o esorcizzare, rispunta in ogni occasione.
Ieri sera ho partecipatro all’incontro promosso da La goccia e il tema è puntualmente riemerso.
Se Luana Scipioni, introducendo la serata, ne ha fatto cenno anche con venature polemiche il sindaco e il relatore, il professor Bartolini dell’università di Siena, ne hanno parlato in modo quasi entusiastico, facendo riferimento al gran numero di associazioni presenti a Chiusi.
Secondo i due le oltre ottanta associazioni presenti nel nostro comune sono indice di un bel tessuto relazionale che è uno dei presupposti per affrontare con coraggio i tempi difficili che stiamo vivendo e base fondamentale per un nuovo modello di città e di società.
Quello che non mi convince, da tempo, è il solo riferimento quantitativo quando si parla di associazionismo. Ma purtroppo, devo constatare, che ogni volta che se parla più in là del citare i lusinghieri numeri non ci si spinge.
Siccome sono convinto che il tessuto associativo è davvero una ricchezza per un paese dobbiamo provare a ragionare su ciò che esiste e come si esprime il mondo dell’associazionismo e del volonatriato nel nostro comune, con la massima serenità ma anche con rigore.
Solo restando agli ultimi tempi a Chiusi sono successi fatti importanti che hanno avuto e continueranno ad avere conseguenze importanti per la nostra collettività.
Che ruolo ha giocato l’associazionismo in questi fatti? E mi riferisco a questioni come il Piano strutturale, Bioecologia, la crisi industriale, la vicenda della Fondazione Orizzonti.
Forse sono stato distratto ma non ho registrato alcun segnale dal variegato ed esteso campo delle associazioni. Per chi vuol scantonare dico subito che so perfettamente che ogni associazione ha un suo campo d’interesse e che è improprio sollecitarla su terreni diversi.
Però, vi sembra normale che nessuna associazione abbia fatto sentire la sua voce sulle questioni di ordine generale che ricordavo sopra? A me, francamente no. E se la ritrosia ad intervenire su temi di quella portata è solo dettata dalla “mission” dell’associazione (senza voler fare della dietrologia) ritengo che le associazioni si relegano per scelta ad un ruolo minore.
Se cioè non hanno nulla da dire sul Piano strutturale o su un’azienda insalubre così come sulla politica culturale della città e la sua massima organizzazione o sulla grave crisi che investe la città vuol dire che siamo di fronte ad una parossistica cura del proprio orticello.
E’ chiaro che, in questo caso, le pur lodevoli attività che molte associazioni svolgono non consentono comunque di annoverarle tra la parte attiva e propositiva della città. Insomma c’è da chiarire se siamo di fronte a gruppi di persone che vivono responsabilmente la loro città o se più modestamente curano i loro interessi (in tutti i sensi).
Credo sia chiaro che personalmente propendo per la seconda ipotesi. Le smentite sono ben accette.
10 risposte a Associazionismo e volontariato: E’ tutto oro quel che brilla?