Il libro del mese: Partiti S.p.A.

di Anna Duchini

Ci siamo abituati ormai, la realtà supera spesso la fantasia. Ma in questa inchiesta Paolo Bracalini, “Partiti Spa” (Ponte alle Grazie-14 euro), ci stordisce con il racconto del fiume di soldi pubblici che inondano i partiti tutti, anche quelli che non sono rappresentati in Parlamento.

Il finanziamento pubblico bocciato da un referendum del 1993 è stato subito reintrodotto nel 1994 sotto forma di rimborso elettorale. Ogni partito che partecipa ad una elezione per Camera, Senato Regionali ed Europee e supera la soglia dell’1% ha diritto ad un rimborso spese pari a cinque euro per ogni elettore per cinque anni.

Un meccanismo infernale perchè se la legislatura si interrompe prima della scadenza naturale, il flusso di denaro continua imperterrito raddoppiando le entrate dei partiti come è avvenuto per la XV e l’attuale XVI legislatura.Altri milioni di euro arrivano annualmente ai gruppi parlamentari e altri ancora per i giornali di partito.

Dal 1994 i partiti hanno incamerato oltre 2,7 miliardi di euro per i rimborsi e 70 milioni di euro l’anno per i gruppi parlamentari più i contributi per i giornali di partito. A tutti questi soldi vanno aggiunti 8o milioni di euro all’anno in media, per donazioni dei privati.

Un tesoretto che i partiti investono nei modi più svariati perchè solo una piccola parte va a coprire le spese sostenute nelle campagne elettorali e il mantenimento delle strutture di partito.

L’autore dimostra in 347 pagine come i partiti sono diventati veri e propri imperi finanziari grazie anche “alle imperscrutabili fondazioni dei politici alle generose donazioni private da parte di gruppi industriali e lobby, alla presenza capillare dei politici nei CdA delle Fondazioni bancarie ai finanziamenti dei giornali più improbabili, ai milioni per partiti sconosciuti ai trucchi per non pagare debiti, affitti e persino cene elettorali, fino all’enorme zona grigia della corruzione, fenomeno in cui il lucro individuale e l’interesse di partito si confondono inestricabilmente.

Un quadro allarmante, completo e perfettamente bipartisan.

E poi si inalberano a chiamarli casta. Buona lettura.

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12 risposte a Il libro del mese: Partiti S.p.A.

  1. mario marchetti scrive:

    dal 1948 che voto.Adesso neanche se mi puntano una pistola alla tempia andro’a votare ,ne’io ne’ mia moglie .Non voglio essere corresponsabile a mandare al parlamento questa massa di del……………i.

  2. pmicciche scrive:

    x Gliatta. Siamo evidentemente su sponde opposte sebbene abbia apprezzato il tono dei suoi interventi in campagna elettorale. Venendo al tema, la posizione è più articolata. Il concetto di Finanziamento pubblico mi trova d’accordo in linea di principio, il modo in cui è stato applicato in Italia, no. Per cui si può votare Si al Referendum con l’intento di resettare il tutto e ricominciare su basi nuove. Così come preferisco la Sanità pubblica a quella privata: il pubblico non ha il dovere del profitto e il servizio costerà strutturalmente meno ai cittadini. Mio padre dirigeva il servizio di risanamento del bestiame a Verona; ricordo che doveva comunicare agli allevatori i capi che si dovevano abbattere in quanto positivi; certo poteva anche subire tentativi di corruzione ma era un funzionario pubblico e lo stipendio lo pagava la Comunità. Nell’Inghilterra thatcheriana molti veternari erano pagati dalle aziende e così arrivò la mucca pazza…… P.s. L’esempio dei Partiti si riferiva al fatto che sono organismi fondamentali ma è innegabile che stanno funzionando male; non per questo ci viene in mente di abolirli ma solo di farli tornare a funzionare bene.

  3. Gliatta, abbia pazienza ma sono personalmente convinto che gli obiettivi di una democrazia siano ben diversi, se non in antitesi, con quelli di una società per azioni.

    Non credo, quindi, nella sovvenzione privata ai partiti: mi pare come chiedere che il CdA di una società venga stipendiato da un concorrente.

    Quanto potrà mai durare quella società?

