Primapagina: La crisi industriale si allarga

di Luciano Fiorani

Nel numero in edicola primapagina affronta con puntualità le questioni che l’agenda politica locale ha all’ordine del giorno: la scomparsa dei partiti, la voce dei giovani, le reazioni e le considerazioni sulle interessanti iniziative che si sono svolte recentemente a Chiusi, il modo nuovo di proporre il patrimonio artistico nello spettacolo al Mancinelli di Orvieto del regista e visual director Paolo Miccichè.

Ma naturalmente l’apertura del periodico, e un lungo pezzo all’interno, è dedicata alla crisi che sta colpendo una delle imprese storiche locali: la Edilcentro. Primapagina sottolinea sia la portata di questa nuova tegola che si abbatte sull’economia chiusina sia l’impatto che avrà per le oltre cento maestranze poste in cassa integrazione. La concomitanza di vicende di questo tipo nella nostra zona (Euroservice, Rdb, Lodovichi, Trafomec, Dolciami…), secondo il giornale diretto da Marco Lorenzoni, è assai più di un semplice segnale è l’evidenza che il tessuto industriale è ormai nella tempesta ed è sempre più difficile guardare al futuro con un mininmo di ottimismo.

Le istituzioni e le banche pare si stiano adoperando per tamponare l’emergenza ma finora risposte significative non ce ne sono state, anche se la situazione è in movimento e tutti si augurano che una qualche soluzione venga trovata. Certo, è singolare che stampa e tv locali non portino all’attenzione generale questo tipo di problemi. Non ne è (ancora?) stato interessato il Cosiglio comunale e il semplice scambio di battute tra sindaco e vertici aziendali su Facebook certo non esaurisce la questione.

Certe realtà, che fino a poco tempo fa eravamo soliti vedere in televisione, almeno in alcune trasmissioni, stanno concretizzandosi anche vicino a noi e con una densità inusitata. La situazione è resa ancor più complicata dall’impossibilità di ricorrere, come in passato, all’aiuto del Monte dei paschi; il colosso economico-finanziario che ha riversato nella nostra provincia risorse ingentissime vive infatti il suo momento più nero.

Insomma la crisi, per chi ancora non se ne fosse accorto, è arrivata con tutta la sua virulenza e bene ha fatto primapagina ad accendere i riflettori.

Questa voce è stata pubblicata in CRONACA. Contrassegna il permalink.

10 risposte a Primapagina: La crisi industriale si allarga

  1. Capito, ma a costo di sembrare catastrofico credo che questa crisi andrà a finire malissimo. Non ci sono ricette, per quanto arcane, che possano fermare l’ira ed il malcontento di moltissime persone che, per ora, si suicidiano…….a che punto siamo giunti!

  2. luca scaramelli scrive:

    no roberto non ci siamo capiti, le ricette già pronte di cui io parlo non sono quelle per risolvere la crisi, parlo dei metodi per tenere sotto controllo l’incazzatura di chi la crisi la deve sostenere sul proprio groppone.

  3. Io non sarei cosi’ fiducioso che abbiano le ricette già pronte. Credo anche che la crisi sia più grande di quello che si pensi, e non riguarda soltanto questo o quel personaggio, questa o quella nazione, riguarda tutto e tutti.

  4. luca scaramelli scrive:

    il mio commento era strettamente riservato alla realtà quotidiana ed anche quella è la fotografia del fallimento di un sistema. se saliamo di un gradino e l’analisi la spostiamo su ciò che per brevità possiamo definire massimi sistemi non posso che sottoscrivere le affermazioni di carlo sacco sulla crisi morale e politica.
    per ciò che chiede roberto donatelli riguardo alla proposta di possibili soluzioni, crddo che il primo passo fondamentale sarebbe quello che a curare il malato non siano i medici che ne hanno provocato la malattia, credo però che questi signori non siano un granchè disposti al minimo passo indietro, e ribadisco credo che abbiano pronte le ricette per gestire tranquillamente l’inevitabile malcontento.

