La crocifissione e il compianto: un percorso d’arte (I)

di Lauretta Gosti ed Enzo Sorbera

Il tema che proponiamo questa volta, in linea con la Pasqua, è il martirio, la crocifissione e il compianto. Si tratta di un tema vastissimo, per secoli coperto da un tacito interdetto alla rappresentazione, e, anche questa volta, abbiamo preso coraggio a .. otto mani per decidere cosa lasciare fuori (tanto per fare qualche nome, Guttuso e Dali, Velazquez e Mantegna, Picasso e Matisse, Tiepolo e Warhol). La “visita” alle opere è organizzata in maniera geografica, in modo da fornire anche un suggerimento per eventuali gite.

 

Partiamo da Roma. Il portale ligneo della Basilica di Santa Sabina reca in un riquadro quello che è forse il primo esempio di rappresentazione della Crocifissione con i tre personaggi (siamo nel V secolo): il Cristo, in dimensioni maggiori a significarne la maggiore statura morale, è rappresentato tra i due ladri e senza aureola. Non c’è la Croce: l’interdetto sulla rappresentazione del supplizio era dovuto al fatto che la crocifissione era una punizione per gli schiavi. La Basilica si trova sull’Aventino, ma non fatevi tentare dalle splendide arance del giardino panoramico che si incontra: sono arance amare. Per gli appassionati, alle pendici dell’Aventino è visitabile un giardino di rose che ne presenta una varietà letteralmente sterminata (ce ne sono persino di maleodoranti). Proseguendo, andiamo in Vaticano, dove troviamo Raffaello e la sua Trasfigurazione ( 1518-1520 nell’opera Raffaello è riuscito ad unire vari episodi: quello della Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor, che occupa la parte superiore della pala, quello della porzione inferiore dove sono rappresentati gli Apostoli che attendono la resurrezione del Signore, e il miracolo dell’indemoniato).

Sempre in Vaticano, nella Collezione di arte religiosa moderna troviamo una Crocifissione di Fausto Pirandello (un olio su cartone: anche qui la Croce non è mostrata); El Cristo judío, di David Alfaro Siqueiros che, insieme al Cristo mutilato n. 467, presenta tutte le caratteristiche dell’Ecce Homo (tipiche di Siqueiros sono le pennellate di colori a contrasto, che fanno risaltare con veemenza la dimensione umana, troppo umana del soggetto raffigurato).

 

 

Salto geografico e andiamo a Venezia. Nella Scuola Grande di San Rocco – nel sestiere di San Polo, vicino all’Istituto di Architettura – , ci accoglie Tintoretto e le sue “Orazione nell’orto” , “Salita al Calvario” e “Resurrezione” (1578-1581 gli episodi sono legati fra loro da una sola necessità , la luce – in quest’ultima tela la collocazione in diagonale degli angeli intenti a sollevare la pietra del sepolcro indirizzano l’attenzione verso il sopraggiungere delle Marie da sinistra, al centro del quadro in uno squarcio luminoso ascende il Cristo) .

Prima di entrare in San Rocco, approfittiamo per un “giro” di visita, all’Arsenale e al Ghetto Ebraico. Da San Rocco, andiamo a prendere il Burchiello e, via Brenta, scendiamo verso Padova. Il giro è notevole e consente di ammirare le Ville e gli Antichi mulini di Dolo.

Arrivati a Padova, salto di rito al Caffè Pedrocchi (per il tradizionale caffè macchiato alla menta) e via alla Cappella degli Scrovegni , per ammirare Giotto e Il compianto sul Cristo morto (l’opera è del 1303-1304 e sarà un modello per tutta la pittura del 300; abbandonata ogni rigidità bizantina, la scena è calata nel mondo umano, dei sentimenti e delle emozioni: l’emotività è avvertita dalla vicinanza dei due volti accostati di Cristo e della madre: uno irrigidito dalla morte e l’altro dal dolore; dalla folla di angeli che esprimono il loro dolore ognuno in modo diverso, strappandosi i capelli, nascondendo il volto, piangendo e dal paesaggio cupo) . Non dimentichiamo di fare un salto a Piazza dell’Erbe per un’occhiata al Palazzo della Ragione. (Continua)

 

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