Perovskite, rivoluzione per il fotovoltaico. Una proposta di azione locale

di Paolo Scattoni

C’è chi dice che la critica su come è stata gestita la vicenda delle pensiline fotovoltaiche è di chi non ha proposte. Siccome io sono uno di quei critici voglio invece fare una proposta.

Anche a livello nazionale c’è molta inerzia. I decreti attuativi della normativa per le energie alternative non ci sono ancora. Da tempo si dice che usciranno “a giorni”, ma quel giorno è a mesi in attesa. Per venire al locale sulla ormai annosa vicenda SDM fra qualche tempo (ma quanto?) sapremo qualcosa di più su come si è arrivati ad un incarico di cui ancora non si sa quali siano stati i passaggi e se siano in qualche modo registrati in atti.

La transizione ecologica sembra lontana a livello nazionale e locale. Ai cittadini non rimane che informarsi sulle potenzialità della tecnologia e come organizzarsi.

Intanto la ricerca sul fotovoltaico sembra andare avanti spedita e prospettare una svolta. Gli attuali pannelli solari basati esclusivamente sul silicio sarebbero in via di superamento. Il silicio verrebbe sostituito o integrato dalla perovskite. Ho cercato di capire cosa sia, ma anche wikipedia, che dovrebbe essere facilmente accessibile non fa per me. Troppo difficile.

Ecco come si definisce l’origine della perovskite: ”

È attualmente opinione condivisa nella comunità scientifica internazionale che le perovskiti siano componenti mineralogiche di settori del mantello litosferico (o immediatamente sub-litosferico), metasomatizzati da fluidi mantellici di provenienza profonda, essenzialmente costituiti dal sottosistema magmatico non silicatico H-C-O (magma tenue), costituito soprattutto dai volatili H2O e CO + CO2). Questa ipotesi sull’ambiente di formazione deriva, oltre che da considerazioni petrochimiche, anche da natura, origine ed assetto strutturale delle rocce nelle quali si rinvengono. Nei magmi alcalinii le perovskiti possono essere presenti sia come xenocristalli mantellici, che come precipitati (fenocristalli) magmatici da cristallizzazione frazionata, mentre nelle feniti esse si formano certamente per blastesi metasomatica, indotta nelle rocce incassanti crostali (crosta continentale) da magmi fortemente alcalini. In ogni caso è universalmente riconosciuta la relazione tra perovskiti e fluidi magmatici non silicatici estremamente ricchi in volatili”.

Ci vorrebbe un chimico specializzato a cui chiedere una “traduzione” per gli ignoranti come me.

Quello che si capisce, però, è che le sperimentazioni sui futuri pannelli saranno capaci di trasformare in elettricità il 32% delle radiazioni solari, che li colpiscono. Un miglioramento eccezionale rispetto al 22% degli attuali. Inoltre i  costi di produzione sarebbero molto inferiori. Una rivoluzione.

Ecco allora la proposta. Si tratta di creare un gruppo di lavoro che possa elaborare un piano locale per la transizione energetica. Si tratterebbe di capire con l’aiuto di esperti la disponibilità di superfici pubbliche e private. Favorire quindi l’attivazione di soggetti interessati che si preparino per tempo a sfruttare questa nuova risorsa nella maniera più efficiente possibile.

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