  4. Gaetano Gliatta scrive:

    @pscattoni: Ciao Paolo (mi concedo un tono confidenziale), nel mio post mi riferivo al sistema “anglosassone”, e dunque genericamente a Gran Bretagna (non specificatamente l’inghilterra che è comunque inclusa), Nuova Zelanda, Australia, parte del Canada, sud Africa, alcuni stati del Nord Europa, ecc. per indicare il quadro di un sistema senza entrare nei dettagli. In difetto credo che dovremmo accontentarci dei Lusi o dei Belsito di Turno, giusto per rimanere nell’attualità ma gli esempi, passati in giudicato e/o rei confessi, si sprecherebbero.
    Per inciso esprimo che, naturalmente, mi posso sbagliare visto che non dispongo di controprove calzanti sul nostro paese, mentre sono certo di non commettere errori valutando come criminoso l’attuale sistema di rimborso elettorale.

    @pmiccichè: chiedo anticipatamente scusa per la schiettezza della risposta visto che non ho il piacere di conoscerla personalmente, ma dal suo post evinco, forse errando, che al referendum del 93 ha, o avrebbe, sostenuto il finanziamento pubblico ai partiti. Qualora fossi caduto in errore, escludendo il finanziamento pubblico, non mi sovviene altro metodo per sponsorizzare i partiti se non attraverso il sostegno anglosassone da me indicato, almeno si avrebbe chiarezza su chi sostiene chi. Oppure si ritiene che la politica la possiamo fare io e lei gratis su questo blog o meglio davanti ad un caffè quando avrò il piacere di incontrarla?
    P.S. Se ritenessi che i partiti fossero il male assoluto, le garantisco, che non rimarrei coordinatore del PDL Chiusino neppure per un istante ancora.

  5. pscattoni scrive:

    x Gaetano Gliatta. Se le cose non sono cambiate ultimamente il sistema inglese non è proprio quello descritto per due motivi fondamentali:

    1) C’è una soglia di spesa per i candidati. Questo consente di confrontarsi entro limiti imposti.

    2) I membri della Camera dei Comuni sono in numero tale da consentire in base ai collegi uninominali di avere una costituency (collegio) di circa 70/80.000 elettori. Questo consente una campagna porta a porta dove contano anche i volontari e i piccoli gruppi che si mobilitano per l’uno o l’altro candidato.

  6. pmicciche scrive:

    XGliatta. Le formule organizzative vengono poi realizzate dagli uomini; se gli uomini le “agiscono” male non c’è sistema che tenga. In Germania c’è un proporzionale corretto e funziona; nel Regno Unito c’è un maggioritario pieno e ha funzionato per decenni; così in Francia il doppio turno. In Italia sia l’uno che l’altro non hanno mai funzionato, come mai? Nel caso del Finanziamento pubblico se i soldi ai Partiti vengono dalla Comunità, potrebbero non manifestarsi zone grigie, soprattutto se i bilanci fossero pubblici e trasparenti e le regole fossero determinate non dai Partiti stessi ma da un terzo soggetto. Se i soldi invece li danno i privati, sicuramente ci saranno sempre connivenze di dubbia origine. Basta vedere gli Stati Uniti e la loro povera Democrazia divorata da interessi privati inestirpabili. Gli stessi Partiti non sono un male assoluto ma solo degli strumenti.; vanno solo usati meglio, sicuramente rinnovati – adattandoli a condizioni storiche diverse – ma non eliminati in quanto inefficaci e corrotti. Ad essere inefficaci e corrotti sono gli uomini; quegli stessi uomini che si comporterebbero “gattopardescamente” allo stesso modo anche in altre situazioni apparentemente diverse.

  7. Gaetano Gliatta scrive:

    Nell’immaginario collettivo i partiti politici vengono percepiti come enti sovrani depositari del bene civico piú importante, la “Democrazia”. Trattasi invece di un normale atto notarile tra privati cittadini. Forse un giorno anche da noi potrà non risultare eretico il sistema anglosassone di finanziamento ai partiti che non sono finanziati dallo stato, ma dai cittadini (privati, imprese e associazioni). E non ditemi che così solo i ricchi potranno fare politica perché al momento è vero il contrario, solo i furbi si arricchiscono vergognosamente con essa.