  5. Si parla di realtà, quale realtà? Certo quella della presente crisi che, secondo me, finirà molto male, ma cosa è che ha portato a questo? La ‘stupidaggine’ dei politici o, forse, la loro intelligenza? La poco lungimiranza o, forse il troppo ottimismo? Il fare il propio interesse o, forse, il cercare di soddisfare i più (vedi le precoci pensioni)?
    Faccio presente che la crisi non è ristretta all’Italia, ma coinvolge tutti i Paesi compreso quelli orientali, l’ Italia di più.
    Un’ultima domanda, perchè non sembra esserci una via d’uscita?
    A me interesserebbe che si provi a rispondere, lo sappiamo che la crisi è di quelle ‘brutte’.

  6. carlo sacco scrive:

    Nella trasmissione ”Servizio Pubblico” dello scorso giovedì, Santoro rispondendo all’operaio sindacalista incazzato che non ce la faceva più ad andare avanti e rispondeva risentito fino al parossismo, ebbe un sussulto e proferì una frase che condivido in pieno: ”per auspicare i cambiamenti che il sindacalista diceva, occorre essere in MOLTI perchè da che mondo è mondo le avanguardie anche se portatrici di novità sono state storicamente sempre battute se dietro dI loro non c’è una massa che spinge ed è quella della quale il sistema ha sempre paura perchè sà che per battere quella occorrono altri metodi e spesso non è possibile pararne i colpi.
    Uno di questi nel mondo moderno è il controllo dei media ai quali le classi subalterne si mostrano sempre più sensibili. L’ultima è di circa un ora fà: per celebrare i morti della guerra in Bosnia sono state approntate 11.000 sedie di plastica rosse e pienate con queste le strade. A noi ci appare come una riconquista della democrazia, invece è il fumo nella sua più ”densa” espressione.

  7. carlo sacco scrive:

    Spesso ci si pulisce la bocca con la parola democrazia, quella che da noi sembra abbondare e mancare negli stati autoritari, e qui sembra che abbondi poichè ci sono elezioni libere, perchè ognuno può esprimere la propria idea, poichè c’è una stampa che può dire ciò che vuole. Senz’altro è così rispetto a coloro che questo non lo possono fare poichè vivono ed operano in altri mondi .Rispetto a questo però vorrei che si tenessero presenti due cose: i fondamenti di tale democrazia imperfetta che abbiamo, sono stati conquistati con i diritti, del resto mai garantiti ma conquistati (per condizione umana) e si è cercato di consolidarli dai sacrifici di coloro che hanno messo in gioco anche la loro vita e patito restrizioni nei lunghi anni della dittatura, al cui confronto spesso si sottraevano quelle classi di intellettuali e beneficiari del potere e si capisce bene di chi parlo.
    Sono quelle che hanno prodotto ciò che avvenne per una semplice ragione: per impedire che fosse messo in forse il loro status economico e sociale, e questo non lo ritengo proprio tanto ”naturale” che debba essere così. Dimostra una cosa: che in qualsiasi momento del tempo il meccanismo economico produce e rimangia ciò che sforna e per fare questo si avvale di leggi economiche pretese immodificabili.
    E’ tutto questo che porta alla crisi, allo scontro, alla distruzione ed alla nuova rigenerazione, ed è un procedere irrazionale. Chi pensa che così è sempre stato e sempre sarà si rende inevitabilmente e anche coscientemente complice di quella che è la forza dei potenti contrapposta a quella dei deboli.
    E spesso sono proprio i deboli che si lagnano della crisi perchè colpisce prima e inevitabilmente loro stessi innescando una spirale dalla quale dalla crisi si esce a destra, facendo l’interesse di chi stà al vertice.