  8. carlo sacco scrive:

    Scusate, ma chi invoca” la complessità” per risolvere una situazione come questa credo non la voglia risolvere. Chiedetevi cos’è un partito.
    Un partito è una associazione di persone che credono e perciò mostrano le volontà comuni per indirizzare la loro azione in una certa direzione che esprima valori morali, etici, economici ed un indirizzo per risolvere i problemi.
    Mi spiegate allora il motivo per il quale un partito abbia bisogno di prendere i finanziamenti dallo Stato dal momento che tali soldi sono di tutti i cittadini anche di coloro che non credono agli indirizzi di quel partito? Questa cosa purtroppo è di tutti i partiti, no?
    Io credo che sarebbe bene un partito prendesse sostanze dagli iscritti, dagli adepti, da chi crede in quelle idee e la forza e il peso di tale partito sia direttamente proporzionale a quanta gente crede nelle idee che esprime e che porta avanti.
    Dopodichè i partiti azienda li lascino fare a chi crede opportuno investire sostanze in istanze politiche. Non saranno mai come quelli formati da chi crede ai valori e agli ideali. Mi si dirà, ma allora resterebbero solo quelli che credono in valori, in ideali e s’impegnano. Sarebbe un problema? Ma ci sarebbe una bella differenza fra coloro che formano i partiti azienda per mantenere il loro status economico e di supremazia. Troppo semplicistico? Sarebbe tutto molto più chiaro senza andare a creare idee e impostazioni populistiche e qualunquistiche e anche di ladrocini organizzati. Quando c’erano gli ideali la gente s’impegnava. Oggi che non ci sono più tali valori, la gente lo fa o per soldi o per raggiungere prebende e si arruffiana ai politici di turno per avere favori, dando loro il proprio consenso. E’ la gente che è marcia, ma questo torna comodo a quei politici che parlano bene ma razzolano male e sanno di razzolare male.

  9. marco lorenzoni scrive:

    La cosa più scandalosa è che il fiume di soldi inondi anche partiti inesistenti o estinti grazie a norme che consentono loro di ricevere il finananziamemnto pubblico per tutta la legislatura anche se questa finisce in anticipo e le elezioni li cancellano dalla scena. E ancora più scandaloso è che ci siano dirigenti che hanno fatto i ministri e pure i candidati premier che non si sono accorti di nulla quando qualche furbetto gli sottraeva sotto il naso più della metà del bilancio del proprio partito.
    Se non si sono acorti di nulla sono dei “polli”, se invece si sono accorti e hanno fatto finta di niente allora è ache peggio perché vuol dire che erano d’accordo e sono complici nell’aver fatto sparire risorse pubbliche…
    In tutti e due i casi sarebbe bene che tali dirigenti non si presentassero più, non dico alle elezioni, ma nemmeno in Tv e in pubblico. Una bella canna da pesca, una barchetta… (la pensione se la son fatta e sostanziosa!) e non ci rompano più le palle.
    Quanto ai referendum che cita Luciano: troppi sono stati disattesi, ignorati e passati come acqua fresca… Una vergogna.

  10. Il problema è che si può cambiare auto, ma se si cambiano i Partiti si rimane al solito punto, o l’Italia è arrivata a questo punto per magia?

  11. lucianofiorani scrive:

    Il problema, ormai dovrebbe essere chiaro ai pù, non è il finanziamento ai partiti (anche se col referendum del ’93 i cittadini dissero NO) ma “un finanziamento così congegnato”.
    E altrettanto evidente mi pare il fatto che contro ogni ragionevole critica non si sia fatto un passo indietro neppure sugli aspetti più indifendibili.
    D’altra parte si sa, nessuno è propenso ad autoridursi stipendi e compensi e allora va studiato un diverso sistema. Ainis una proposta l’ha anche fatta: una Camera eletta e una Camera con dei cittadini chiamati per sorteggio (come facevano i greci) ma a lor signori non piace ed è subito stata tacciata di populismo.

  12. Ci sono altri esempi di altre Nazioni che hanno questo splendido sistema?
    Ancora non mi risulta che i Parlamentari si siano dati un taglio sul loro lauto stipendio, pagato dai nostri soldi. Mi sembra di non esagerare se dico che tutti i Partiti hanno un solo scopo: quello di riempirsi le loro tasche di nostri soldi. Già, ma noi contnuiamo a ‘scannarci’ tra noi sostenendo a spada tratta questo o quel partito.

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