  8. lucianofiorani scrive:

    Quello che dice Carlo (Sacco) è vero, ma non dimentichiamo che i fatti hanno la testa dura.
    Le ricette di questi anni si è visto a cosa portano e non è che aumentando le dosi si modifica il risultato.
    Quando si capirà che è in atto una gigantesca ridistribuzione dei redditi a vantaggio dei più ricchi sarà comunque sempre tardi perchè il grosso è bello che fatto.
    Cambiamenti ci saranno, anche a livello politico ma temo che andranno in una direzione autoritaria perchè sarà necessario stabilizzare il malcontento.

  9. luca scaramelli scrive:

    ma di cosa state parlando, giusto domenica mattina, a titoli cubitali (e non per modo di dire, caratteri veramente enormi) un giornale locale parlava dell’apertura di numerosi negozi nel centro di chiusi. siete i soliti disfattisti che togliete fiducia e non vi rendete conto di quale magico momento stiamo vivendo e questo non è niente, aspettate, come da comunicato stampa di qualche giorno fa, gli incredibili effetti sull’economia e la socialità che porterà il nuovo marciapiede tra il centro storico e lo scalo di cui in questi giorni sono iniziati i lavori.

    al di là degli scherzi, la crisi quella vera è arrivata, alla faccia dei parrucconi che al governo si affrettano a dire che adesso i conti sono a posto, la fiducia è cresciuta e la crisi è alle spalle. con il gasolio a quasi due euro provino a fare un giro per i negozi, provino a chiedere quanti hanno voglia di prendere la macchina e fare un giro di sabato pomeriggio a siena, arezzo , perugia a fare acquisti o semplicemente a comprare un libro e prendere un gelato. la paura, più che giustificata è grande e ancora devono arrivare i salassi dell’imu e dell’aumento (ulteriore) dell’iva a settembre. qualcuno dovrebbe fermare questi pazzi che della vita reale non sanno niente, credo però che abbiano la ricetta anche per gestire il malcontento che si respira.

  10. carlo sacco scrive:

    Sbaglierò, ma la crisi prima di essere economica- e lo è in tutta la sua virulenza e non ne siamo alla fine credo- è prima morale poi politica e tali strettamente collegate.Ed allora, se se ne conviene che sia così,i partiti maggiori nella loro interezza ne portano le principali responsabilità(non solo la ”finanza creativa”-quello è un aspetto se pur pesante degli spazi di azione creati dalla crisi morale.. ).Se non si vuol vedere questo vuol dire che tale crisi morale e culturale ha colpito estesamente tutti(beneficiati e non) e tutti ne sono vittime(anche chi ne trae vantaggio).La crisi economica ne è una logica conseguenza.
    Chi crede che siano parole vuote e senza senso e chi per anni ha pensato che questo modello di sviluppo potesse proseguire all’infinito ha partorito idee che purtroppo ancora siedono nelle stanze del potere,e non ci dimentichiamo di ciò che passava nella testa della gente rispetto a questo anche nei paesi piccoli come il nostro e come veniva valutata la capacità delle persone,sia nella politica sia nelle attività economiche.Adesso spesso si rifiutano tutti di cospargersi il capo di cenere cercando spiegazioni ma la realtà dovrebbe insegnar loro qualcosa.La vera povertà stà spesso a non voler vedere la realtà e di fronte ad essa cercare le ragioni per svicolare, insistendo sugli stessi errori.I discorsi ce li ricordiamo tutti.
    Come a molti giustamente avviene che per accedere ad una funzione si debba passare prima per un esame psicologico-attidudinale e culturale,a parecchi di questi andrebbe fatta la stessa cosa.Forse dopo un po’,in parte la situazione cambierebbe.E staremmo tutti meglio.Purtroppo la gente spesso dimentica con molta facilità ciò che sosteneva nei periodi precedenti.Ma spesso lo fa per proprio interesse credendo che tale sia.

I commenti sono chiusi.